
Tuffi nel grano – di Mimma Caravaggi
Sono nata in un piccolo paese dell’Umbria, che ho lasciato ad un anno e mezzo di età ma dove sono tornata ogni anno per passarci le vacanze. Come mi piaceva tornarci sia per rivedere mia sorella e papà ma soprattutto perché mi divertivo. Ci portavano sempre nella campagna e ci arrampicavamo sugli alberi come scimmiette per mangiare tutti quei frutti ancora non perfettamente maturi che ci facevano venire l’acquolina in bocca. La cosa più bella per noi era però la festa del grano. Quel grano che d’inverno sbucava pian piano dal terreno fino a diventare una stupenda distesa dorata intramezzata da fiori di papavero e fiordalisi che portavamo a mazzi a casa la sera, stanche e felici della giornata. Per la mietitura si faceva gran festa e quando portavano il grano nel granaio di casa allora sì che ci divertivamo a buttarci sopra la gran massa a piedi nudi facendo capriole e buttandocelo addosso. Finché rimaneva nel granaio noi piccole non si saltava giorno senza esserci tuffate almeno una volta in questa montagnola dorata anche se poi ci riempivamo le gambe di bolle e ci grattavamo tutta la sera. Era troppo il divertimento e la gioia, una volta tornate in città, di raccontare alle nostre compagne come avevamo passato le vacanze. L’invidia era tanta perché loro, povere piccole cittadine, non potevano neppure uscire di casa per giocare. Il nostro divertimento non si fermava lì ma continuava anche con l’apprendimento di tante cose belle e buone come farci mettere le mani nella farina ed impastare, sporcandoci tutte seppur protette da grembiulini. Preparavamo dolcetti e pane che portavamo al forno Grande perché cuocesse tutto e darci modo di poter apprezzare il loro profumo appena sfornati. Ovviamente finivano direttamente nelle nostre fauci, piccole ma quasi mai a riposo ! Il profumo dei pani e dei dolci si spandeva per tutto il paese. Non c’era famiglia che non facesse il pane. Ricordo che a volte per la grande quantità ce lo portavano a casa e noi si correva in cucina di nascosto a rubarne un pezzetto. Ancora ora sento il suo fantastico profumo nel momento in cui lo spezzavamo per assaporarlo. Pensavamo sempre di riuscire a farla franca ma la nonna o la zia ci beccavano sempre a causa del profumo che arrivava alle loro sensibili narici. La sera ci riunivamo tutti, grandi e piccoli, nella sala dove dolci e pani venivano disposti sopra una tavola ,con una bellissima tovaglia candida e ricamata e questa esposizione la ricordo sempre come un quadro ad olio appeso in salotto. Ricordi di gioventù allegri e profumati mai dimenticati.
Molto bello. Mi hai catapultato indietro nel tempo. Io non ho avuto esperienze analoghe, ma non lontano da casa c’era una fattoria circondata da campi di grano e qualche volta, in primavera, ci andavo a cercare gli anemoni………..
"Mi piace""Mi piace"