
Volevo scrivere qualcosa sul rosso…colore del fuoco, della passione, dell’amore, del sangue, delle ciliegie, dell’anguria, delle fragole, dei lamponi, dei pomodori ……..
Quante cose sono tinte di rosso……………ma a me d’istinto è venuta alla mente una vestaglia rosso rubino di flanella, svasata, abbottonata fino al collo, con la goletta rotonda, le enormi tasche a “toppa”, i bottoni grandi fasciati , legata in vita da una cintola attorcigliata………
Che descrizione particolareggiata …E la penso appesa dietro la porta di camera dei miei, immobile, lunga, inanimata….si perchè ha perso vita da quando te ne sei andata è rimasta li a sorvegliare la stanza…Per un po’ l’ho spostata da un gancio all’altro, poi l’ho coperta con l’accappatoio di mio padre…ma un giorno è caduta e nel raccoglierla ho sentito il tuo profumo di lavanda..Mamma.
Sei sempre stata una donna modesta, semplice, schiva, taciturna.
Mai un vezzo, non ti truccavi, non portavi gioielli, ma sapevi di buono, di pulito e di lavanda, appunto…
Sarà per questo che la tua ultima dimora è coperta di lavanda e che nel tuo giardino un cespuglio immenso di questa pianta rigogliosa, invasiva, aggredita da migliaia di insetti ancora ti ricorda……
Ma la vestaglia era rossa, civettuola, immensa, perchè tu mamma eri una donna grande, anche nelle misure…
Il sabato tornavo da scuola e dal fondo della strada ti vedevo al balcone, avvolta dalla tua meravigliosa coltre rossa….e anche la tua voce era imponente mentre cantavi le arie della Butterfly……
Ho sempre pensato che avevi una voce importante…….ti ricordo felice in quelle arie Pucciniane, in Chiesa durante la Liturgia, le conoscevi tutte!!! E anche quando eri arrabbiata con me o mio fratello i toni erano alti, ma sempre intonati, mai striduli.
Chissà se non fossi nata in una famiglia tanto umile, tu avresti potuto studiare canto.
E quando ti abbracciavo altezza vita, gli occhi, il viso, la bocca sprofondavano in quel rosso rubino…sento ancora il “ pelino“ della stoffa sulle mie labbra.
Proprio perchè eri semplice, riservata e umile, quel rosso era qualcosa di più…Infatti è stato l’ultimo tuo indumento a lasciare la nostra casa……..
Era una tua creazione, il tuo lavoro di sarta eccellente…perchè cucivi camicie e vestaglie da notte per un negozio importante…eri brava, pochi segni sulla stoffa con l’unghia e poi veloci le forbici tagliavano sapientemente mentre la sinistra teneva il tessuto…
Come quella pezza di seta ….sempre rossa, corallo stavolta, fatta volare come una tovaglia sul bancone dove lavoravi, io sotto con le gambe incrociate vedevo ricadere i lembi di questa seta così lucida e luminosa………era la mia tenda berbera…………..Poi quel ticchiettio metallico delle forbici vive facevano scivolare a terra piccoli pezzi di questo tessuto così prezioso….quello era il mio bottino!!
Sarebbero diventati abiti per le mie bambole, braccialetti e gioielli che mi avrebbero adornato i capelli.
Ma non se ne poteva prendere troppa, era costosa tanto al metro, era per le signore…anche gli avanzi.
Sì era splendida, ma tu mamma eri da flanella, calda, accogliente e rassicurante……la seta non ti apparteneva, se non per lavorarla, era troppo fredda per te…..
Sei stata la mia tazza di tè, il mio brodo caldo, la mia coperta di lana…………Non parlavi molto, non giudicavi, mai……….Ma la tua maestria è stata che sei riuscita a far parlare i tuoi oggetti, e continui a farlo, meglio di te stessa…..
Come mi piace… ti vedo.
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