Vento nuovo

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Ieri, un vento nuovo – di Nadia Peruzzi

Mi piace la speranza. Sono affezionata a questa parola, come lo sono al mio nome, che in russo proprio questo vuol dire. Oggi lo sono ancora di piu’. Ieri a Roma, in un grigio che ogni tanto volgeva in pioggia battente, ho visto la speranza in marcia sulle gambe di tante persone. Di tutte le eta’, di tutte le professioni, di tanti, tantissimi colori vestite per avere la meglio sul buio che attraversa il nostro mondo e rischia nuovamente di invaderlo. Ognuno a suo modo gridava il suo MAI PIU’. Siamo ancora dove pensavamo di non dover tornare mai. Mai piu’.  Ode alla speranza, ora come non mai! Nel buio di questi tempi ci fa intravedere la via verso un mondo diverso e migliore in cui poter vivere in pace, tutti quanti assieme!

Non erano parole al vento

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Fiato al vento – di Roberta Morandi

Di spalle, sono andata,
un respiro e ho lasciato andare,
fronte su fronte,
i tuoi occhi nei miei:
hai accettato,
non hai compreso.
Non è  vero, non ci credi,
è un sogno,
aprirai gli occhi
e sarò ancora lì…
Non è così
Dicevo parole vere,
non “fiato al vento”
Allora era vero!
Troppo tardi per tornare indietro.
Troppe notti io a parlare e tu
…a dormire.
Parole futili
“fiato al vento”

Vento gelido

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Vento gelido – di Rossella Gallori

 Un cavallo bianco, imbizzarrito e cieco

Batte, sbatte, sconvolge, travolge

Cadono le foglie, come perle schiccate, di un vezzo rotto .

Ti aspetto, infreddolita al solito posto..

Le labbra livide, gli occhi gonfi…

il cappello di lana rosso che toglierò al tuo arrivo..

Vento freddo, gelido e cattivo,

resisto  spaventata….non ci sei…

 

Una pagina di tenerezza

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Il babbo – di Ivana Acciaioli

La cosa che credo di non aver mai perdonato a mio padre è stata quella di invecchiare, con tutto ciò che comporta questa parola, mentre gli ho perdonato di aver perso interesse per la propria vita e di aver deciso di poter morire, che poi sono in realtà due facce della solita medaglia.
Quando penso a lui lo vedo giovane, gli corro incontro, lo stringo forte alle gambe; era un uomo di piccola statura ma a me bimba sembrava un gigante , rappresentava la forza, con lui niente mi spaventava , questo deve essere il padre per ogni bambino.
Bastava il suo sguardo serio ad intimorirmi, ma un suo stesso sguardo all’occorrenza mi infondeva sicurezza e nel lettone il calore del suo corpo era la panacea di tutte le paure.
Quando cominciava ad imbrunire mi avviavo giù per la viottola fra i campi verso la strada principale e quando la sua bicicletta imboccava la strada bianca cominciavo a correre, lui agitava la mano, il nostro era un tacito appuntamento, tornava dal lavoro ed io lo attendevo per salire sulla canna della grande bicicletta nera, orgogliosa di arrivare con lui nell’aia dove tutti potevano vederci.
Mi prendeva fra le braccia e mi issava davanti a lui, io alzavo il braccio e con  la mano  agguantavo il suo cappello, me lo ficcavo in testa, il borsalino di pelle nera odorava di brillantina, il babbo la metteva sui capelli per tenerli lisciati all’indietro come usava allora; la tesa mi calava sugli occhi, non vedevo quasi niente ma il mondo intero era lì con me.
Questa è l’immagine più ricorrente della mia infanzia con lui, forse per la tenerezza e l’intimità di quel momento, forse perché mio padre in quelle occasioni mi pareva particolarmente bello, pedalava con sicurezza, la bici non oscillava, mi sembrava di volare ed ero certa che con lui non sarei mai caduta, appoggiavo le mie piccole mani sulle sue forti braccia; io ero la sua bambina e lui era il mio babbo.

Ispirandosi alle parole di altri: “Rivedo da capo il cielo colorato di sole”

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“Rivedo da capo il cielo colorato di sole” (da Amata solitudine di F. Battiato) – di Ivana Acciaioli

Diciott’anni, un bichini alla moda e la voglia di costruirmi un nuovo personaggio addosso.
Stesso mare ma nuova vita, quella dei diciotto anni.
Un asciugamano ed un barattolo di Leocrema ultima moda per l’abbronzatura.
Mi alzo presto per catturare i primi raggi di sole quelli per un’abbronzatura duratura, il sole splende ed io non apro gli occhi, non condivido queste vacanze con nessuno, misteriosa e raccolta in un nuovo mio mondo fatto di luce e pelle calda, super ambrata e unta.
I miei vecchi amici non hanno il coraggio di violare la mia nuova identità.
Dopo dieci giorni sono nera come il carbone, annoiata a morte, ma non intendo rompere il patto che ho fatto con il cielo azzurro ed il sole.
Poi eccolo, il nuovo ragazzo della compagnia, bello, alto, curioso della mia riservatezza.
L’amore rompe le mie barriere, via il vasetto della crema e solo baci e carezze.
Squilla il telefono, è lui, che mi ha lasciato alla fine di  quell’estate di quattro anni fa per una bionda formosa, proprio stamani mi cerca, dice che rimpiange  la genuinità ed il calore del nostro amore.
Io rispondo:-Mi dispiace oggi mi sposo.