Scintille in bottiglia

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Maria Laura Tripodi: Le bottigliette

Sono liquidi sospesi. Sono gelatine che non lasciano passare niente. Le stelline colorate sembrano rincorrersi e non raggiungersi mai.

Ma la bottiglietta azzurra con i sassolini che si posavano sul fondo e facevano un suono che sembrava una musica sud americana?

Ma le paillettes che si illuminavano e si spegnevano come quelle attaccate sui bustini delle gemelle Kessler?

Forse in una di quelle bottigliette c’era un fogliolino di carta con un messaggio dentro.

Le quattro bellissime

Germana Fantini: Libertà rinchiusa

4 bellissime bottiglie  hai fatto, cara Cecilia, ognuna è  diversa dalle altre nel colore, nel fruscio, nella luce e nella brillantezza, ma tutte hanno la stessa caratteristica ed è  “un tappo  che le chiude e le soffoca”…..Perché. ?……….Sembra il simbolo di una libertà limitata e rinchiusa in uno spazio ristretto, momentaneo, spezzato.

 

Gruppo in bottiglia

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Roberta Morandi: Luccichii colorati in bottiglia
Che cosa mi hanno detto le bottiglie colorate viste attraverso la luce  delle candele? Anche nulla.
Che forse oggi sono sprovvista di emozioni?. O forse non mi  lascio attraversare da esse.
Sono meno permeabile, non più dura, solo meno fluida, i pensieri che, come tutti, ho, sono più attaccati e non si lasciano attraversare da giochi innocenti di bottiglie colorate e sonore.
Perbbaccolina Roberta  come sei marmorica!
Non mi sciolgo con niente, sarà la pioggia, la giornata uggiosa o forse il Natale  che arriva e che mi vorrebbe luccicante e uniformata a tutto il resto.
Già, in questi giorni sto criticando proprio tutto, dalle luminarie in piazza a quelle delle case, all’opulenza a cui ci invitano i messaggi televisivi e non.
Devi essere buona per forza e per forza felice e accoglievole, devi fare doni a tutti, pacchi pacchetti pacconi, senza dimenticare nessuno, devi addobbare il giardino di lucette intermittenti da mal di testa: ma io non ne ho proprio voglia!
Quelle bottiglie colorate e luccicanti di stelline e campanellini, il profumo speziato del panforte, buonissimo, di Ivana, e i campanellini intrecciati con i peperoncini rossi e le scorzette  della Tina, tutto mi invita al Natale: mi sento spinta e attratta verso questo buonismo superficiale e fasullo fatto di convenzioni-tradizioni a cui non puoi sottrarti  senza indispettire qualcuno e a nulla serve spiegare, perché non c’è  niente da spiegare…
Ora, siamo noi, le solite matite piccole e colorate più che mai, il nostro gruppo: ecco qui sto bene… noi siamo vere. Grazie donne!

Fluidi diversi…….. fluttuano

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Ivana Acciaioli: Fluttuare

Fluttuavo.
Per tutta la mia infanzia credo di aver fluttuato.
Ero una bambina cattiva?
Ero una bambina sporca?
Sentivo mia la colpa. Ma non ero colpevole.
Mi scoprivo forte nel fare cattiverie, perché i buoni erano i deboli.
Ho sofferto scegliendo di proteggere i miei genitori, a nessun bambino spetta farlo.
Fluttuavo ed adesso ho voglia di urlare.

La corsa all’oro

file_15_27Nadia Peruzzi: Promesse

Bottiglie, acqua, rosso e blu, bagliori, frammenti di cose e di vite. Tesori che si sono persi in un mare agitato, o sparpagliati in un lago tanto tempo fa.

In una appare una medaglia di foggia azteca e fa capolino in un turbinio di stelline dorate.

In un’altra, ciottolio di sassi avvolti nel blu profondo, che si rincorrono e confliggono mentre il liquido li culla e quasi li accarezza.

La terza bottiglia ci dona pagliuzze dorate, e un sogno che fu di molti uomini in un tempo lontanissimo. Fu una vera migrazione quella che segno’ la Corsa all’oro, in cui si unirono speranze di raggiungere ricchezze incalcolabili o almeno un nuovo orizzonte da toccare con mano e da cui ripartire.

Rosso cupo e liquido denso: la quarta bottiglia, questo ci offre. Un pugno nello stomaco, perché ti vien da pensare ad un grumo di sangue cosi’ tanto vischioso, da scivolare male dentro la bottiglia. Si muove a fatica, quasi oppresso dal peso di tutti quei corpi stivati in carrette che solcano acque infide e procellose.

