Alle sorgenti dell’Affrico – di Luca Di Volo
Quel giorno, alla fine di un pomeriggio di tarda estate, mi ero trovato nei pressi del Salviatino, proprio vicino al punto in cui l’Affrico si infogna per sfociare in Arno dopo 2 chilometri di putrido canale. Ero capitato lì per caso, senza una meta precisa, ma mi rallegrai nel vedere che prima di affrontare la “morta gora” il fiumiciattolo della mia (e non solo della mia) gioventù era ancora un ruscellare di acque multicolori rutilanti tra i barbagli del sole calante. Ne emanava un alito di freschezza, pur essendo questa solo una pallida imitazione del luogo che era stato tanti anni prima.
Mi persi nei ricordi come in un flash-back….già, perché anch’io in anni migliori, ero stato tra gli adolescenti che avevano scelto quel luogo come scenario delle loro avventure.
Ero scappato di casa dopo un perentorio richiamo della mamma per essermi scordato di far correre l’acqua del bagno, preso dalla furia di raggiungere gli amici….ma non ci fu nulla da fare, masticando amaro, ero tornato indietro e feci il mio dovere…Povera mamma …quel giorno non fu tutto bello quello che pensai di te….
Comunque, in ritardo, raggiunsi quei ragazzacci (così ci chiamavano allora), con nelle orecchie lo scroscio dell’acqua del bagno, colpevole, nella più completa illogicità del mio mancato arrivo…Ma erano ancora tutti lì..perché quello era il gran giorno, il giorno della battaglia che avrebbe deciso finalmente la supremazia tra noi, Sudisti di S.Salvi, e i perfidi Nordisti del Ponte a Mensola.
E battaglia ci fu..armati di una specie di fucili fatti in casa per sorreggere una cerbottana, con tanto di cartucciere piene di innocui pirulini una squadra di marines nostrani (quelli di S.Salvi) affrontava un’altra pattuglia di orridi musi gialli (quelli del Ponte a Mensola). I primi camminavano chini lungo l’alveo dell’Affrico, i secondi li bersagliavano coperti dalla boscaglia …ah, l’illusione era perfetta, il sole traeva accecanti barbagli dal verde profondo delle foglie, e poi i suoni..c’era uno che addirittura imitava alla perfezione i suoni della giungla (quella vera), immagino per averli sentiti al cinema, durante qualche film che allora propinavano a noi ragazzi e per i quali andavamo pazzi…chiù chiù chiù….crò crò crò…fiì fiì, insomma tutta la gamma. Chi veniva colpito era fuori gioco e molte furono le “vittime”. Una delle prime a cadere fu una bambina..si chiamava (spero che ancora si chiami..) Fiammetta, mi ricordo che era indispettita solo per il fatto di essere stata così bischera da farsi colpire… per il resto era un vero maschiaccio che poi sarebbe diventata una splendida donna.
Insomma, tra queste tragicomiche imprese, senza accorgercene arrivammo dove l’acqua del fiumiciattolo aveva origine..la sorgente dell’Affrico..una sorta di piccolo getto che sgorgava dalla pietra. Allora più che l’ardore guerriero potè la sete. Amici e nemici ci abbeverammo tutti, posando la bocca, a turno, sotto quella fresca e rugiadosa beatitudine…
E qui finì il mio sogno ad occhi aperti.