La pagina del grano

Ivana e la “pasta madre” – di Ivana Acciaioli

Per quasi quarant’anni era stato il mio pane quotidiano, con quel pane e con quella schiacciata avevo cresciuto i miei figli. Avevo sempre pensato di essere fortunata ad avere vicino a casa quell’antica bottega di fornaio, lì avevo visto due  generazioni impastare e sfornare un pane davvero speciale,  ed adesso la terza, che l’incanto purtroppo aveva rotto. Ho cercato di capire ed anche di chiedere cosa fosse sopraggiunto a cambiare il sapore e l’aspetto che ben conoscevo,  però da quei giovani, della stessa età dei miei figli, avevo avuto rassicurazione che tutto era come prima; il mio messaggio di infelicità era caduto in un’ annoiata risposta:-Sei l’unica che trova il pane diverso.
Mi sarei voluta convincere, ma si può non conoscere il pane che mangi da quasi una vita? Masticarne un boccone e non coglierne il sapore perfetto, la consueta giusta umidità.
Avrei voluto credere, ma non vedevo più la gente che riempiva il piccolo negozio, non c’era più l’usuale lunga fila davanti al banco.
Mentre tagliavo la solita bozza toscana, la tovaglia si riempì di briciole di crosta che si frantumava in modo  improprio, provai una leggera sofferenza, pensai che magari era davvero tutto come prima ma forse non  la passione; l’amore per quella professione di famiglia esisteva davvero in quei giovani cuori?
Penso che tali ingredienti non si possono ereditare, non si cedono come un’attività, si conservano gelosamente e si tramandano solo a coloro che sono pronti per riceverli.
Negare un’abitudine è difficile, provai ad insistere ancora per mesi, poi mi offrirono della pasta madre e così mi  incamminai sul percorso del pane fatto in casa, strada difficile fatta di tentativi, prove più o meno riuscite, ma sentivo nascere in me una fragrante passione ed in bocca un sapore genuino che mi ricordava l’infanzia.

La pagina del grano

Chiara e il pane – di Chiara Bonechi

“Non si può vedere mangiare senza pane!”diceva la mia nonna. E io ho sempre amato il pane. Era la mia nonna che a merenda mi preparava pane burro e zucchero, pane e marmellata, pane burro e miele, pane e olio, pane vino e zucchero, tanto zucchero.

Semplici e meravigliose quelle merende!

Ricordo le fette di pane posate sul piatto e il piatto sul tavolo ed io seduta che mordendo e gustando quel pane condito, prima che la fetta scomparisse dalle mie mani nella  bocca, chiedevo: ”ancora nonna, preparamene un’altra!”

Non resistevo a quella delizia allora come adesso. Quando rientro col pane fresco mi affretto a tagliare il guanciale o il filone a metà e poi ancora a metà nell’altro verso perché la fetta sia giusta di misura, la adagio sul piatto, un pizzico di sale e poi l’olio, l’addento ed è quel primo morso che mi fa decidere se ho scelto un buon pane. Sì, la scelta del pane è molto importante, ci piace toscano, a lievitazione naturale, basso, croccante fuori, morbido e compatto dentro, la parte sotto liscia e magari appena incavata, sono esigente ma il pane giusto mi mette di buon umore e l’ acquisto del pane è una mia prerogativa, mio marito difficilmente mi accontenta.

Per tradizione di famiglia spendiamo volentieri del tempo a fare la coda dal fornaio. Quando aiutavo la mamma per la spesa, il pane era ordinato in un negozio di alimentari, lo compravamo solo lì e proveniva da un  forno di Bagno a Ripoli che oggi non c’è più. Capitava spesso che dovessi prendere anche quello ordinato dalla zia e dalla nonna, a tutti piaceva con le stesse caratteristiche e immancabilmente qualcuno rimaneva insoddisfatto. Quel pane del sabato mattina lo desideravamo perfetto, se giusto di altezza e di cottura sarebbe stato buono anche il giorno dopo. Il tempo è passato e il pane è rimasto importante, si sono sperimentate farine diverse, tipologie che mai avremmo immaginato. Ricco di carboidrati fa ingrassare e questo dovrebbe limitare il suo consumo, ma i forni aumentano e molti provano a farlo in casa, chi è a dieta non è certo aiutato!

Un semplice proverbio dice: ”La neve di febbraio riempie il granaio”.  Quest’anno la neve non è mancata, il grano sarà abbondante e le farine pure, i fornai avranno la materia prima per tanto buon pane.