Rumori al buio

Rossella Gallori – Rumori al buio…e non è notte

Non era stata una vacanza,  speciale niente era più  da tanto tempo,  se non fosse stato per quel cane,  che ogni tanto abbaiava, ed il mare che sbatteva il suo io sulla roccia,  non mi sarei svegliata. ….ed avrei continuato a dormire forse per giorni,  senza cibo per il corpo,  senza luce per l’anima. Quella casa vicina al mare,  mi era stata forzatamente consigliata,  tipo : vai ti farà bene devi staccare!!!!

Più  che staccato,  avevo steccato,  come un vecchio giocatore di biliardo,  che non prende più un colpo,  perché le buche si chiudono dispettose,  ed il panno verde è solo uno stupido cencio.

Ma ormai ero li,  con due gatte grasse e rosse, con una coperta patch work sbiadita e scucita …toppe solo toppe.

Misi qualcosa addosso,  una vestaglia grigia trovata in bagno,  un bagno freddo e segnato dal tempo,  dove l’acqua scendeva a gocce dal rubinetto chiuso,  battendo un ritmo snervante; sgualcita ma pulita mi scaldò,  un’amica  di stoffa…..

Trovai la forza di farmi un caffè,  scottandomi…

I croccantini per le belve,  il pane per me,    fuori pioveva…..io sola…sola …

Fuori….fuori qualcuno cantava.

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Lorenzo Salsi – Temporale 

Lasciammo che l’acqua ci bagnasse. I tuoni ti facevano trasalire ed io cercavo di proteggerti con un abbraccio serrato ma non potente.

Fu piacevole essersi fatti sorprendere dal temporale, un po’ pericoloso per i fulmini ma la giovinezza non prevedeva il pericolo, anzi, come figli di Odino, rimanemmo lì fermi, contenti.

Poi superato il culmine delle dune, lasciammo il temporale  a sbizzarrirsi in mare. Dietro le spalle.

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Chiara Bonechi – La carrozza

Al buio ho ascoltato…
All’inizio sembrava il rumore del vento, subito dopo no, ho sentito il rumore delle ruote di un carro che procedeva, non troppo veloce, verso la destinazione e mi sono immaginata un carro, poi una carrozza trainata da cavalli lungo un percorso su strada sterrata che si apriva fra campi e boschi. Mi sembrava di scorgere una gentil signora nella carrozza.
Il cocchiere spingeva i cavalli verso la villa di lei, lei che si poteva permettere, verso la metà dell’800, questo lusso; era davvero una signora.
Il suono di un campanello ha annunciato l’arrivo.
Vedo il cocchiere che scende e che fa scendere lei.
Finalmente si svela il suo volto, il suo corpo con abiti da viaggio, il suo cappello e con fare elegante si muove, sorride e si avvia verso casa.

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 Aldo Bombaci – Il vento

Sono dentro un canyon, il vento soffia, a momenti è troppo forte, mi spinge, mi butta giù per terra; poi si placa, diventa dolce e dalle rocce sento il cader delle gocce d’acqua che non hanno avuto il tempo di ghiacciare.

Fa freddo!

Sono solo in mezzo al nulla, soltanto il cielo sopra me mi accompagna e guida verso la meta sperata.

Odo lontano il latrare dei cani, là è la civiltà, chissà se potrò raggiungerla, chissà se potrò salvarmi, sono loro a condurmi; ma posso fidarmi o è solo una eco ingannatrice che rimbalza sopra queste antiche rocce?

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 Carla Faggi – Passeggiata

Questa mattina sono stata a passeggio sulle colline sopra casa mia.

Volevo fare una passeggiata meditativa, quindi mi sono concentrata sui rumori attorno.

Il fruscio del vento, voci lontane, il pesticcio dei miei scarponi, poi lontano lontano l’eco dell’autostrada.

Dal silenzio iniziale interrotto solo dai suoni della natura sono passata a sentire principalmente i rumori lontani della città.

Volevo staccarmene ma non era facile.

Mi arrivavano pure pensieri su cose e persone e non riuscivo a liberarmene.

Provavo a concentrarmi sul respiro, sui miei passi. Niente da fare.

