Paesaggio liquido

(Ispirato a giochi di parole)

Non c’è nessuno? – di Maria Laura Tripodi

La lampada sul tavolino era rimasta accesa tutta la notte e adesso languiva perché la luce  del sole aveva dipanato  le ombre. Stava là, inutile e inquieta, quasi indispettita. Se avesse potuto  avrebbe gridato “non c’è più nessuno che ha bisogno di me?”

Un movimento rapido della tendina scoprì il paesaggio liquido del primo mattino.

Lei era rimasta sveglia tutta la notte, o così aveva creduto, tenendo in mano una vecchia foto in bianco e nero che ritraeva un  vecchio in mezzo a un orto.  Quello era suo nonno, l’unico  che avrebbe potuto conoscere perché gli altri se ne erano andati molto tempo prima che lei nascesse.

Ma non era accaduto, non si erano mai incontrati.

Aveva bisogno di rievocare con la forza del pensiero una presenza che non c’era mai stata e di cui sentiva una nostalgia dolorosa.

Il cuore a un certo punto aveva accelerato i battiti e in  quella soglia affascinante che sta fra la veglia e il sonno lo aveva visto (o sentito?): non era un fantasma, piuttosto una specie di energia che lei percepì come un messaggio di speranza.

La foto era caduta per terra con la stampa rivolta verso il pavimento.

Buongiorno nonno Antonio.

Suggestioni liquide

(Ispirato a giochi di parole)

Fantasmi – di Nadia Peruzzi

La stanza era in ombra ma rimase lo stesso abbagliato dalla lama di luce che entrava dalla finestra semiaperta. Lo specchio la rifletteva e la rompeva in mille rivoli dorati che guizzavano impertinenti dando colore pure ai velluti consunti dei tendaggi e delle poltrone.
Nonostante questo era un ambiente cupo. Sapeva di polvere stantia e di vecchiume.
Tutt’intorno solo una cappa di silenzio che subiva come una presenza incombente e oppressiva.
Era in ansia e non sapeva perché. O forse si.
Alle pareti quadri enormi raccontavano la storia dei proprietari della villa. Personaggi con trinoline e gran mustacchi lo guardavano con i loro occhi liquidi e torvi, senza l’ombra di un sorriso. Occhi persi, ,senza vita, eppure indagatori e invadenti. Sembrava che seguissero ogni suo movimento nella stanza. Si sentiva scrutato fin dentro l’anima. Che spiacevole sensazione. Quasi lo atterrivano.
Rimase sospeso al centro della stanza. Non sapeva che fare o cosa dire.
Gli uscì solo un timido e fioco, quasi rauco “c’è nessuno?”.
Percepì un movimento rapido dietro alle sue spalle.
L’aria che si spostava come se la tempesta che infuriava all’esterno avesse trovato un varco per arrivare fin dentro quell’enorme e lugubre salotto.
Fece appena in tempo a scorgere la lama acuminata e ritorta, fiammeggiante che si rifletteva nel grande specchio di fronte a lui. Poi fu il nulla.
Era entrato nel momento sbagliato. Quello che esigeva un altro fantasma da aggiungere alla lunga e terribile collezione.
Il malcapitato che fosse entrato dopo di lui se lo sarebbe trovato in bella posa sopra il camino col suo sguardo perso nel vuoto a fissare ciò che non c’è più e forse che non è mai esistito. 

Un “richiamo innamorato”

(Ispirato a una lettura di Manuel Vilas “In tutto c’è stata bellezza”)

Il burro dei morti – di Rossella Gallori

E’ sempre stato buono, anche quando il colore era  meno invitante e da bianco si trasformava in una gradazione particolare di avorio tendente al giallo paglia, quel burro che portava per noi di ritorno dai suoi viaggi di lavoro, quando si fermava proprio lì dove lo creavano.

Non era in panetti, ma era senza una forma ben precisa, una manciata di panna, semplicemente una manciata di panna cacciata in un foglio di carta oleata, involtata a suo volta nella carta gialla, con una scritta originale, veramente originale:…..BURRO….

Lo portava un po’ sciolto in estate e ghiacciato nei mesi più freddi, lo toglieva dalla sua valigia, tra tirelle colorate (campionari di tessuti), dall’odore forte della salda…per magia riusciva a non unger mai niente…un amore a fagotti…un richiamo…

Ha dato vita alle nostre colazioni, ha incorniciato romantici   “occhi di bue”, petticini di pollo ci han fatto il bagno…ha lenito le “intemperie del passato”, trasformandole in vento di primavera…..il burro….il burro dei morti….

Nessuno muore mai….nessuno muore mai per sempre.