Il “mio miglior fantasma”

Ti penso viva, in un giorno preciso – di Nadia Peruzzi

È  un fascio di luce che si fa tagliente e affonda come nel burro, ma incide carne viva senza trovare nulla che opponga resistenza.

Vieni a galla in mille modi ma mai come un fantasma, pur se benevolo.

Troppa energia, troppa forza, troppa volontà sono state la tua realtà, nonna, e non ti si può consegnare al regno dell’incorporeo, smaterializzato e opalescente.

Ti penso viva e in un giorno preciso.

Noi stiamo rientrando da un viaggio e arriviamo in macchina fino sulla piazza.

Sei come al solito sulla panchina circondata dalle amiche . Tieni banco, parli sicura e ridi anche con gli occhi.

Hai il tuo vestitino nero con quei motivi bianchi piccoli piccoli che mi piace tantissimo.

Ti fa giovane nonostante l’argento dei tuoi capelli. Ti alzi di scatto appena ci vedi. Hai i movimenti di una ragazzina, rapidi e fluidi.

Occhi belli, vivaci, liquidi mentre ci guardi e ci saluti.

Mi perdo nel tuo abbraccio. Lo riassaporo ancora un po’ mentre scrivo. Non c’è da tempo a darmi conforto, eppure l’idea di te come fantasma la sentirei stridente e del tutto inopportuna.

Sarebbe come accettare un simulacro di vitalità al posto dell’averti viva qui e ora, nella pellicola dei ricordi, fasciata in quel vestitino in un pomeriggio d’estate.

Giocare con le parole

(gioco di parole con: Presenza…luce… movimento…non c’è …fantasma …liquido)

Sgambetto – di Rossella Gallori

Sono scesa ammaccata da quel taxi color piombo, senza ruote, senza autista, senza tassametro, mi son ritrovata in pigiama sul bordo del letto…stravolta …

Un’altra notte difficile , le gocce non bastano più, questo lo sapevo da tempo ed avevo cercato di spiegarlo anche a quelli che mi avevano fatto compagnia da buio a  giorno….fantasmi con il mio stesso dna…dispettosi ed indisponenti mi avevano spinto per terra, il viso schiacciato al suolo, il naso ammaccato, le guance graffiate, uno di loro mi aveva tenuto le mani per evitare di metterle avanti ed attutire il colpo, mai trovato marciapiede più duro e sporco di quello….d’ altronde erano morti senza di me, no per non darmi dolore, ma per farmi uno sgambetto dal quale non mi sarei mai ripresa, per lasciarmi  senza luce, in un liquido amniotico amaro come il fiele, nel quale nuotavo alla ricerca di un morso di luce…..

Se non ci fosse stata  la presenza morbida di quel muro pervinca sarei stata decisamente sola,  in un mondo che non c’è, in una notte da incubo ….un muro di fiori esagerati e sfacciati…

Ma chi mi aveva fatto lo sgambetto?…..e chi mi aveva aiutata ad alzarmi? Chi aveva usato il mio gruppo sanguigno….per chiamare quell’ inutile taxi, traghettatore di incubi…

CHIIIIII?

Coda di Sirene

LiquidaMente – di Laura Galgani

Era immersa in qualcosa di tiepido, estremamente piacevole al contatto con la pelle. Vi si lasciava cullare, quasi fosse un liquido amniotico primordiale, innocente.

Teneva gli occhi chiusi, ma riusciva comunque a percepire il calore forte, insistente, di una fonte di luce alta allo Zenit che prepotente le bruciava le palpebre.

Avrebbe voluto rimanere così per sempre: immobile, impersonale, apparentemente inutile, in realtà mai così viva nell’essenza del suo essere.

All’improvviso si sentì scuotere! Si ritrovò brutalmente rovesciata a faccia in giù, a stento non perse il controllo del suo corpo. Qualcosa, con un movimento sinuoso, le era passato accanto, urtandola. Si immaginò che fosse la coda di una sirena, o di un mostro marino sconosciuto, o il lembo di una creatura fantastica, ancora da scoprire.

D’impulso si tirò su, sollevò la testa e si guardò intorno. Vide soltanto la distesa liquida intorno a sé, immobile.  Poi si volse a sinistra e allora notò una scia non troppo profonda, una lieve increspatura bianca: fuggevole traccia fantasma di qualcosa che non c’è, forse di una presenza solo temuta.

