Rumori di casa – di M. Laura Tripodi

Dolcissimo era il momento in cui vinta dalla stanchezza appoggiavo la guancia sulla giacca del babbo. La stoffa era ruvida e odorava di tabacco stantio. Anche i suoi calzoni pizzicavano, ma per niente al mondo me nesarei lamentata per paura di perdere il suo abbraccio. Man mano che le palpebre si facevano pesanti svaniva l’odore di fumo e i rumori del quotidiano si allontanavano come risucchiati da un’altra dimensione. Svaniva lentamente anche la sensazione di pizzicore dalla guancia e dalle gambe. I rumori della cucina diventavano ovattati e lo sciaguattare delle stoviglie nell’acquaio mi dicevano che la mamma stava finendo di lavare i piatti. Un leggero spostarsi del babbo sulla sedia annunciava che di lì a poco mi sarebbe toccato di abbandonare quel calore per trovare il ghiaccio del lenzuolo. Allora mugugnavo qualcosa per far credere che ero ancora ben sveglia. Ma dopo avrei continuato a percepire nel sonno quei rumori rassicuranti che sapevano di casa.
Bravissima MariaLaura a descrivere nei tuoi ricordi persone, cose, ambiente, suoni, immagini…ma soprattutto sentimenti ed emozioni della tua infanzia
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…una magica ninna nanna…
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Se si può descrive il calore affettivo credo che più di così non sia possibile, brava Marialaura!
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