Luci di casa – di Carla Faggi

L’acquaio sotto la finestra è stata un’ottima idea.
Mentre lavo le stoviglie, sciacquo le verdure o preparo gli alimenti mi godo il panorama oltre la finestra. Le querce, il bosco, Gigi il gatto.
Ma la cosa più bella è la luce che dalla finestra illumina l’acquaio e la cucina; arriva dal bosco, attraversa il cortile, entra dalla finestra e sembra indicarmi il punto centrale: il primo posto dove andare, dove decido cosa cucinare, dove inizio e preparo.
Delle cucine del mio passato il mio ricordo più nitido è proprio la luce che le illuminava.
In quella di mia madre entrava dalla porta aperta sul terrazzo davanti al giardino. La ricordo come una luce netta, orientata verso i fuochi e l’acquaio. Sembrava indicare che era lì che si doveva andare, lì si creava e si inventava cose nuove, da lì dipendeva il buon umore della giornata. Il tavolo e le sedie erano più in penombra, forse perché erano meno decisive per il risultato di un buon pasto.
Fantasie di ricordi, ricordi dolci, i più belli.
In quella cucina è passata la storia di una parte della mia vita. Storie di litigi, di affetto, di insegnamenti e di punizioni.
Quanta parte della propria vita si vive in una cucina, seduti ad un tavolo. Quanta famiglia, quanta nostalgia.
Ora ho il cucinotto che divide il preparare dal consumare. È diverso dalla grande cucina. I due momenti si fanno meno compagnia. Anche la luce che entra da fuori è diversa. Più netta e orientata nel cucinotto come a darti delle direttive e più diffusa nella sala pranzo dove sembra ti voglia solo accompagnare.
Bisogni diversi, oggi, meno spazio nelle case, famiglie meno numerose.
La cucina delle mie zie “a contadino” la ricordo enorme, lì si faceva tutto, si cucinava, si mangiava, si stava a veglia. Era la stanza più calda. C’era poca luce, le porte e lefinestre erano piccole per mantenere il calore interno. Poca luce ma tante cose da mangiare. Ci stavo bene dalle mie zie.
Ricordi belli, ricordi di luoghi dove mi sono nutrita di famiglia.
Ieri, oggi, è stato ed è, tutto, ” indispensabile” per la Carla di domani.
"Mi piace""Mi piace"