Fece un bel respiro e si distese di nuovo, allargando le braccia sul dorato liquido e lasciandosi abbagliare dalla luce.

Salta fuori un ricordo

LE UNGHIE DIPINTE – di Mimma Caravaggi

Quando mai Vera si era truccata, vestita per bene, elegante? Mai vista in quei pochi anni della mia vita. Eppure quel fatidico giorno mi chiese di farle le unghie e di prestarle qualcosa da mettersi, doveva andare ad una sfilata con una scrittrice piuttosto famosa che l’aveva invitata. Era nel panico e ci aveva messo anche me! Comunque mi diedi da fare le misi abbondante crema alle mani e le dipinsi le unghie poi presi l’unico golf di vero cashmire che ho avuto in tutta la mia vita, azzurro con un collo anello insieme ad una gonna tartan a pieghe. Ai miei occhi era splendida. Chi l’aveva mai vista così ben curata, profumata e vestita senza nessuna macchia addosso? E lei, intrepida andò, ingenua ed incurante così vestita, all’appuntamento. Quando arrivò si affacciò timidamente alla sala e come un fulmine si ritrasse. C’era il fior fiore della crema di Roma, tutti  agghindati con gioielli, abiti e accessori firmati e lei aveva una gonna scozzese ed un maglione col collo a ciclista!!! Povera mamma! Si sentì fuori luogo per la prima volta in vita sua. Ma a onor del vero fu avvistata dalla scrittrice che la chiamò a gran voce e la fece accomodare accanto a lei presentandola ai suoi amici che chiaramente la squadrarono come fosse un piccolo mostriciattolo. Ma Vera ormai era entrata e cercò disinvoltamente anche di sedersi accavallando le gambe, cosa che non le riuscì dato che le sedie erano troppo alte per lei, piccina, e le sue gambette torte. Ma si riscattò più tardi quando cominciò a colloquiare con i presenti. Fu molto apprezzata e lei esultò dentro di sé. Ricordo con affetto questo episodio perché quando tornò a casa e iniziò a raccontarmi la sua serata ridemmo tutte e due come matte per come io l’avevo conciata e come lei si era trovata ma riuscendo poi  a districarsi dalla difficile situazione, con il suo splendido linguaggio. 

Giochi con le parole

Presenza, liquidi, non c’è,  luce, fantasma, movimenti, 

Una luce da qualche parte – di Stefania Bonanni

Non c’è  luce, non c’è sole,  ne’ luna, né lampioni, intorno. Eppure la pozza che allaga la strada, nera di notte, luccica lucida e brillante.  Sembra oro, sembra olio. È materia viva. È  sinuosa, si assottiglia, striscia e invade, si appropria di spazi bui, che illumina. Diventa mille forme, incorpora sassi, legni , cartacce. Si inzuppano. Diventa tutto giallo. Ci deve essere una luce,  da qualche parte, ma non la vedo. Prima era tutto buio, ora risplende una macchia d’oro.

Piano piano, smette di allargarsi. Ha ricoperto  gran parte della piazza deserta, non è  più materia liquida. È  parte del paesaggio,  Presenza solida. Se la potessi guardare dall’alto, potrebbe sembrare un lenzuolo steso sul selciato, un fantasma stanco, che si è  appoggiato per riposare. Ora è  tutto immobile, Non di muove un…fantasma.

Movimenti liquidi

(ispirato alla lettura di Marcel Vilas “In tutto c’è stata bellezza)

Movimenti liquidi e rapidi del sole – di Stefania Bonanni

Quando cammini ed il sole alle spalle  disegna nera la tua ombra netta, e non ti riconosci.  Capelli troppo lunghi, passi troppo ampi.

Quando dalla strada guardi la finestra di cucina, buia, e per un attimo vedi spostarsi la tenda. È solo un secondo, difficile  da fermare.

Quando apr la finestra, la mattina,  ed entra contento quel grosso moscone, e sai che stava aspettando te.

Quando sai, lo senti, che non sei mai sola, quando chiedi di non sentirti sola. Quando sai che i tuoi fantasmi non ti abbandoneranno. Sono i tuoi migliori fantasmi.