
Un amore ritrovato – di Lorenzo Salsi
E’ andata così. Compriamo una casetta a Vetulonia, una delle dodecapoli etrusche della Tuscia o Etruria, la compriamo anche per queste vestigia che van dall’ VIII° sec. a C. fino al primo. Casa ideale, 350 m sl del paese 20 km da Castiglione, posto piccolo, gente maremmana.
Per caso dopo alcuni mesi dall’acquisto parlando con un avventore dell’unico bar, dico che da ragazzo, al liceo, ero in una combriccola di 4 o 5 ragazzi che scavavano nella zona di Impruneta sotto l’egida della Soprintendenza e con alcuni signori volontari appassionati, questo signore con cui parlavo mi dice:
“Allora a settembre devi veni’, devi porta’ scarpe antinfortunistiche, guanti in pelle e voglia di dura’ fatica “. Rispondo sì immediatamente, ma era maggio e da lì a settembre, “nasce un ciuco e va ritto” come si dice a Firenze.
Ad agosto Mauro, il mio interlocutore non che presidente dell’Associazione Archeologica Isidoro Falchi, mi incontra e mi ridice:
” Vieni a scava’? “
” Non è che ci vuole il permesso del sovrintendente?” rispondo.
” Il permesso te lo do io !”
“O che sei, il padrone del baccellaio?” dico.
” Te un ti devi preoccupa’, se un ci son io un cominciano nemmeno”.
Attendo qualche giorno poi lo ricontatto e gli dico:
” Mauro, per venire qua a scavare devo prendere ferie, che non sia mai che io venga e non se ne faccia di niente, se no presidente o no io ti piglio a scapaccioni !”.
“Se ti dico che poi veni’, poi veni’ mica so un parlin vanvera”.
Questo l’antefatto.
E’ così che ho riscoperto un mondo fatto di entusiasmo, di pochi soldi, gocciolante di passione, di curiosità forsennata ; un mondo che nel secolo scorso avevo solo sfiorato, l’adolescenza rende intermittenti nei gusti, nelle decisioni, nella fantasia.
Questo “nuovo mondo” riportato alla luce mi ha stregato, peccato che si possa scavare solo un mese l’anno, pochi fondi e maltempo la fanno da padrone sugli scavi.
Ho usato scope senza manico, piccole cazzuole ( i muratori le definiscono della salute), picconi, pale, rastrelli, specilli da dentista ed ho scavato, scavato con gli occhi puntati, facendo attenzione ad ogni colpo di picco, ad ogni spolverata di spazzola.
A conti fatti poi sul tavolo puliti e lavati c’erano solo frammenti di vasi, di kylix , una moneta, chiodi e pezzetti di legno carbonizzati, nessun tesoro ma tutti insieme un vero tesoro cronologico, un tesoro di almeno 2500 anni or sono.
Emozione, emozione pura, il raccogliere un pezzetto di vaso che qualcuno ha toccato e fatto nel V° sec. a C. e che tu in quel preciso momento stai toccando, pulendo, e osservando è così forte la sensazione che è come se tu vivessi a ritroso nel tempo.
Racconto ad una archeologa di Napoli che è lì vicino a me.
Mi guarda sorpresa e dubbiosa, quasi pare non capisca, sta pulendo un “basolo”, che non la entusiasma, pietra grande usata come lastricato per una strada che sta riscoprendo con i colleghi, detta la Via dei Ciclopi.
Mi guarda di nuovo e le dico:
“Tu stai pulendo una pietra dove si son poggiati migliaia di piedi, qualcuno per metterla lì si sarà schiacciato un dito, magari ha inveito contro qualche divinità, sarà stato canzonato dai colleghi, magari qualche tempo dopo o secolo dopo ci può avere inciampato una signora etrusca che ha solo pensato a qualche maledizione verso un dio dell’Ade “
Mi osserva mentre parlo e poi con la sua gradevolissima inflessione partenopea :
“Fai bene a dire questo, noi siamo presi dalla necessità della storia “superiore”, della storia da raccontare, da studiare scientificamente ed alle volte perdiamo di vista il loro quotidiano, le loro risate, le battute di spirito, le arrabbiature. La vita “.
Rispondo:
” Noi siamo loro, anche se non abbiamo lo stesso DNA, anche se viviamo 2500 anni dopo; noi veniamo da loro, dalle loro scoperte, le loro ansie, le loro speranze, le loro preghiere e le loro bestemmie.
Noi siamo loro, loro sono storia, noi lo diventeremo”.
….e scusatemi la lungagnata.


