Il canto dell’acqua – di Roberta Morandi

Arrivo di corsa in cucina e con forza mi butto in mezzo alla gonna nera della nonna che, al lavandino, sta ancora lavando i piatti del grande pranzo della battitura.
La nonna ha un sobbalzo, presa alla sprovvista com’è stata dal mio arrivo, mi prende in braccio e mi mette in piedi su una seggiola vicino a lei, delicatamente mi fa indossare un grembiule nero più grande di me e mi invita ad aiutarla nella faccenda. Il grande lavandino di pietra grigia a cui mi appoggio è ormai quasi sgombro e l’acqua defluisce via gorgogliando dal buco: prima doveva essere pieno a sentire il rumore che fa. Che strano, da dove viene l’acqua? Io a casa mia ho una cannella che si può aprire e chiudere, ma la nonna non ha niente di simile. A fianco del lavandino, su un piano di legno umido, guardando bene, vedo una mezzina di rame col beccuccio che quando viene inclinata fa uscire l’acqua. La nonna la versa in una grande brocca con un pisciolio a tratti intermittente. Però……..
……………………un però….un pensiero…….
Acqua, acqua fresca, limpida , acqua corrente di un ruscello che scorre in un grande prato verde contornato da colline, un prato che ora non esiste più, pieno di ruspe e trivelle e cemento e le colline ormai spianate dalla terza corsia dell’A1.