
La casa sul lago – di Mirella Calvelli
La casa vicino al lago attendeva il suo ospite.
Sarebbe stata una serata importante quella, perlomeno per Maria, che era salita al piano superiore per rinfrescarsi. Si tolse il cappottone pesante , di un peso non dato dalla stoffa, ma dal fardello del suo passato. Si in fondo era tornata lì per quello, per sgomitolare le trame di un “ieri”, di cui conosceva solo pochi particolari.
Si raccolse i capelli in uno chignon che la rendeva più ordinata.
Il suo viso ovale e quei capelli nerissimi, riflessi nello specchio di nonna Agata, lasciavano presagire come sarebbe stato lui.
Intanto Agnese, la governante, aveva preparato un bel cesto di frutta fresca sul tavolo del soggiorno.
L’aveva acquistata in uno dei tanti orti che incorniciavano il lago.
Anche lei era impaziente, anche lei voleva sapere…sapere di chi? Di cosa?
La sera ammantava con le sue ombre il lago e la campagna circostante, una pioggerellina sottile, mista alla fitta nebbia, sembrava salisse direttamente dalle acque.
Le stradine silenziose e scure si animarono leggermente di passi incerti che facevano scricchiolare i sassi rotondi e chiari del percorso.
Una figura esile, debolmente claudicante avanzava avvolta nella sua grossa sciarpa, trascinando una valigia troppo pesante.
Le luci delle case intanto iniziavano ad accendersi, come piccole fiammelle di un presepe.
Anche davanti all’atrio della casa di Maria, ogni passo che si aggirava, faceva accendere il lampioncino davanti alla porta, illuminando a dovere l’entrata, anche se gli avventori erano solo cinghiali o conigli selvatici e non erano ospiti attesi. Il dovere delle luci, li faceva scappare via, creando un gran trambusto.
Agnese si spostò velocemente dalla sala da pranzo in cucina, dopo aver dato un fuggevole sguardo alla pendola all’ingresso.
Tutto era pronto, una cena semplice, ma fatta di tutti quei prodotti buoni e che la stagione regalava a chi come lei con mani esperte riusciva a preparare con poco dei manicaretti.
Ma stasera era una sera speciale. Si apprestò a preparare la sua postazione vicino al caminetto, sulla seggiolina di paglia, dove anni prima, quando Maria era piccola, si accovacciava e canticchiando con la bimba sulle ginocchia…cavallino arria arrò, prendi la strada…..
All’improvviso, si accese la luce esterna, il campanello emise il suo suono conosciuto ed Agnese andò ad aprire.
Il suo stupore fu immenso, quando la figura abbassò la sciarpa lasciandosi scoprire il volto, e…. buonasera Agnese.
I suoi occhi si sbarrarono come se avesse visto un fantasma…tu? disse flebilmente.
Sì, rispose, stai tranquilla.
Non riuscì a dire nient’altro, si voltò per chiamare Maria , che nel frattempo era scesa e si parava dietro di lei.
Eh sì stessa figura slanciata, stesso viso ovale, stessa linea e stesse ombre.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, Maria aveva in mano una vecchia cartolina.
Lui posò la valigia, si tolse il cappotto e si accomodò al tavolo rotondo nel soggiorno, apparecchiato.
Le voci si alternavano alle risate, alle pause, allo scalpitare delle forchette e al tintinnare dei bicchieri.
Agnese cercava di capire da dietro la porta, ma non c’era niente da capire, nulla da ascoltare.
Le loro figure avevano già parlato per loro.
Mangiarono la torta di mirtilli e bevvero il the a conclusione di quella sera, non proprio inaspettata.