Foglie croccanti cadono – di Cecilia Trinci

Sono rimaste poche sugli alberi già quasi tutti stempiati. In alto non ci sono già più e a metà chioma sono rugginose e gialle. Quelle cadute stanno tutte insieme ai piedi, sulle radici, in un letto soffice e croccante su cui le scarpe strusciano passi lenti e contenti. Si fanno compagnia e si mantengono a lungo, proteggendosi a vicenda come sorelle. Il sole di novembre, tagliente quando c’è, le pettina sfiorando i rami, bruciandole di luce. E loro cadono. Cadono piano piano, più lente della neve, più silenziose delle farfalle, girandosi attorno come minuscole ballerine, facendo un sussurro impercettibile, irraggiungibile e imprendibile.
Cadono. Inesorabilmente. Chissà se vogliono cadere. Eppure cadono, si staccano in un soffio e a guardare in su si resta solleticati dai loro sospiri leggeri. Cadono sulle spalle, sugli occhi, sui vetri delle macchine. Sospirano. Non si sa se di malinconia o di piacere, si adagiano per terra, scrocchiano, cantano.
Poi muoiono. Ma lentamente. Sono bellissime fino all’ultimo momento.
E cantano.








