Lo sguardo del mattino

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Un prezioso contributo dell’amica Francesca Piccinetti che ci segue da Fano e che pubblichiamo con il suo consenso. La foto, di sua proprietà, è quello che si vede da casa sua. 

Il giro del mondo – Di Francesca Piccinetti

Sono le sette del mattino e la betoniera del cantiere sotto casa è già in funzione, abito al quarto piano, non dovrei sentire alcun rumore, ma lei mi fa da sveglia. Precisissima come un orologio svizzero! Da architetto dovrei solo fare complimenti a profusione ad una squadra di operai così ligi e puntuali, ma da donna con problemi di insonnia (a tratti…perché poi arriva il giorno che stramazzo sul divano alle nove di sera!) vi vorrei dire … ok, lasciamo stare.

I gatti miagolano dietro la porta della camera, devono avere un sesto senso (o anche un settimo ed un ottavo) non ho ancora mosso un dito e sono rincantucciata sotto le coperte, ma loro hanno fame, sanno perfettamente che sono sveglia, quindi “soldato! alzati e dacci il rancio!”. Con un occhio chiuso e uno aperto arrivo in cucina, schivando i gatti che mi tagliano la strada (la fame è una brutta bestia, ma occhio ragazzi, ho la prontezza di riflessi di un bradipo a quest’ora, gatto avvisato mezzo salvato!). Verso i crocchi nella ciotola e mi faccio il caffè.

E’ lunedì e pare ci sia un gran fermento in questa zona…anche il nuovo inquilino del piano di sotto ha deciso di sistemar casa…perché non cominciare con una serie di fischer per fissare l’armadio a muro? Si poteva optare per la pulizia del bagno, per la scelta del colore delle tende, ma vuoi mettere un sano (e tanto maschile) buco nel muro!

Vabbè…vediamo se la nebbia oggi ci dà tregua… Apro la finestra della cucina, che bella la vista da qui, mi è sempre piaciuta, perché i brutti dettagli vicini a te non li vedi, vedi solo le colline morbide all’orizzonte. C’è ancora un po’ di foschia, è ancora freddo e non ho il coraggio di uscire in terrazzo, ma vedo il convento lassù in cima, il castelletto poco più sotto e lo sguardo cerca di carpire tutti i dettagli, cerca di spingersi più in là che può. Il pensiero lo segue a braccetto con la curiosità, vedo muoversi qualcosa lungo la strada che sale su verso l’eremo, una macchina, chissà chi è, un frate? Un fedele in cerca della sua pace interiore? O magari il giardiniere (anche lui come gli operai comincia presto le sue giornate).

Sborbotta la caffettiera e il profumo si diffonde, buono l’odore del caffè di prima mattina! Già questo mi basta per svegliarmi definitivamente e nel tempo della colazione e delle coccole ai gatti (sono due viziati, e un po’ lo sono anche io in questo, quindi cinque minuti tutte le mattine sono per grattini e fusa) il sole si alza e la foschia si dirada.
Devo fare delle cose al computer, non ho molta voglia, con una giornata così tersa, un’aria così limpida, pungente, ma bellissima, chi me lo fa fare di stare davanti allo schermo. Faccio una pausa e non resisto, mi bardo tutta e vado fuori, faccio il giro del terrazzo (non sono matta, è che il terrazzo è più grande di casa!) vado a salutare le mie piante, soprattutto la chicas, una specie di palma che mi da un sacco di soddisfazioni, le chiedo come sta (con sto freddo, poverina, lei è abituata a temperature caraibiche). Sembra strano, lo so, ma son convinta che le piante, in quanto esseri viventi, ce l’abbiano una sensibilità (beh, in alcuni casi, credo ne abbiano più di certi soggetti), quindi almeno un “ciao, come stai?” se lo meritano.

Gli operai del cantiere sotto casa lavorano, oltre alla betoniera adesso c’è anche il camion con un nuovo pezzo di impalcatura, la stanno scaricando e altri ne montano una parte su un lato della casa. Un gran casino, insomma, condito da qualche urlo del capocantiere che irrompe come l’acuto, che non ti aspetti, di un soprano con smanie da prima donna. Alzo lo sguardo ed eccolo lì, l’aria è proprio pulitissima, all’orizzonte vedo il Catria, il mio indice lo copre tutto volendo, ma lui c’è. E penso, chissà cosa c’è dietro e intorno, chissà se anche lì c’è una betoniera in funzione o un gatto affamato. Poi mi giro e dall’altra parte, tra un condominio e l’altro, un triangolo di mare, luccicante e tanto blu.