Allora mi sono detta “va beh, lascia che sia!” quindi libera dalla concentrazione e dalla ricerca di mente libera mi sono dedicata con leggerezza e tranquillità a pensare cosa preparare a pranzo!

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Mirella Calvelli:  Suoni e rumori nel buio…………

Era l’estate del 1970, avevo compiuto 8 anni e i nonni avevano preso in affitto una casa nel Senese.

Arrivammo eccitati, io e i miei 5 cugini, di cui io ero la più piccola e l’unica femmina.

Felici senza i genitori, pieni di progetti per quei 15 gg all’insegna della libertà.

Disponemmo i nostri bagagli nelle stanze che la nonna ci aveva assegnato e cominciammo a progettare con chi e soprattutto a che ora saremmo andati a dormire.

Arrivarono in un lampo le dieci e la nonna ci intimò di andare a dormire, non prima di essersi lavati i denti…

“Nonna non c’è acqua!!! Nonna qui puzza ed esce marrone….”

Ci portò sopra una bottiglia di acqua minerale e quella sera ottemperammo così a quella funzione.

Che bello quel letto fresco, lenzuola pesanti, ma bianche e un po’ ruvide.

Non riuscivo a prendere sonno e dopo aver provato a comunicare con gli altri, la figura della nonna apparve sulla porta per spegnere la luce…..”Nonna non è giusto io sono da sola!!”

“Ma tu sei una femmina, non puoi stare con gli altri!! Ora dormi e domani vedremo”

Sarà trascorso poco più di un’ora, che il letto era diventato un groviglio a forza di rivoltarmi in giù e in su…il cuscino piegato, poi sotto l’avambraccio destra…”Uffa, non si dorme” “Conterò le pecore…1, 2, 3…ma cos’è questo rumore? Nacchere?…no una vecchia radio transistor che gracchia rumorosamente….Ma qui non ci sono né spagnoli, né dj…allora saranno gli Ufo che cercano di mettersi in contatto….”
Lo strascichio della rete ora si sente bene, sembra vento e poi due bip…..”E se fossero i fantasmi?, questa casa è così vecchia che saranno su nel solaio…..Lì ho visto, durante la perlustrazione, due grossi bauli, di chi saranno stati? Sento il suono delle campane in lontanaza che mi riporta alla mia camera…e la voce del nonno imprecante che stava cercando di far tornare l’acqua…

Meno male è solo una questione di idraulica!!!
Dai Mirella, ora puoi dormire…

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Maria Laura Tripodi: Rain Man

Gastone era bagnato fradicio. Il cappotto inzuppato gli pesava addosso e il temporale non accennava a diminuire di intensità.

La boscaglia era fitta e a tratti inciampava, ma in lontananza, nel buio della notte, gli parve di intravedere una luce. Nello stesso momento udì il latrare di un cane e fu certo di essere quasi arrivato a un rifugio sicuro.

Camminò ancora per un po’, ma gli sembrava che la luce invece di avvicinarsi si allontanasse.

Alla fine arrivò. Il cane lo accolse abbaiando come un forsennato e tirando la catena con violenza. Poco lontano si udiva lo sferragliare   di un treno che con malavoglia affrontava il suo cammino nella pioggia.

Bussò.

Venne ad aprirgli un’anziana donna. Lo guardò senza sospetto e accennando al suo cappotto zuppo lo invitò a entrare.

All’interno c’era un bel calduccio e tre bambini stavano ascoltando una favola seduti intorno al camino acceso.

Si sedette insieme a loro e gli sembrò di essere arrivato a casa.

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Elisabetta Brunelleschi: ATTESA

Una sera, in casa, tanti anni fa.

Io e la mamma siamo in cucina e tutto è silenzio.

Nella campagna notturna della mia infanzia i rumori sono rari.

Nella strada, dalle sette in poi, transitavano uno o due mezzi e niente più.

Quella sera stavamo aspettando il babbo. Non tornava, era in ritardo.

Con le orecchie tese siamo sedute in cucina pronte a percepire da lontano il ronzio del motore che non arrivava.

Oppure sì, da lontano giunge uno scoppiettio.

No, non è il suo!

Dal rumore del motore si poteva riconoscere il proprietario.

