Quadri bianchi

Sembravano quadri…. – di Rossella Gallori

….cose semplici , senza cornice, troppo bianco, poco nero…non scorgo  altri colori, perché vedo, non guardo.

Mi avvicino, più nero , nel bianco, forse un piccolo punto rosso.

Cerco di toccare, tocco quelle grandi tele, persone, neve, ombrelli chiusi , chi corre , chi cammina ,chi arranca …il piccolo punto rosso, diventa più grande.

Quello che mi sembrava insignificante, quasi brutto, fino a pochi minuti prima, mi appare più vivo. Lentamente, entro nel sogno, cammino nella neve , partecipo ad una processione disordinata,  niente rosari, solo un silenzio ovattato dal bianco, dal freddo dal vagare……

E quel punto rosso diventa un faro, nel mio migrare….ho strani compagni paralleli. Piccoli fantasmi mi fanno compagnia .

…..tele immense, piene di anime, di pensieri, di esseri umani…di cammino…di speranza…

Eppure sembravano semplicemente  ……quadri.

Giorni bianchi

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Sono stati giorni bianchi – di Stefania Bonanni

Sono stati giorni bianchi, quelli appena passati.

Giorni di valigie, e non erano mie le cose che le riempivano. Non erano neanche cose conosciute, non tutte, quelle nelle valigie. Erano cose comprate in un’altra città, alcune in un paese straniero, cose che non ho mai visto indossato. Cose di una vita lontana, altra da noi.

E silenzi. Cosa dire? Qualunque domanda poteva scatenare ansia. Perché raccontarsi l’ansia non la diminuisce, anzi la moltiplica. Rende reali le brutte fantasie, rendersi conto che qualcun altro condivide le tue paure, ha pensato quelle stesse  cose angoscianti.

Allora, meglio stare zitti, camminare in punta di piedi, lasciare che il tempo passi, che venga il giorno della partenza, senza aumentare il carico. Senza fare discorsi di saluto, senza essere patetici. Come stare nella nebbia, cercando di prevenire i colpi che si corre il rischio di picchiare, ma senza fermare il cammino di nessuno.

Non siamo usciti, negli ultimi giorni . Siamo tutti stati sempre in casa, al caldo, vicini, attenti a non fare discorsi dolorosi. Attenti a non dire neanche che sarebbe andato tutto bene, perché anche questo avrebbe significato che c’era la possibilità che potesse andare storto qualcosa.

Zitti, a vedere un Sanremo che non abbiamo seguito. Ognuno perso dietro il bisogno urgente che il tempo passasse veloce, e il desiderio di fermarlo, quel tempo che non è tuo. È solo suo,  é il tempo giovane di una vita solo sua, bello da seguire nei sogni e nel coraggio. Ed ogni volta il viaggio è più complicato, lo scopo mette sempre più alla prova. E si può solo seguire da lontano, sempre più nel cuore. E poi ricominciano le telefonate serali, quelle che non sono interessate al senso delle parole, ma più al tono. Quelle voci che parlano ad altri organi, oltre le orecchie, e che per le mamme parlano sempre di più ed aldilà, con la presunzione che solo la mamma può capire, e che sa se va tutto bene anche solo da quel “ciao”.

E vengono alle labbra preghiere, che ci sia chi le tiene una mano sulla testa. E vengono alla mente pensieri onesti e razionali. Sta andando ad affrontare un progetto che ha cercato e voluto, viaggia in aereo, ha soldi e comodità per affrontare disagi.  Di questi tempi, tutti si sa, sono altri i giovani che fanno viaggi pericolosi. Però restiamo qui, si ricomincia ad aspettare un messaggio, uno squillo, una parola detta con voce sorridente. Siamo qui, in un tempo bianco, attutiti, appuntiti, abbracciati, più vicini che mai.

L’eterno silenzio

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Il silenzio di mia madre – di Ivana Acciaioli

La sua voce è flebile.
Accosto l’orecchio alle sue labbra.
– Ma quanto ci vuole?
-A fare cosa? Non capisco, sta sognando?
Poi le parole si stampano chiare, crude, terribili in quella sua attesa tragicamente cosciente.
Mi sento impotente, non  ho risposta se non le lacrime che scendono in amaro silenzio.
Non lo so mamma.
Quante risposte mi hai dato tu, ma io per te la risposta non ce l’ ho e la temo.
Alla fine me la consegni con  il tuo eterno silenzio.

La ricerca del silenzio

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La ricerca del silenzio – di Ivana Acciaioli

Mi hanno dato il compito di cercare il silenzio.
Il silenzio è come la perfezione, qualcosa di impossibile.
Concentro tutto il mio essere verso il silenzio ma percepisco il soffio leggero del mio respiro ed il rumore involontario e compresso della deglutizione. Il mio corpo non sa stare in silenzio e non voglio, il battito del cuore è incessante e guai se quel rumore cavalcante mi  abbandonasse.
Allora la mia ricerca si rivolge all’esterno ed è ancora più difficile,  ne percepisco più che il desiderio il timore.
Il mio sguardo cade sullo spartito poggiato sul pianoforte, e lì lo vedo, sta fra le note sulle righe del pentagramma, è importante il suo ruolo, senza di lui non c’è musica, ma non è il silenzio che cerco, quello che voglio ascoltare per dire almeno una volta che ho raggiunto l’impossibile, la perfezione, la bellezza assoluta.
Il silenzio interiore , quello dei pensieri, quello proprio non lo cerco.
Quindi mi devo accontentare?
Pochi istanti rarissimi, piccole pause dalla parola, dall’ascolto, dal mondo che circonda, pause di breve durata, piccoli attimi di perfezione e di più non si può.

Il silenzio quando è d’oro

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Il silenzio – di Tina Conti
Ho scoperto il silenzio dentro di me in età adulta.
Ho lavorato molto per scoprire quanto mi parlava  e quanto aveva da dirmi.
Mi piace molto ritrovarmi anche nelle situazioni di  allegria, compagnia e calore ma, ora che mi sono scoperta ad ascoltarmi, non ne posso fare a meno e le pause che cerco di prendermi fissano le emozioni e le esperienze con più energia.
Adesso ho più consapevolezza e tento di gestire il silenzio in me anche in modo non istintivo, mi faccio più coccole, ascolto il vento ,i passi, la voce delle cose,
Sono abituata ai rumori della campagna, mi sono modellata le giornate con quei pieni e vuoti, quando sono nella vita di città, sento il limite, devo rientrare.
Il silenzio, la pausa, danno armonia alle cose, per me non c’è mai silenzio assoluto.
Qualcosa parla lo stesso, anche se le nostre orecchie non lo sentono.
In certe situazioni però, il silenzio come risposta ad una richiesta, mi fa sentire incerta, insicura, vorrei un commento, un giudizio spassionato.
Non sapere cosa si pensa o si è capito rispetto ad un fatto o una esperienza mi lascia un senso di angoscia ,
Non sopporto il silenzio punitivo, quello che  mi fa sentire in altalena,  angosciata, rabbiosa.
Preferisco il dialogo, anche in una situazione conflittuale .
A volte però riconosco che il silenzio è d’oro.