Silenzio di difesa

auto-3107479_960_720

 

SILENZIO DI DIFESA:   IN TAXI – di Simone Bellini

 

– Buongiorno, dove andiamo ? – chiedo all’anziano cliente del mio taxi.

– Mi porti in via Cavour –

Non ha detto neanche buongiorno, già questo mi indispone un po’!

Parto secondo il mio itinerario che prevede corsie preferenziali.

– Perchè il tassametro non è partito da zero? – domanda sospettoso.

-Guardi che il tassametro non parte da zero perchè c’è una quota delle tasse comunali –

– Macchè tasse e tasse – mi interrompe quello – eppoi sta facendo un giro più lungo, vuole fregarmi ! – sta diventando paonazzo.

Capisco, allora, che il nonnetto, non conosce le regole del nostro servizio. Cerco di spiegarmi, ma non vuole sentire ragioni. Allora,con tranquillità, mi zittisco senza arrabbiarmi, provando un po’ di tenerezza per quel vecchietto che per tutto il viaggio inveiva contro di me aspettandosi una mia reazione.

Vedendo la mia calma si placò.

-Ma come- disse- mi sono arrabbiato, l’ho offeso, ho inveito fino ad ora e lei è rimasto impassibile in silenzio, come mai mi scusi ?-

-Ho capito che lei non conosce il nostro servizio taxi. Comunque non si preoccupi, decida lei la cifra, che sia giusta, a me andrà bene.-

Stupefatto mi diede anche la mancia scusandosi.

 

 

Il non silenzio

monkey-987886_960_720

Silenzio o non silenzio? – di Mimma Caravaggi

Non sono mai riuscita ad affrontare il silenzio, non mi piace, non mi è mai piaciuto. Non so stare in silenzio devo dire sempre la mia in ogni occasione, non per avere l’ultima parola ma per dare il mio parere.

Il silenzio di solito mi imbarazza se sono in compagnia e a casa quando sono sola con Albert c’è troppo silenzio. Se ascolto il TG devo dire la mia e la reazione di solito è forte come lo Shsssss di Albert che prova a zittirmi perché vuole sentire. Io d’altronde non riesco ad ascoltare senza intervenire e allora per la buona pace del menage mi metto a leggere per restare in silenzio ma a volte interrompo lo stesso per dire la mia!!!! Anche al lavoro non sono mai stata capace  di starmene buona da parte come la maggior parte dei colleghi ma sono sempre intervenuta per ragioni di giustizia come quando, finalmente, dopo 15 anni mi proposero per una promozione che fu sostituita con un bonus da 200.000 lire. Molto, molto arrabbiata quando il Capo mi dette la lettera con l’assegno non l’accettai ringhiaziandolo e dicendogli che poteva comprarci, con quei soldi, un bel cappellino per sua moglie !!! Eh sì  il non silenzio è stato sempre la mia croce per tutta la  vita. Vera mi diceva spesso che il silenzio a volte è d’oro, ma io non le ho creduto.

Ciao come stai?

autumn-2480532_960_720Quando l’amore se ne va – di Nadia Peruzzi

Ci siamo rivisti dopo qualche mese. Ci siamo appena sfiorati ad un semaforo, del tutto impreparati all’imprevisto.

Imbarazzati, non siamo riusciti ad andare oltre un banale: “Ciao, come stai?”. Scattato in automatico, più che desiderato e cercato. Era uscito da solo.

Troppo poco per quello che c’era stato fra noi. Intesa, passione, tenerezza! Nei mesi della nostra convivenza, bastava guardarsi negli occhi e un intero mondo si apriva.

Decisamente troppo per quello che avevi combinato. Ti saresti meritato tutto il ceffone che non ero riuscita a darti, e tutte le parole che non avevo potuto vomitarti addosso per liberare il cuore dal dolore che mi aveva lasciata impietrita.

Un giorno, senza alcuna spiegazione, te ne sei andato. Dopo, nessuna telefonata. Nessuna risposta ai miei messaggi e alle mie chiamate. Non per riportarti da me, ma per capire.

Il tuo silenzio e la negazione di te e di qualsiasi contatto si è fatto, giorno dopo giorno, lama dolorosa che mi sono portata dentro e addosso nel tempo dell’abbandono. Domande senza risposta. Dalla tenerezza, talora anche troppo sdolcinata, al disinteresse condito di cattiveria. Come può essere possibile? Perché? Si può cambiare all’improvviso? Da quanto durava. da quanto covava tutto questo, senza che io mi fossi accorta di nulla?

Domande che hanno incontrato solo il silenzio dell’assenza, come risposta. Tu non c’eri, nessuno ,se non te, avrebbe dovuto rispondere. Silenzio, silenzio, silenzio, attorno trovavo solo quello mentre giravo nelle stanze vuote di te, del tuo profumo, delle tue cose.

Le domande man mano hanno smesso di esser formulate al vento, e si sono piantate dentro il cuore come macigni, quasi tradotte in colpa per non aver compreso, per non essermi accorta dei tuoi disagi, in anticipo .Come potevo, se non hai mai lasciato trasparire nulla delle tue insicurezze e delle tue insoddisfazioni?

Così il “Ciao ,come stai” l’ho vissuto insieme come il tutto e il nulla.

Anche la flebile risposta, mista di imbarazzo da parte di entrambi, ”bene”, altro non è stata che una forma di silenzio.

Le parole vere, quelle che mia avevano tormentato l’anima in quei mesi erano rimaste al loro posto. Di colpo ne avevo compresa la totale inutilità.  Cosa dire ad uno così?? La rabbia, pure svanita di colpo. Non ti meritavi neanche quella.

L’ho capito in quel momento e in quel luogo, aperto, assolato, limpido e terso nel frizzore di questa bella giornata invernale, che non meritavi nulla!

Né le mie parole, né tutti i tormenti e tutto il dolore che mi avevano tenuta bloccata nei mesi precedenti.

E’ stato un attimo, rivelatore.

Ognuno ha ripreso la sua strada, dopo un altro attimo di imbarazzo. In silenzio. Il mio era pieno di disprezzo, ma ora, lo sentivo, aveva anche il sapore di una liberazione. Mi strinsi addosso il cappotto e allungai il passo!