<< Questa è la lambretta di Antonio, senti come va!>>

<< Si è fermato laggiù, è la giardinetta del Tucci>>

<< Sale ancora, sarà quello della Cerrini. Eh, torna anche lui tardi!!>>

E poi tra un motore e l’altro il silenzio, solo silenzio profondo, denso, un silenzio da sprofondare.

Chissà forse la mamma era in ansia. Ma non lo dava a vedere.

Intanto noi continuiamo ad aspettare. La tavola è apparecchiata e le nostre mani si allungano verso la cucina economica accesa dove sono appoggiati i tegami con la cena.

Ecco un suono lontano come un friggere che sempre più distinto si avvicina: è lui, è il suo motorino: il Mival.

Chissà quali ritardi il magazzino, il camionista, la strada, …

Il motore si spegne, la porta si apre e il silenzio finisce con il nostro parlare.

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Lorenza – L’importante è andare.

Un attimo prima che arrivi il buio sento la sirena dell’ambulanza, poi con l’oscurità arriva il rumore dell’acqua, un cane che abbaia, e poi mi sembra di udire un treno che passa.

Fra questi suoni e rumori scelgo il treno che rappresenta per me “l’andare”. Dove non importa, quando non si sa, il bello è andare, vedere, conoscere, sperimentare, gustare cibi, odorare profumi, ascoltare suoni e sentire sensazioni. Ogni volta che  ho viaggiato è come se avessi vissuto altre vite. Non ero più io, ma un’altra persona, in un altro mondo, con altre persone. Io stessa cambiavo il mio modo di essere e sentire. Nel buio ho viaggiato e ricordato.

Mi ha riportato qui il suono delle voci dei bambini, entusiasti e allegri, le stesse che hanno quando escono da scuola; un luogo che li ha trattenuti contro la loro volontà, che forse era quella di andare via, dove non si sa. L’importante è andare.

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Stefania Bonanni: L’albero di Natale

Non fu il rumore, a svegliarmi. Piuttosto la sensazione che il silenzio non fosse più così totale. Mi buttai di sotto al letto alla svelta, mi infilai le ciabatte, e corsi davanti alla finestra che dava sulla terrazza. Nonni chiudevano più le imposte di quella finestra, da quando si era fatto un albero di Natale grandioso, in terrazza.

Oddio! L’albero di Natale!! Non c’era più!

Restavano due tremule lucine, a nuotare nella notte, una rossa ed una verde, in alto, come lucciole.Come poveri resti di uno spettacolare filo di luci, di addobbo rosso e verde. Nulla, non c’era più nulla. Continuava nella notte un gentile, piccolo crepitio, a non infastidire. Sarà stato un corto circuito, sarà stato l’umido. Sarà stato un sovraccarico di corrente. Non era il caso di lasciarlo acceso tutta la notte, in terrazza. Ma era così bello!! Si vedeva da lontano. Un peccato, spengere la meraviglia.

Ho raccontato che è stato un incidente aereo. Che babbo Natale, con la slitta, non ha resistito, ha provato ad atterrare in terrazza, e le corna delle renne hanno provocato un disastro impigliandosi nei fili elettrici.

Nessun animale si è fatto male in questo racconto, solo un’abbruciacchiatina alle corna.

In lontananza si sentivano ancori piccoli latrati. Non erano cani, erano le renne che si lamentavano riprendendo il volo.

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Roberta Morandi: All’improvviso il buio
La luce va via insieme a quel senso che primo fra tutti ci fa percepire la realtà intorno, lasciando campo libero all’udito e all’olfatto.  Ecco, appunto, il pane di Mirella ha invaso tutti i miei sensi e al buio è  subito esploso, poi, lentamente sono arrivati suoni e rumori che mi hanno catapultata nei cantieri dell’autostrada, invasivi e padroneggianti  le nostre esistenze, sia di giorno che, talvolta anche di notte. Sensazione sgradevole,  per cacciarla  lontano da me ho dovuto concentrarmi sull’altro “rumore”…
Piove, in riva al mare, le onde hanno la solita ritmicita` di sempre: quel loro ritirarsi dopo aver spumeggiato  sui miei piedi mi fa sentire bene, in  armonia. Chissà perché il mare mi da pace, e, per parafrasare Edoardo de Filippo, “ una pace senza tempo” immutabile e fresca, e poi piove, piano, leggero, non mi bagna e basta, mi accarezza e mi accoglie in un abbraccio umido e lieve.

