Cinque ricette verdi di speranza

di Stefania Bonanni, Lorenzo Salsi, Simone Bellini, Nadia Peruzzi, Mimma Caravaggi

Stefania Bonanni  – Senza speranza. 

Si può anche non avere speranza e dovere e volere andare avanti sereni, senza ostacolare il volo di nessuno, senza negare comprensione e abbracci, cercando di assecondare la corrente e lasciando che la vita vada dove può.

Lorenzo Salsi – Speranza in torta

2 etti di credenza

1 etto di sapienza

3 uova di panna montata

1 pedalata di Speranza (nonna di Marco)

2 fette di abitudine

1/2 litro di sangue di rape rosse

1/2 kg di farina di immaginazione

Burro di semi di affetto (parecchio burro)

2 pizzichi di illusione

Un po’ d’abitudine.

Mescolare bene tutto, ma bene bene, se l’impasto impazza lasciate stare.

Chi visse sperando morì usando la pietra fossile delle gagate, …..al gerundio.

 

Simone Bellini – La ricetta della speranza 

Mescolare con Forza di Volontà un Kilo di sogni con manciate di determinazione, aggiungendo un po’ di pazzia e tanta voglia di vivere, insistere nel mescolare più e più volte fino ad ottenere un impasto che lieviterà, ma attenzione a crederci fino in fondo, se non volete che si afflosci.

 

Nadia Peruzzi – Torta speranza. Come si puo’ fare un “dolce speranza” nel tempo presente? Non lo so di primo acchito e ho dovuto dormirci sopra per arrivare a rispondere. Non vedo la speranza? La vedo, la porto sempre con me, visto che è nel mio nome, che in russo vuol dire per l’appunto speranza.

Cercando bene gli ingredienti da usare ho deciso per questi:

100 gr di costanza

100 gr di intelligenza

200 gr di fantasia con aggiunta di capacità di cambiare percorsi facili e rettilinei ,quelli che vanno bene a tutti..ma non è mica detto

200 gr di sentimenti di fratellanza, di amore e di senso di giustizia, o anche solo di sentimenti senza aggettivazioni particolari visto che  spesso o quasi sempre, posso anche bastare da soli

200 gr di cura del mondo attorno a te e di rispetto per cose e persone e anche di cura di sé

200 gr di salute e di ben essere, scritto proprio cosi’.

Girare il tutto, con pazienza e con tutto il tempo che ci vuole, con pessimismo della ragione condito di tanto ottimismo della volontà e nessuna voglia di darsi per vinti prima della battaglia finale, che è persa per tutti noi perché segnata dalla finitezza del nostro essere umani.

Arricchire di pepe sparso a più mani intrecciate con semplici conoscenti, con compagni di strada o di studio o di gruppi di interessi culturali e non, con amici, figli, nipoti. Sopratutto i nipoti il cui sguardo ci consegna ogni giorno il senso di un cammino con più futuro che passato. Sguardo vivo e attento a tutto quello che li circonda, pronto a cogliere ogni minuzia da incasellare nel grande e misterioso libro della vita che stanno scrivendo attimo dopo attimo, anche senza averne consapevolezza!.

Mimma Caravaggi – Dolce di speranza. Lo preparerei con molta cura:

una margherita, un lillà e un tulipano per dare colore; il calicanthus ed i giacinti per dare profumo; peonie colorate per decorarlo; un po’ di erbette aromatiche per insaporirlo. Infine tanta serenità per gustarlo

Cinque ricette verdi per la speranza

di Roberta Morandi, Carla Faggi, Tina Conti, Lorenza N., Chiara Bonechi

Roberta Morandi – La speranza  comunemente è verde, ma se fosse bianca, come un foglio bianco su cui scrivere il colore più idoneo a quel momento? Potrebbe essere un bel rosso vivo se sono innamorata. La speranza ha colori e aggettivi i più disparati, uno fondamentale: disponibilità, apertura. Se sono disponibile e aperta posso declinare la speranza in mille colori e mille parole altrimenti no.

Carla Faggi – Speranza

2 etti di fortuna -1 etto di ottimismo – 3 cucchiai di buon senso – Amalgamare il tutto

Aggiungere la competenza in abbondanza montare a neve il coraggio e aggiungerlo. Cuocere in forno il meno possibile e chiedere a Mattarella di sbrigarsi a dare l’incarico.

Spolverare il tutto con tanta speranza. Incrociare le dita prima di servirlo.

Tina Conti Speranza:

Visione allargata – Progetto – Amore e vicinanza – Energia – Tempo e serenità – Lucidità e sogno.

 Lorenza N. – Torta speranza

Dosi a piacere

In una bella ciotola, grande e decorata si mescola un po’ di fiducia con qualche pezzo di credulità. Poi si aggiunge un po’ di allegria, per far addensare il tutto. Se si vuole si può mettere un pizzico di illusione e per ammorbidire non può mancare l’amore. Si cerca un luogo caldo  e si gusta per tutto il tempo che serve per vivere felici.