Se cerchi di immaginare qualcosa, non riesci a vederci  che tutte le anime  andate perse nei nostri mari mentre erano in cerca di una promessa di felicita’ e di pace.

Azzurro opaco

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Carla Faggi: L’estate è azzurra

Il rosso dell’inverno.

L’azzurro dell’estate.

E’ opaco, ha bisogno di luce per diventare rosso trasparente. Come il sole che tramonta e tinge di rosso il cielo, gli alberi diventano rosso scuro e le colline sullo sfondo rosso polveroso.

L’inverno è rosso, rosso sangue, rosso fuoco.

Azzurro come il mare d’agosto, le cicale che cantano come le biglie nella bottiglia, un rumore forte ma confortante.

L’azzurro che riscalda l’aria. L’oro che impreziosisce l’alba sul mare.

La luce che diventa azzurro e poi si trasforma e diventa oro.

L’estate è azzurra.

Quando Simone supera se stesso……

 

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Simone Bellini: PRIMO ULTIMO DELL’ANNO

Le belle famiglie numerose di una volta, quelle di sei, dieci, dodici figli, nati nell’incoscienza di un futuro, ma nella felicità del momento, avevano nomi facili da memorizzare ma privi di fantasia. Secondo la successione si chiamavano Primo, Duilio, Settimio, Ottavio e quando ne nasceva uno in età già avanzata quello era Ultimo.

Il problema si presentava al momento di registrare all’anagrafe il Primo o l’Ultimo della famiglia “Dellanno”.

Spiegazione di un evento

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Simone Bellini: BOTTIGLIE BRILLANTI

Fate addensare la bava di leone mescolandola con schiuma di lumaca, diluendo il tutto con dosi di sangue di drago, avendo cura di spargere uniformemente polvere di stelle girando continuamente con il romaiuolo in modo che non si attacchi al fondo del paiuolo.

Se il sangue di drago non basta aggiungere ampi sputazzi!!

Imbottigliare e presentare il tutto ai partecipanti di scrittura creativa per sentire che bischerate tirano fuori.

Il compleanno in bottiglia

 

bluEmilia Caravaggi: LE BOTTIGLIE DI CECILIA

Mi ricordano il mare bello di un blu intenso che sfuma verso il verde chiaro e poi sempre più scuro fino a diventare nero quando il sole lo lascia al tramonto in attesa della luna e le stelle. Mi ricorda un mio compleanno finito in mare a mezzanotte. Un’acqua caldissima e piacevole fin quando non uscivi fuori e iniziavi a tremare e correvi per raggiungere il primo asciugamano a riva scambiandolo con quello di un altro. La luce lunare per quanto riflettente sull’acqua scura non ti permetteva di vedere granchè. A riva, seduti l’uno vicino all’altro per non sentire troppo freddo, si intonavano canti e cori senza perdere lo spettacolo delle piccole onde che arrivavano a riva precedute dal loro dolce mormorio quasi a farci da accompagnamento.

Parola complicata

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Emilia Caravaggi: INTABARRATA

Come tanti piccoli, facevo molti capricci anche perché tutti mi viziavano molto essendo la più piccola di tre sorelle, per cui a volte prendevo delle bizze terribili che neanche la mia mamma riusciva a spuntarla nonostante la sua calma e pazienza. Così un giorno di Agosto, decisi che dovevo mettermi il pellicciotto bianco di calda lana di pecora. Piansi all’infinito fin quando mamma, stanca dei miei strilli, andò all’armadio dove erano custoditi gli abiti invernali e tirò fuori il pellicciotto odorante di naftalina. Lo indossai e uscimmo sotto il caldo di Agosto. Resistetti un’oretta intabarrata nella pelliccia sotto gli sguardi attoniti di tutti poi finalmente decisi di toglierla. A quel punto Vera, la mia mamma, si impuntò affinchè continuassi ad indossarla fino al rientro a casa. La tolsi e la misi sulle spalle ma non si attenuò il calore che ormai si era insediato dentro il mio piccolo corpo, ma questa volta vinse Vera e dovetti trasportarlo fino alla fine della passeggiata e rientro a casa. Non ho più indossato il pellicciotto neanche d’inverno.

 

Una parola che non mi piaceva

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Rossella Gallori: Il frigorifero

Arrivò cosi, grande, grandissimo, un Philco!!!!!! Bianco, un orso polare con lo sportello e la maniglia.

Era il primo regalo vero, che “ si capiva“ fatto con amore .

Non so bene, se io ricordo perché c’ero o perché me lo hanno raccontato.