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Sandra Conticini: Il treno

Oh dove arriverà quel treno che sento in lontananza, e da dove verrà.  Sono qui in questa campagna sperduta e non riesco a capire  cosa possa essere quel rumore che io penso sia il rumore di un treno che corre sulle rotaie. Immagino sia degli anni 40-50 con i seggiolini di legno duri e sopra vi siano signore con i grandi cappelli e colli di pelliccia tutte incipriate, imbellettate e profumate con i loro compagni vestiti con mantelle nere e bastoni d’argento.

Le aiutano a scendere come dei veri gentiluomini.

Il rumore del treno non si sente quasi più, ma vedo una lucina rossa in lontananza, deve essere il cosiddetto  fanalino di coda……ma allora era proprio un treno, non ho sognato!!!

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Ivana Acciaioli: Silenzio

La casa è silenziosa.
Il senso di vuoto che è in me affiora.
Rumori lievi giungono senza offesa.
Il tempo inganna le assenze.
Piove.
Cambia la luce nella stanza mentre la penombra avanza.
La solitudine si fa più densa.
Piove e tutto si infrange.
In  me non cambia niente.

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Tina Conti: Emozioni al buio

Notte, buio ma non troppo, un uomo prepara la paglia per le sue bestie, si sente calore, alitano insieme, gli animali si muovono al buio, lo riconoscono, l’aspettavo.
Si apre il portone, le assi scricchiolano ,i portelloni sbattono.
Dalla cucina una folata di vento fa entrare  l’odore del pane appena sfornato.
Laggiù si sentono rumori di festa, ci si prepara per la veglia di Natale.
Ormai Valerio può  prepararsi, tutto è stato fatto, andrà con la sua slitta alla chiesa.
La sua bella sposa con il vestito della festa è già andata, ha ancora un po’ di farina sul naso, e le mani hanno segni di farina sulle unghie.
Senso di pace, di serenità, di vita concreta.
Il lavoro, la famiglia, gli animali amati  e da accudire  riempiono la vita.
Tutto procede con armonia ,la famiglia gode della semplicità  e essenzialità  delle cose.

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Simone Bellini: Piove!

Allora vado a portare fuori il cane ,che questo tempo mi pare stia cambiando. Stamani c’era un sole che spaccava le pietre !-

– Va bene , poera bestia  e’ da un po’ che mugola, vai vai !-

Non si fa in tempo a voltare l’angolo che comincia a tuonare, non piove ancora, ci dirigiamo verso il prato dove solitamente andiamo ed ecco le prime gocce .

– Dai sbrigati Gigler, fai quel che devi fare e torniamo a casa.-

Ma quello se la prende comoda, gira di qua, gira di là, annusa dappertutto ed intanto la pioggia aumenta.

-Andiamo, che ci si inzuppa tutti! –

Si scatena il finimondo. Quando arriviamo a casa siamo da strizzare per quanto siamo bagnati.

Dopo una bella asciugata giocando alla fune con un panno di lino, ci riposiamo. Che fare con un tempo cosi’?

Quasi quasi mi metto a scrivere!

Un tuono, un lampo…..via la luce! PERFETTO !!!!!

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Gabriella Crisafulli: Burrasca in Maremma

Ti ricordi? È stato complicato ma ce l’abbiamo fatta. Sembrava la nostra nuova vita. Io andavo in bicicletta e tu facevi il tragitto in auto. Lungo la strada per il mare si sentiva l’eco del disastro di qualche giorno prima nel rombo dei cavalloni e nel sibilo del vento. Ma il sole splendeva nell’aria tersa e frizzante. Io mi sentivo euforica. Una nuova vita. Mi andava bene anche così. Pensiero  positivo sebbene nell’abbaiare nervoso dei cani si sarebbe potuto avvertire un presentimento.

La burrasca aveva fatto mille danni e sulla spiaggia erano ammassati cumuli di canne, tronchi, rami. Un disastro. Ma era passata. Ci si faceva strada a stento. Ma tutto brillava.

Siamo rimasti seduti nel sole a scrivere poesie. Una delle tue è rimasta incompleta. Ho perduto la brutta.

Forse siamo rimasti lì.