
Certi passeggeri malumori – di Stefania Bonanni
Arrivano strisciando, sempre più silenziosi, si infilano nelle scarpe e formicolando salgono su per le gambe, poi più su, soffermandosi nel petto, lì dove nasce e vive il respiro. E, come soffiando, cambiano il suo ritmo, che diventa corto, a momenti un po’ ansimante. Non si fermano i malumori, contraggono le spalle, affossano il collo, induriscono il sorriso, fanno ronzare le orecchie e per ultimo, si impossessano dei pensieri.
Con un misterioso, portentoso talento, scacciano quelli un po’ banali, quotidiani, che regolano le funzioni semplici di giornate comuni, e trivellano in profondità, e non si fermano, fino a quando non riescono a trovare le pietre dure, quelle che si sono sedimentare chissà dove, ma così in profondità da rendere l’estrazione troppo costosa anche solo per essere tentata. Allora si manifestano ricordi che si pensava non facessero più male, ed invece si scopre che certi giorni restituiscono loro grande fiato. E non basta ancora, arrivano paure indicibili, pensieri neri, incubi pronti a cascarti addosso.
Chissà perché basta uno strano senso di malumore a dare l’esatta misura dello spessore del filo su cui si cammina.
Per fortuna ho sempre sentito molto i cambiamenti del tempo. Spero davvero piova presto, e per tanti tanti giorni.
Molto bello. Brava!
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