Sei felice?

LA PORTA BATTUTA CON RABBIA – di Carla Faggi

Quando vengo a trovarti riesco ancora a vederlo quell’ammacco alla porta, forse sono gli occhi del ricordo, forse il dolore che è rimasto ancora lì, ma il pugno rabbioso che tirasti alla porta di cucina sanguina ancora.

Era la ribellione alla tua malattia, alla mancanza di vita, alla paura degli altri, ma soprattutto alla consapevolezza di non essere te stesso.

Eri appena adolescente ma già avevi paura del mondo, ti sembrava che gli altri parlassero di te, che ti guardassero sempre. Depressione, ansia, fobie, sindrome mista l’avevano chiamata.

Ora è passato tanto tempo, ragazzo mio, e stai meglio, molto molto meglio.

Ma non sei più un adolescente, hai cinquanta anni.

-Sei felice? ti chiedo.

-Forse, mi dici.

Urlare in silenzio

Non amore – di Vanna Bigazzi

Aveva dodici anni quando nacque Ivana, ormai era certa che sarebbe rimasta figlia unica e quella bambina inattesa da tutti fu proprio un” fulmine a ciel sereno” per Laura. Non capiva che corso avrebbe preso la sua vita e quella dei suoi genitori in seguito a quell’evento. Altro che “fulmine a ciel sereno”, una voragine senza fine si aprì nel suo animo…

Già era stata allontanata dai genitori negli anni della guerra. Per proteggerla, l’avevano affidata ai nonni che abitavano una bella palazzina di campagna, lontana dai pericoli.

Laura viveva i suoi nonni come un surrogato. Nonostante facessero di tutto, rappresentavano per lei degli usurpatori d’amore, per questo non concedeva loro una briciola del suo affetto. In quegli anni i suoi andavano a trovarla ogni fine settimana, le portavano regalini e dolcetti per quanto, all’epoca, difficilmente reperibili; una volta persino un dolcissimo canarino. lei sempre scontrosa ed irritata. Non riusciva in quei due giorni di festa a non far pesare il suo scontento. Le foto dell’epoca la ritraevano sempre imbronciata. Sua nonna per farla sorridere le cantava sempre una canzoncina:” E l’ uccellino, su quell’ ulivo…” nessuna reazione. In segreto Laura confessò alla mamma che odiava quella filastrocca e odiava anche la sua nonna quando la cantava. Fu in uno di quei fine settimana che i suoi, giungendo alla palazzina con un’auto d’ occasione acquistata appositamente per fare quel tragitto che li separava dalla figlia, si preoccuparono moltissimo nel vedere la nonna che li attendeva trepidante fuori dal cancello. “Mamma, cosa è successo” gridò Maria.

La nonna piangeva quasi: “Non ho il coraggio di dire niente, venite a vedere…” Li condusse sotto la loggia e mostrò loro un brandello di carne simile ad una piccola salsiccia depositato in un angolo, sopra il tavolo; accanto qualcosa di giallo non bene identificabile, di lato la gabbia deserta esprimeva solitudine ed abbandono…