Chiude la nostra mini rassegna Matite-Bibliocoop una festa di primavera con parole colorate e immagini d’autore, con Carla Faggi, Tina Conti, Luca Di Volo, Laura Galgani e Ivana Acciaioli. Letture di Emma Rotini, Gabriella Crisafulli e Cecilia Trinci
Mi sembrerà che tutte le stelle stiano ridendo – di Mirella Calvelli
Percorrere il lungo sentiero fino alla spiaggia sarebbe stato un gioco da ragazzi, se non fosse stato per l’ora e che stava per sopraggiungere l’oscurità.
Lenta, come nelle sere di inizio autunno e nel contempo
veloce.
Lo scenario del cielo stava cambiando e i grandi nuvoloni
grigi si spostavano velocemente da un capo all’altro, complice un vento
determinato e freddo.
Così, pulito il manto celeste, una coltre semiscura
pennellava la volta in maniera decisa.
Incerte comparivano le piccole luci argentate, applaudite
dalle chiome dei pini, già vestiti da sera.
I loro smokings sembravano impeccabili, impercettibili le
loro braccia e il fresco fogliame.
Accellerò il passo, perchè in quel punto la folla degli
alberi era compressa. La sabbia che calpestava la faceva sprofondare
leggermente.
Il tunnel del teatro
aveva numerosi anfratti, un’infinità di palchi, dove sbirciare tutto l’insieme.
Rumori la colpivano alle spalle, per poi rifuggire come un
colpo d’ala all’indietro.
Facevano capolino le maschere fra i cespugli odorosi, gigli
di mare, piccoli animali notturni dai grandi occhi gialli.
Il passo rallentò, adesso lo spettacolo che le si poneva davanti era aperto. La lunga lingua del mare lambiva i piedi, provocando un misto fra il piacere e il disagio.
I brividi le percorrevano la schiena dal basso verso l’altro,
increspandole i capelli.
Poi il silenzio. Sembrò che il vento si fermasse, che le onde rallentassero la monotona corsa verso la riva. I pini trattennero il respiro.
Lei fece ancora due passi indietro, non per l’acqua gelida,
ma per aprire il suo sguardo all’orizzonte.
Alzò la testa, all’indietro, appoggiandola sulle spalle.
La bocca si aprì sottilmente, il respiro rallentò, intervallato dal battito del cuore, gli occhi divennero ancora più grandi e lì….sembrò che tutte le stelle stessero ridendo.
Sua moglie era partita per qualche giorno, accadeva
raramente e lui non era abituato a rimanere da solo, non si sentiva a proprio
agio nel silenzio della sua casa, niente cigolio di porte, niente tonfi di
sportelli che si aprono e si chiudono, gli mancavano il rumore
dell’aspirapolvere, gli squilli del telefono e le sue chiacchiere, senza di lei
la casa piombava davvero nel torpore.
Era una sensazione strana a cui certo sarebbe sopravvissuto
ma che si intensificava verso sera, quando la luce del sole si faceva lieve per
lasciare spazio al crepuscolo e all’oscurità.
Aveva comunque deciso di gustarsi la casa apprezzando la
solitudine, non gli dispiaceva sentirsi avvolto nel silenzio e muoversi nelle
stanze che, come ovattate, gli apparivano perfino più grandi.
Una cena fugace, uno sguardo al computer, al giornale, una
telefonata per rassicurare moglie e figli e poi finalmente spaparanzato sul
divano alla televisione.
Il sonno arrivò prima del solito, forse era la noia di
quella situazione che lo portò a letto presto.
Si rigirò una, due, tre volte, poi solo ascolto: una
macchina che arriva, un cancello che si apre, un motorino che accelera e voci di gente che si saluta con toni troppo
alti per quell’ora della notte.
Tutto rimbombava, poi silenzio ma solo per un attimo.
Da sopra percepì un calpestio, leggerissimo, e poi un
ticchettare, di sicuro erano i gatti nelle loro fughe notturne e poi un
fruscio, forse si stava alzando un po’ di vento.