
Verde – di Cecilia Trinci
Salta su da una panchina bassa, stretto stretto in mezzo a una manciata di piccoli bimbi, appena fuori dalla classe. Mi vede sempre prima lui e corre velocissimo tra le mie braccia. “Nonna, nonna!” e mi bacia, mi accarezza il viso, mi guarda con i suoi occhi indescrivibili, tra il verde e il blu.
Una scheggia di vita, una miniatura di bimbo che mi corre addosso e mi resta abbracciato per un attimo infinito, proprio lì nel mezzo del corridoio della Scuola Materna. La marea delle mamme, delle nonne, degli altri bimbi ci raggiunge presto sommergendoci mentre stiamo isolati, abbracciati stretti, e ci costringe a lasciarci, a cercare il cappottino, lo zainetto verde con le posate e il bicchiere e mentre lui racconta “ho mangiato la pasta al podomoro…l’ho mangiata tutta!” , (notizia per altro confermata dai disegni di pomarola appiccicati sul grembiulino verde), la nonna cerca gli occhielli del golfino, la cerniera del cappottino per poi uscire trionfante, tenendo per mano un cucciolo che zampilla.
Andiamo allo scivolo? Andiamo. Ci sono altri bambini, i suoi amici. Rotolano a turno sulla lastra lucida, rimbalzano nell’ebra urlando “ A tutto gas!!!” Scendono dalle scalette al contrario, si abbracciano, fanno merende finte di erba e fiori, fanno esplorazioni dentro la chioma dell’olivo basso. “Attenti alle foglie! Pungono!” azzarda qualche nonna (che non sono io). Perché mi affollano mille “attento!” ma non li dico tutti, uno si e uno no, di tutti quelli che mi vengono alla mente. Perché dire sempre su tutto “attento no!” pare da nonna ansiosa. Allora si scelgono i divieti, se ne dice uno su due, poi forse, nei momenti tranquilli anche uno su tre. E così fanno le altre nonne in modo da creare una barriera alternata di protezione virtuale. Perché se davvero cadessero malamente non potrebbe impedirlo nessuna di quelle nonne schierate ai bordi del giardino. Finché, dopo un tempo ininterrotto di salti, urla, rimbalzi e rotolamenti una lancia l’annuncio “Su, ora andiamo a casa!” e tutte le altre si attaccano a quel segnale aggregandosi. “Sì andiamo anche noi!” Il giardino si svuota. Si riempiono di bimbi le macchine parcheggiate.
Lui sale dietro, nel suo seggiolino. Aprendo la manina mi regala un tesoro prezioso: una piccola pina un po’ storta. “Andiamo a casa dei nonni!” dice contento e dopo due curve gli occhi tra il verde e il blu si sgranano, cominciano a guardare senza vedere, restano ipnotizzati, incantati, bloccati in uno sguardo lucente e assente. Verde. Verde chiaro. Verde acqua. Verde sonno. Verde niente. Verde sogno. Un bel sogno con un drago verde, con una macchinina da corsa su una pista verde.