 

Chiara Bonechi – Speranza

Come non sperare che accada! La speranza è il sole della vita, non a caso si dice che la speranza sia l’ultima a morire.

Spero sia il tempo

Spero di riuscire

Spero tu guarisca

Spero che tu ce la faccia

Spero che tu vada

Spero che tu ci pensi

Spero che tu torni

Spero di rimanere con te per sempre

Spero di continuare ad amare

Spero che il mio sogno si avveri.

 

 

 

Verde in parole

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Un attimo verso il verde – di Stefania Bonanni

“L’unità di tempo più breve è il periodo che passa tra l’attimo in cui il semaforo diventa verde e quello in cui il tassista dietro di te suona il clacson.” T. Pratchett

Un attimo, tutte le volte un attimo da dimenticare, quello del semaforo rosso.

Siamo obbligati a fermarci, a volte a guardarci nello specchietto, nonostante si siano evitati accuratamente gli specchi di casa, lo specchietto è una tassa che non si scansa. A volte si finisce per fissare uno sconosciuto a fianco, senza vederlo davvero, per un attimo che sarà per tutti senza senso.

C’è qualcuno che ricorda cosa ha fatto di quegli attimi inutili? Ha guardato l’orologio, di sicuro, perché ad essere in ritardo quei momenti al semaforo sembrano ore. Ha preso in mano il telefono. A volte sperando ci fosse quel messaggio tanto atteso, a volte temendo di fosse la brutta notizia che il presentimento annunciava. Oppure qualcuna si è messa il rossetto. Oppure qualcuno le dita nel naso, come quello del finestrino accanto. Oppure ha mangiato la brioche che non aveva tempo di finire a casa, dove ha ingoiato in piedi un caffè bollente ma riscaldato.

Oppure ha scritto una parola sul vetro appannato, e l’ha cancellata subito. Se n’è andata distaccandosi in piccole gocce lacrimose, senza lasciare traccia, forse, quella parola. O forse era un nome? Comunque se n’è andato, qualunque richiesta fosse.

Eppure se si somnassero, tutti i minuti trascorsi davanti ai semafori rossi, in tutta la vita, forse sarebbero ore, giorni, farebbe impressione non aver fatto nulla per tanto tempo, avere sprecato momenti che non torneranno. A meno che…non esista quel posto dove vanno a finire tutte quelle piccole cose che rimangono a mezzo, dove si trovano quelle parole che potevano diventare un saluto, o un sorriso. E quei silenzi che non sono diventati parole. Dove si troveranno “quel nome che hai sulla lingua e non viene, le poesie che non sei mai riuscita ad imparare a memoria, le chiavi e gli orecchini mai più trovati, le voglie che non sono diventate peccato”. Ci sarà, un dio delle piccole cose, per uomini che si lasciano consumare ai semafori.

Ed allora, si perdona il tassista che suona: chissà quanta vita ha passato al semaforo!!

Frase verde

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Colorati di speranza – di Nadia Peruzzi

“Era verde. Verde e gravido. Giaceva supino in un mare di giaietto sibilante, come uno smeraldo suppurante nell’oceano dell’universo. Non ospitava la vita. Sulla sua superficie la vita esplodeva, prorompeva, si moltiplicava e prosperava, al di là di ogni possibilità dell’immaginazione. Da un suolo così ricco che quasi viveva anch’esso, un magma verdeggiante sgorgava per inondare la terra. Ed era verde. Oh, era di un verde così vivo da avere una nicchia tutta sua nella gamma dell’impossibile: un verde invadente, onnipresente, onnipotente. Il mondo di un dio clorofillaceo”.
(Alan Dean Foster)

 

Non ho mai visto la giungla da vicino, ma se devo pensarla,  la penso così, come lo scrittore descrive questa apoteosi di verde che entra in tutte le cose, le avviluppa, le invade, le sopraffà, le imprigiona.

Mi fa pensare a templi di antiche civiltà che col passare dei secoli sono state conquistate da alberi e da una vegetazione lussureggiante, che ha avuto la meglio su tutto il resto lasciando scoperte, nel migliore dei casi, solo le sommità.

Sollecita un sogno che vorrei si traducesse in realtà. Vorrei un giorno, vagare in un bosco di orchidee, circondata dalle loro foglie carnose e da fiori di ogni colore, anche scontando l’umidità che si fa goccia e cascata, e si insinua pervasiva in quella foresta pluviale, scivolando dolcemente e instancabilmente sulle foglie, lungo i tronchi degli alberi fino ad entrare in ogni anfratto, con un piglio quasi inesorabile. La immagino mentre si fa nebbiolina per effetto del calore, mentre i raggi del sole vi si insinuano quasi come lame, per ingentilirsi e mutarsi poi in fili dorati che lungo il percorso fanno sfavillare le mille tonalità di tutti quei verdi, talora cupi e austeri, per regalare  gocce di smeraldi anche più rilucenti delle gemme vere.

Un mondo verde in cui perdersi, senza scomparire, per ritrovare sé stessi e per rinascere nuovi di zecca, colorati solo di speranza.