
Azzzzzzimelle – di Rossella Gallori
Arrivava a casa nostra un po’ di nascosto, nella scatola blu, con la scritta ”in cinese”. Prima veniva nascosta in salotto, poi appoggiata sulla cassapanca nell’ingresso….poi nei giorni della ”sua pasqua” approdava in cucina……e lì iniziava la sfida tra suocera e nuora…..la nonna cattolica passava di lì con l’ acqua benedetta e, facendosi compulsivamente il segno della croce, benediceva l’ignara scatola…… mia madre ebrea, sorridendo, ma non troppo, sottraeva il prezioso involucro all’acquazzone malevolo della “sora Assunta”.
Ricordo tutto o quasi, voglio ricordare, per la mamma, per la sua memoria, per la”sugente”, come diceva lo zio con la solita telefonata da Torino, che del nord aveva solo la residenza, mentre il suo parlare era anche dopo tanti anni sempre e solo ”lihornese” …
“Deh bimba, mi apostrofava, ce l’avete l’azzimelle sur comò?”
Ecco…il mistero si infittiva, nel mio cervello già un po’ confuso…..la scatola aveva una scritta “in cinese”, lo zio le chiamava azzzzzzzimelle…..la mamma ciliegia sulla torta mazzà (che poi sarebbe matzah).
Di tutto questo ricordo il sapore, l’amore, la gioia, poco importa con quante z si scrivesse azzimo; fu una rivelazione successiva lo scoprire che la scritta da me definita cinese fosse ebraico, che la nonna, che era convinta di pregare, secondo me bestemmiava fingendo di benedire. Ricordo lui, mio padre, che da cattolico andava al tempio a prenderle, per lei, mia madre, che lo baciava ancora sulla bocca, in quelle ultime pasque insieme. Ricordo la felicità di trovarle intere, griglie di farina senza lievito, dopo un viaggio così lungo. “Mamma ma dov’è Israele???”
Lei rispondeva: “laggiù …..” e io ho sempre pensato che fosse oltre il viale Cadorna, forse al Romito…..dopo la ferrovia.
Iniziavano così, in un giorno di nisan (che forse è un mese) quello che i miei fratelli chiamavano la sagra del pollaio…..perchè si, diciamo la verità quel pane azzzzzimo, un po’ era pansecco, ora si è ingentilito, direi io, imbastardito diceva la mamma…..adesso è più “gentile” leggero…..più krakers anche se spero, rigorosamente kasher.
Le cene delle pasque erano stupende, povere nei contenuti ricche nella tradizione. Mia madre smise di nascondere la scatola, perché dopo il “’60” si definiva libera di essere come era, ebrea dentro, in un mondo di cattolici fuori, io……beh …..io ricordo tutto quell’insieme: le uova sode benedette, l’olivo sul tavolo e….matzah a volontà…Si iniziava la mattina: pane burro e azzzzzima, matzah tostato, spesso bruciato, con l’olio ed il sale, a merenda con la cotognata, a cena nel brodo, dove lievitava come una nuvola….poi c’ erano le follie, le trasgressioni, matzah e salame, o salsicce e uova sode, quelle che mia madre portava a benedire il sabato santo, scambiando i ruoli con il babbo, inveendo con la pezzola sul capo, che le schiacciava i capelli, e benedicendo la sua religione, che imponeva agli uomini il capo coperto, e non a lei ed ai suoi stupendi riccioli color carbone.
Erano anni senza confini, anni di gioia e d’amore, di tristezza e di rabbia, anni di vita vera, si piangeva ancora per chi non era tornato, il venerdì il kiddush (????non so se si scrive così) la domenica alla messa ….con quel pane azzzzzimo, che diventava pangrattato, polpetta con gli spinaci o calisson, come chiamava mia madre quelle pallette di zucchero, datteri e azzzzzimelle, così dolci e profumate…..
Ora le azzzzzime si trovano al supermercato, che scoperta!!!!! io, scusate , io non lo compro, non si vendono i ricordi, i sapori, l’ infanzia è una……
Sento ancora la mia voce……mamma, con quante ” z “ si scrive azzimo? con tre quattro rispondeva …..come “zod”…..che poi ho scoperto voleva dire semplicemente “donna”.
quando si mischiano culture, religioni, ricordi, attimi, fantasmi, il tutto condito dall’amore, nasce sempre qualcosa di unico, personale, e direi anche geniale. Siamo fatti di spirito, materia e parole……..in un impasto unico.
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Che dire Rossella? I tuoi scritti mi commuovono, mi intrigano mi piacciono per le nuove conoscenze che faccio per la particolarità con cui li scrivi. Sono solo tuoi.
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C’è sapore di infanzia, di stupore, di ingenuità. Si entra in contatto con la bambina e le sue emozioni diventano nostre. Brava. Sono d’accordo con Emilia: riesci sempre a commuovere.
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Saper ricreare con le parole
l atmosfera e il profumo dei ricordi
Magia pura
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Sei speciale,speciale come la malta che stasera ci hai fatto gustare
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