Mi viene un pensiero, se cominciassi a camminare sempre dritta in direzione del mio sguardo e se è vero, com’è vero, che la terra è sferica…beh tra un po’ di tempo mi ritroverei al punto di partenza. La questione è: come? Sarei sempre io, ma diversa, avrei sempre i miei due gatti di cui prendermi cura e che mi dimostrano affetto e riconoscenza incondizionati, ma nel frattempo avrei visto mille cose nuove. Belle e brutte, avrei incontrato mille operai che con le loro betoniere fanno casino in sottofondo, qualche capocantiere con smanie da prima donna che ti distrae ogni tanto e anche qualche pseudo ristrutturatore di appartamenti con la fregola per i fischer. Tutte distrazioni sul cammino, che è lungo una vita, ma tu non ti distrai perché vuoi arrivare all’orizzonte, sporgerti e vedere quello che c’è di là, perché pioggia, sole, neve e vento fanno parte del pacchetto (e la mamma ti ha insegnato da piccola che l’unica soluzione è vestirti a strati) e i disturbatori sono lì per metterci alla prova, per vedere se resisti, se ce la fai.
Probabilmente i miei gatti, come adesso che sono uscita in terrazzo, mi seguirebbero, perché loro mi vogliono bene e camminerebbero al mio fianco. Sono pochi rispetto alla quantità di gatti nel mondo, ma sono i miei compagni di viaggio, l’una capitata per caso, l’altro mi ha proprio scelta.

Penso di nuovo (ribadisco che ho sempre pensato troppo!) che nell’ultimo periodo di disturbatori e prime donne ne ho incrociati diversi (o forse son sempre stati lì a tessere la loro tela), ma per fortuna li ho riconosciuti e più passa il tempo e più la mia abilità nello smascherarli si affina. A volte sono rumorosi come gli operai del cantiere ( che ora, grazie al cielo, sono in pausa pranzo finalmente!), a volte inaspettati e prepotenti come il capo cantiere ( che infatti è un capo e non un leader, il che, fa tutta la differenza del mondo), a volte distruttivi come il ristrutturatore folle. Ma scaricata la loro betoniera, fatto il loro acuto e fissato l’ultimo fischer, non resta poi molto. Fanno di tutto per raggiungere il loro obiettivo, far sentire quant’è forte la loro voce e dire al loro piccolo mondo: guarda che come fisso io gli armadi a muro, non lo sa fare nessun altro! (il narcisismo dilaga! E per qualcuno l’umiltà è un nuovo tipo di reato non ancora regolamentato). I disturbatori hanno una caratteristica, guardano il loro piccolo orticello, un po’ come l’altro mio vicino di casa che ha appena acceso il suo trattore (residuato rumoroso del ’15-’18) perché vuoi mai perderti una giornata di sole dopo settimane di nebbia!!? Tutti presi da una gran fregola di fare, di parlare, di costruire, ma sempre con lo sguardo a terra, senza distoglierlo dall’ultimo dei sassolini sul selciato, preoccupati moltissimo dell’unico ago disperso in un pagliaio enorme, che magari ha pure il tetto rovinato e l’acqua entra inesorabile. Ma soprattutto, poverini, si perdono questo fantastico tramonto: rosso, arancio, blu e bianco, una meraviglia per gli occhi e per lo spirito.

E ora l’orizzonte è nitido, il profilo delle colline è nero con il sole rosso subito dietro. C’è calma ora e mi sembra quasi di essere abbracciata da quei raggi, c’è quasi una sensazione di calore (ma è una suggestione, siamo a febbraio, la mente si sa: è potentissima!).
E’ tutto calmo…che io abbia già fatto il mio primo giro del mondo e non me ne sia accorta?!
Non so, forse…o forse è solo cominciato, tu Fra, continua a guardare avanti e non distrarti.

Francesca Piccinetti