Matita che striscia

Ritratto – di Vanna Bigazzi

800px-George_Gordon_Byron,_6th_Baron_Byron_by_Richard_Westall_(2)scrittura

Disegno, non dal vero,

tuttavia è un ritratto,

personaggio immaginario:

un giovane uomo, forse un ragazzo.

Capelli scomposti, al vento,

un taglio ottocentesco.

La mia creatura non è dei nostri giorni.

Penso a Byron nel suo soggiorno italiano.

Mi immergono in un clima Romantico.

Tratteggio l’espressione dei suoi occhi,

guardano lontano.

È assorto nei suoi versi,

l’anima esce dalla carta,

si astrae, diventa poesia.

Mi riconosco in lui,

forse sto disegnando me stessa:

non il mio pensiero

ma il vagare della mente

che vuole dar vita

a forme inespresse di me.

La scatola di latta che tintinna

La scatola – di Rossella Gallori

gioie

La scatola di latta, aveva visto giorni migliori, si chiudeva male, era sbiadita ed indubbiamente pesante…la appoggiai sul letto, dovevo e volevo farlo oggi…senza un perché avevo deciso di recuperare quel vecchio orecchino, il mio cuore aveva bisogno di lui, era un piccolo tassello di puzzle mai finito. Fu un impresa cercarlo, pezzetti di anni malconci, clips rotte, microscopiche chiusure, morsi di collane.

Questo si, questo no, forse…ah eccolo! Mi accorgo all’ improvviso di non ricordarne il colore : verde Verona, grigio temporale…oro…argento…

Stavo cercando, in quel vecchio contenitore Mellin, un pezzetto di vita non mia, una vita che mi era passata accanto senza mai toccarmi, una linea parallela e protettiva che raramente mi aveva accarezzata, che spesso, senza accorgersene mi aveva ferita, tagli ricuciti con maldestri aghi da tappezziere, lunette arrugginite, spago grosso…

Non cerano solo i suoi orecchini nel mio portagioie da strapazzo, ce ne erano di altre mamme, nonne, di altri giorni, di donne piccole gentili, di formose signore in sottabito di pizzo nero, di bimbe grandi vanitose  di nascita…cartoncini ingialliti con prezzi illeggibili.

Mi sorrise, improvvisamente, tra gli altri  il mio non prezioso gioiello, lo presi con cura, stentavo a riconoscerlo…era rotto sciupato…e non era nemmeno come lo ricordavo…

L’ora blu

La “Bic art” – di Ivana Acciaioli

bicblu

Milano mi accoglie elegante come sempre.
Nella raffinata galleria scopro “L’ora blu” e ritorno pure bambina.
Mi immergo nelle opere create con una semplice, comune, povera penna bic.
Scopro la bic art di fatto inesistente.
Rifletto che la penna biro ha fatto storia certamente nella vita della mia generazione.
Ha segnato il passaggio liberatorio dalle dita perennemente macchiate d’inchiostro e dalle gocce blu sulle pagine che dovevano essere di bella scrittura.
Ero in seconda elementare, e di quell’anno ricordo soprattutto l’addio alla stilografica, che comunque era stata amata dopo penna e calamaio, ma che era uggiosamente da riempire, succhiando dalla boccetta di inchiostro, che se ti andava male rovesciavi anche un po’.
Non mi ero mai soffermata a lungo sul ruolo di quell’inchiostro bic  blu e sui suoi riflessi porpora, rossi e neri. Una penna comune ed io con i miei piccoli pensieri e felicità di  scolara bambina rispetto a colui che della prima penna a sfera ha saputo fare il suo strumento d’arte creando nuova bellezza.

Anversa, 2 aprile 1988

“Voglio che i miei spettatori siano in grado di abbandonarsi all’esperienza fisica dell’annegamento nel mare apparentemente calmo dei miei disegni con la bic blu”. J. F.