Macchia – lacerare – frequentarsi
Il convento di clausura
L’inglese e le suore – di Luca Miraglia

Non saprei dire come mai, o per quale strana scelta dei miei genitori, invece di essere a giocare con i miei amici di strada mi ritrovavo in quell’aula a studiare i rudimenti della lingua inglese.
Era un luogo tra il cupo e il fatiscente, a cui si accedeva dal chiostro di un convento di suore di clausura. Una enorme macchia d’umido sovrastava la porticina d’ingresso di una stanzetta apparecchiata ad aula con pochi banchi in legno, una cattedra sbrindellata, un alfabetiere illustrato alle pareti.
Ricordo bene il sorriso gentile della maestrina che accoglieva noi rampolli un po’ sgarrupati di borghesia emergente anni ’60.
Ricordo bene anche le sverze dei banchi che regolarmente laceravano le ginocchia già un po’ sdrucite dai giochi lasciati da poco per strada.
“Hello!” “Good afternoon!” appena entravo.
“Bye bye” le due paroline magiche che subito avevo capito voler dire “Ciao, ciao!” e che soprattutto significavano la fine di quell’ora di noia mortale.
Bye bye e si schizzava fuori a ricercare la luce, il sole, i giochi, il frequentarsi con il gusto della libertà bambina.
Poco importava se la suorona portinaia ci redarguiva ogni volta che ci mettevamo a correre verso l’uscita. A volte tentava anche di blandirci con qualche caramellina d’orzo autoprodotta, o con i ritagli delle ostie che le suore preparavano per le messe. Noi via, via, via…….
non si fugge dai ricordi, si coccolano o si infamano….ma saranno sempre i nostri…rispetto per ” la macchia d’umido” un pò paesaggio, un pò coraggio quello di scappare…. bye, bye….
"Mi piace""Mi piace"