Quadro

Quadretto di Primavera – di Luca Di Volo

Petali carnosi d’Ibiscus appena sbocciati, garrire di rondini in volo radente, ovunque profumo che uno zefiro amoroso portato da terre lontane.

Ronzano api operose danzanti come gli agnellini appena nati. Un grande e verde prato, pascolatore di cavalli ..battito di zoccoli ritmato dal desiderio di vita.

Giovani e fanciulle inghirlandati che battono agile il piede vestiti di veli leggeri danzano senza musica d’uomo: solo stormire di fronde, ronzio di api in sottofondo e tamburo di zoccoli ..

Un boschetto di meli ombreggia un ruscello: e anche da qui si insinua un canto dall’acqua che scorre..Tutto è grande orchestra che produce potente sinfonia, cori angelici e tamburi infernali..

E i giovani al centro che danzano, danzano, danzano..finché sorgono gli astri con la bella Luna..

Un filo di vento

Vita – di Luca Di Volo

Stava per morire….e lo sapeva. Come tutti quelli che silenziosamente si aggiravano nella stanza. Medici silenziosi controllavano una flebo, aggiustavano un catetere, e poi si allontanavano senza parole.

All’esterno, nel vasto corridoio parenti ed amici scuotevano la testa, allargavano le braccia: si udivano i soliti mormorii “La scienza medica ha i suoi limiti…non si può fare di più…” E se ne andavano dondolando il capo.

Ora la stanza è vuota, il morente si è appena un po’ appisolato. Dalla finestra socchiusa s’insinua un refolo profumato di vento, si avvolge e circonda il malato, due volte, tre volte…tanto quanto basta per aspirare gli umori e le cose cattive…poi si allontana per depositarle dove non possano nuocere.

Passano tre ore. Perplessi dal silenzio prolungato due infermieri entrano nella camera e vedono il moribondo seduto sul letto che li apostrofa: ”Ho fame..portatemi una bistecca!”…

Un putiferio, arriva di corsa il primario, tutti gli assistenti ossequiosi con sgomento non possono far altro che constatare che quello che doveva spirare era in perfetta salute…gli esami obiettivi e strumentali non lasciavano dubbi.

E fu una corsa di dotte e lunghe disquisizioni, pomposi articoli pieni di dottrina..alla fine fu trovata una diagnosi, che tradotta in volgare suonava come un ”Boh!!” …..solo detto meglio.

Ma a nessuno venne in mente la verità: che a guarirlo era stata la Primavera..nient’altro che la Primavera..

Aria di primavera

Aria di primavera – di Carla Faggi

Mi piace il suono dell’aria in primavera.

La mia casa è molto ventosa,vuuuh…uuuh…etcì etcì, è arrivato il polline! Pirulì pirulà piripiropirulì,  i merli già sono alla ricerca di un amore e cantano in versi; oak oak, i caprioli si chiamano, è primavera.

I rumori lontani dell’autostrada che arrivano dalla valle in inverno sono molto più nitidi, ora si sente solo un frastuono indistinto.

Il sole sui fiori crea vibrazioni canterine che assieme al suono del vento sulle foglie formano concerto.

Già arrivano le lucertole, sono abitudinarie, abitano sempre gli stessi luoghi. Posso cominciare a chiamarle per nome quando le sento frusciare tra i sassi. Gigi, il gatto, già è in agguato, si gonfia, attacca, struff sruff…io faccio il tifo per le lucertole…

Passi di primavera

Passi di primavera – di Gabriella Crisafulli

La Primavera scivola lungo la schiena come un brivido. 

Il risveglio dal letargo risuona con la luce che apre il giorno e si attarda sempre più nel pomeriggio.

Il sole avanza alla conquista del giardino e lo guadagna centimetro per centimetro: arriva fino al balcone rimasto in ombra per mesi.

Mi affaccio a questa gioia bambina, dimentico lo spazio, il tempo e godo dei raggi che mi catturano.

Cammino per le strade leggera mentre un calore di fiamma mi fa sentire donna.

Crollo nel camino

Legna che brucia – M. Laura Tripodi

Atmosfera fumosa in una vecchia stanza, di un vecchio casolare, di un vecchio paese.

Su una poltrona malmessa un vecchio sta fumando la pipa. Il camino è acceso e l’atmosfera è impregnata da un buon odore di legna bruciata. 

Il vecchio respira piano. Ha gli occhi chiusi e sembra godere immensamente di quel momento di silenzio e solitudine. C’è solo lo scoppiettio del fuoco a cullarlo nel suo ricordo di profumo antico di rose antiche.

Ogni tanto si avvicina al fuoco, come per accarezzarlo, quasi a cercare il contatto con un amico. Prende le molle, fruga nella fiamma, la ravviva. Poi si appoggia nuovamente allo schienale della poltrona.

Quando il sonno lo vince, in quella soglia che non è   più realtà e non è ancora sogno, un rumore precipitoso lo fa sobbalzare. Il ceppo si è rotto in due sprizzando mille scintille e giace moribondo ai lati degli alari.

Sorridendo il vecchio si alza e con indulgenza raduna le braci.