Tutti insieme ce l’abbiamo fatta. Paure, dubbi, perplessità, insofferenze, anche piccoli scontri che ci hanno fatto crescere, ma anche fantasia, impegno e felicità. Perché quello che conta è credere: nelle nostre possibilità, nelle opportunità che arrivano, costruite pazientemente, sostenute da amici che ci aiutano. Credere è un gioco di squadra.
L’amore, la famiglia, i sentimenti sono il nostro tesoretto privato, ma la squadra, il gruppo, l’Insieme ci dà la potenza della creazione.
Grazie di questo cammino, della fiducia e della resistenza, della fuga e dei ritorni, per esserci stati nonostante.
Vi auguro una buona estate.
Vi auguro di riflettere, di pensarmi, di rimanere un Gruppo forte e felice.
Io vi penserò. Insieme la vita è più leggera.
CECILIA
“Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo” (Henry Ford)
Il paesaggio rimane bello: il bosco verdissimo di
maggio sotto un cielo turbolento, ai margini di una perturbazione, con capriole di nuvole bianche di
vario spessore che si inseguono, cambiando forma ad ogni ruzzolone. Eppure solo pochi minuti fa, prima di lasciare
alla sua mamma il piccolo Simone (di ritorno dal week end dai nonni) mi
sembrava che tutto scoppiettasse di voci, di lampi, di suoni acuti, di
giravolte, di sogni, di domande, di giochi e di gare, di prove, di risate, di
baci, di “mi puoi abbracciare nonna?” e
invece ora, varcata la soglia di casa sua, dopo aver posato in salotto lo
zainetto verde a forma di ranocchia e dopo essersi abbracciati con un “ciao
nonna” un po’ contento per il ritorno a casa e un po’ triste per il distacco, ora,
sulla via del parcheggio, sembra che qualcuno abbia spento la luce. Sempre bello
il cielo di Baroncoli e le nuvole cupe contro gli ulivi grigioverdi, ma una
botta di freddo si affaccia al fondo dello stomaco, vicino al cuore, un freddo
improvviso e silenzioso, come un accenno di solitudine, di nostalgia, di
strappo da qualcosa di vivo.
Ore zampillanti abbiamo passato, tutte da ricordare, da ripassare più volte mentre torniamo indietro, sulla stessa strada dell’andata che sembra ora solo una via malinconica. Con lui apparecchio in salotto, tre piatti vicini, lui a capotavola, le posate da bambino grande, il suo bicchierino di vetro dell’Ikea, “Nonna voglio stare vicino vicino…..io sto così da te” e con le manine accostate costruisce un intervallo piccolo piccolo tra me e lui. Racconta, inventa, vuole arrivare primo e nonno sempre ultimo, nonna sempre seconda, e nonna e nonno mangiano piano, a forchettate lente….fino a che non esulta “ho vinto!” E poi chiede ”quanti anni hai? Io quattro e mezzo! E mezzo vuol dire che è di più di quattro, quindi sono grande!!! Io vado alla Scuolamaterna lo sai nonna?!”
“C’è una sorpresina nonna? È dietro la tenda vero? La tenda è un po’ come un folletto…..fa le cose e le sorprese! Sììì cavolo! C’è una macchinina!” Corre a provarla sul divano, sul tavolo appena sparecchiato, le ruote scorrono bene, il motore rulla nelle sue labbra….e poi lui si gode la vacanza e si perde nelle piste immaginarie, nei cartoni preferiti, nei libri dalle figure splendenti, nelle collezioni di figurine “più belle di tutte”…nei mondi colorati, nei racconti…nei sogni, nei giochi, nel “lo sai nonna?” e la nonna lo prende per mano e vola via con lui…nelle curve della fantasia. …All’improvviso un gioco diverso ci attraversa la strada: “Corri nonna!” e la nonna incredibilmente ce la fa, arrancando per alzarsi da terra tentennando sulle ginocchia ribelli che non vorrebbero mai…. e ride mentre lui ride con quel suo modo scintillante, con la testa indietro e gli occhi pieni di stelle. Quando lui torna a casa si scende anche noi giù a terra…..rotolando giù, rovinosamente, un po’ acciaccati e un po’ più vecchi….O almeno fino alla prossima volta.