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Parlare inutilmente – di Gabriella Crisafulli
“Il silenzio è d’oro”, ripetevano i miei genitori. E io invece son sempre stata con la bocca aperta da un orecchio all’altro. Ho raccontato tutto a tutti, assetata com’ero di parlare con qualcuno con cui condividere le mie esperienze. Mi piaceva anche entrare in contatto con le persone: avevo perduto il mondo palermitano affollato di nonni, zii, amici, parenti, … e lì, a Como, non frequentavo nessuno. Così il giorno della mia Prima Comunione, durante il rinfresco in casa dopo la cerimonia, mi muovevo felice fra gli invitati, tutti adulti. Quello era il periodo alto – borghese della mia famiglia e il giro di conoscenze ruotava intorno a persone eleganti, raffinate, un po’ snob, a cui i miei tenevano molto.
I regali furono bellissimi.
Mi avvicinai ad una signora di cui avevo sentito dire dalla mamma che aveva avuto un evento felice e per farle le congratulazioni usai la parola “condoglianze” creando un enorme imbarazzo e risatine di convenienza.
Non so se quella fu la prima, ma ho una carriera di “gaffes” che ho collezionato nel tempo.
Una volta, ero molto giovane, in una cena fra persone che avevano il doppio della mia età, venni presa di mira dal sommellier di una famosa enoteca fiorentina, al quale era stato chiesto di stappare un vino speciale.
Lui adempì puntualmente al rituale della presentazione del nettare prezioso, sciorinando tutto il suo vocabolario.
Io non avevo mai visto niente di simile e guardavo con attenzione e stupore tutte le operazioni. L’ultima fu quella di versare un po’ di vino in un ciotolino che portava appeso al collo. Lo avvicinò alle labbra sorbendo del liquido, aspirandolo fra i denti e snocciolando le giaculatorie del caso. Dopodiché mi piazzò lo scovolino sotto il naso e mormorò:
“Prego signora!”
Io lo guardai imbarazzata.
Mormorai sottovoce:
“E io devo bere lì?”
Al che il poverino, più affranto di me, replicò:
“Il bouquet, signora, prego, il bouquet!”

Visioni di anime contadine – di Lorenza N.
Il problema è che se seguo la sequenza di parole non mi viene in mente nulla. Allora provo dal fondo: contadine, anime, visioni. Niente lo stesso. Oggi non è proprio giornata. Provo dal mezzo: anime. E lì volo molto in alto. Seguo l’anima nell’attimo che esce dalla bocca di una persona che si spegne; tanto che a volte viene posata una moneta sulla labbra per trattenerla, oppure per pagare Caronte il traghettatore di anime, perché la faccia oltrepassare per andare in luoghi felici. Ma si sa che essa il modo per lasciare il corpo lo trova comunque. Infatti si dice “inanimato” un corpo che non ha più vita. Se penso a ciò che resta di una persona che non c’è più, mi consola l’idea che resta la sua anima fra noi a ricordarcela a farcela rivivere nei gesti, nelle parole, negli odori, sensazioni, affetti , emozioni e perciò non la perderemo mai.
E così compare anche la sua immagine nella visione di una colombella che vola, come viene spesso raffigurata nelle iconografie dei quadri nella rappresentazione dello “spirito”. Lo stesso che estraeva mio cognato contadino facendo la sua grappa speciale, tanto illegale quanto buona e forte, che a forza di assaggi gli faceva avere le visione di parecchie anime contadine spesso e tanto volentieri.

Parole rubate – di Gabriella Crisafulli
Sono state giornate furibonde *
senza atti d’amore
senza calma di vento
e son seduta qui
a ripensare
a trovare una strada per non soffrire
troppo
per guardare avanti
non scivolare nel rancore
e sentire in gola di nuovo
il sole che nascerà
Spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro
mi scorrono nel viso
sogni, sorrisi
pedalate
panini, pomodori
con tempi, giorni
vacanze in libertà
e so che resistere
è il solo modo di andare
Mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
con le valige in mano
verso l’isola del tesoro
dove tra lacrime e sorrisi
ti ho ritrovato
amante di cavalcate selvagge
di notti complici
di pelle vellutata
di corpi sfiniti e appagati
* De Andrè Anime salve