Lo zio Alberto, con Guido suo fratello lo portò  su per le scale, ce lo mise in cucina e se ne andò. Non volle un grazie,  non volle un bacio,  lo salutammo dalla finestra, io sulla seggiolina, gli altri in piedi, felici.

Io, quel frigo, lo avrei messo al posto della nonna, mi sembrava più  utile, meno freddo, il che  è tutto  dire….Nella sua camera nera, via tutto e: un bel frigorifero, una tavola di formica rossa, magari le sedie blu…e via la nonna.

Beh sinceramente,  da piccola volevo anche una stanza per la televisione,  una  pure per il mio orsetto intignato…

Ecco si ora lo so volevo far sparire le persone e sostituirle con le cose.

Ma di quel Philco mi innamorai, di lui mi ricordo la sua pancia piena: un pollo, dico un pollo !!!Pomodori e dico,  po mo do ri  e la co to gna ta….e non dico altro,  perché non ricordo bene se c’era uno zampone o no.

Capite, lo zio aveva pensato a tutto. Soprattutto  a  noi.

 

 

Suggestioni in blu

 

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Aldo Bombaci: Dettagli

Occorre spirito di osservazione per notare il dettaglio ma questa volta per me, che pecco di questa dote, non è stato difficile vederlo dentro l’acqua blu della bottiglia;
come fosse la bottiglia del naufrago che chiede aiuto ed arriva sulla terraferma spinta dalla risacca.
L’ho presa in mano, l’ho girata, l’ho osservata in controluce, e ci ho visto la tragedia dentro.
La richiesta di aiuto di una zattera alla deriva, con tanti sassolini ad indicare, forse, il numero di persone;
E due piccoli ciucci, forse, di altrettanti piccoli bambini.
Chissà se è la mia fantasia, o davvero il tentativo disperato di restare aggrappati alla vita

 

 

Toccare senza mani

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Rossella Gallori: BOTTIGLIE COLORATE ROSSE e BLU

Mi sembrava schiuma, senza profumo, in una vasca di piranha.

Mi sembrava un feto conservato nel ventre di una madre lunare, fredda e viscida.

Mi sembravano piccole biglie perse nel mare, straniere in fuga.

Mi sembravano, conchiglie vecchie, figlie  di un viaggio inutile, immerse nel vino economico, di un supermercato anonimo.

Mi sembrava sangue blu, mi sembrava acqua color alchermes.

Mi sembrava tutto e nulla, poi mi sono svegliata e mi son accorta di non averle guardate, le ho toccate senza mani, senza cuore.

Le bottiglie magiche

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Stefania Bonanni: Una magia piccola piccola

Sangue d’anguilla, ali di pipistrello, baffi di topi, polvere di farfalla, squame di tonno, perle di conchiglia, pelle di lucertola, sale e pepe q.b.

Agitare bene, riempire le bottiglie, far bollire nel pentolone coperte di acqua di mare, riporre al fresco nell’ultimo ripiano in alto, nella grotta.

Dopo quaranta giorni e quaranta notti, in una notte di plenilunio, senza stelle, si può aprire la bottiglia. Una volta aperta, si ricorda che deve essere conservata in frigorifero.

Non è un elisir, non è un filtro, solo una magia piccina piccina: ci si condisce la pasta, al sabbath.

Suggestioni di una bottiglia colorata di rosso

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Lorenzo Salsi: Una spuma al bitter

Sudato, fradicio, la partita era stata vinta.
Al campetto accanto alla chiesa  faceva un caldo birbone.
Scontro feroce dopo le scelte, una fatica da non credere sotto il sole in quel modo.
Una squadra di 8 e una di 9, perché se no qualcuno rimane fuori e non può giocare.
“Madonna che caRdo ! ” ,” OH e l’è luglio se ‘un fa caRdo ora, quandE e deve fare? “. Discorsi da grandi sentiti da piccini.
Si aveva 10 o 11 anni, chi più chi meno. ” So’ di ’60 “, “Io di’ ’59 “.
I più bravi Massimo e i’ Cippe, gente nata con la palla fra i piedi, qualcuno addirittura alcuni anni più tardi giocò in serie B.
Bravi, facevano le scelte come capitani l’uno contro l’altro per bilanciare le squadre. Se no che “sugo” c’era, non c’era gioco.

” CaRdo, madonna che caRdo!”  e polvere, mammina quanta polvere, rivoli di sudore che si portavan via la polvere dalle tempie, dalle guance e ti rigavano il viso. Non era abbronzatura era sudicio .

” Goooooool …….” grandi!!, si vince .
E poi al circolo : “Una spuma al bitte(r)….oh, pagate voi che avete perso ….” “Sì ma da 25 (lire) ……

E ci si abbracciava mentre si beveva.