Macchia – frequentarsi – lacerare
Ambiente : Eremo di Camaldoli
Moto e libertà – di Lucia Bettoni
foto di Lucia Bettoni

Per più di mezzo secolo sono stata una motociclista, una motociclista sul sellino posteriore.
Per cinque chilometri su quello anteriore.
Si, per cinque chilometri ho guidato io la moto, una BMW GS 750, ma questa è un’altra storia…
Con Luca ho percorso in lungo e in largo quasi tutta l’Italia, isole comprese e anche prima di lui già di chilometri in sella ne avevo fatti molti, perché gli uomini della mia vita hanno avuto una cosa in comune: la moto.
Fra tante, quella che ho amato davvero è stata solo una: la Moto Guzzi California. Era splendida, Luca la teneva sempre pulita, una moto senza macchia, senza polvere, nera e argento, accogliente come una mamma chioccia, veloce per le strade asfaltate, un po’ meno per quelle sterrate di campagna.
Ma quante strade sconnesse abbiamo percorso!
Sentieri lacerati dall’acqua su colline e montagne.
Ricordo bene Campo Imperatore. Che avventura indimenticabile!
Campo Imperatore è uno dei luoghi che dell’Italia io amo di più. Arrivammo lì in estate, un paesaggio lunare ci accolse.
I paesaggi brulli sono quelli che toccano particolarmente il mio cuore.
Emozionata guardavo girando la testa in ogni direzione con i capelli al vento.
Poi per una stradina sassosa poco adatta ad una moto di grossa cilindrata, al cui inizio un cartello ammoniva “Percorrete questa strada a vostro rischio e pericolo”, scendemmo verso Santo Stefano di Sessanio.
Lo scenario che apparve ai nostri occhi è rimasto nella memoria per sempre.
Una torre circolare svettava in cima al piccolo paese di pietra, appese ai suoi merli sventolavano strette e lunghe bandiere colorate,
Per un attimo pensai di essere stata catapultata nel medioevo.
Poco più in là Rocca Calascio, set cinematografico de “Il nome della rosa”.
Paesaggi e luoghi indimenticabili di un pezzo d’Italia che poi non saranno risparmiati da un pesante terremoto.
Quello era anche il periodo in cui vivevamo nella nostra casa sulla collina.
Le giornate cominciavano aprendo le finestre e salutando la montagna: Vallombrosa e Saltino erano di fronte a noi.
Quando nel fine settimana le giornate erano soleggiate o senza pioggia, spesso montavamo in sella e via…
Raggiungevamo le nostre montagne in poco tempo e poi scendevamo verso il Casentino per risalire spesso in direzione Camaldoli.
Raggiungere l’Eremo era una delle nostre mete abituali e preferite.
Viaggiare in moto attraverso la natura è un’esperienza che non ha prezzo.
Per me, per noi, la moto non era sinonimo di velocità ma di libertà, libertà di andare verso luoghi poco frequentati, isolati, a volte quasi deserti, dove la natura fosse la protagonista assoluta.
Viaggiando in moto si stabilisce un contatto e un dialogo privo di parole, che si nutre di energia, di emozioni e sensazioni che passano da pelle a pelle. Un linguaggio di mani, di corpi che vivono all’unisono, che si può veramente definire qui ed ora.
Bisogna stabilire un equilibrio perfetto perché tutto sia fluido leggero e possibile.
Il passeggero deve potersi affidare completamente al conducente, e nello stesso modo il conducente deve poter contare sulla “morbidezza” del passeggero.
Rigidità e paura non sono consentite a chi viaggia su due ruote.
…un Luca “pulente” per una donna esigente, elegante, “corrente”, osserva, ricorda, fa moltissime foto, ce le mostra: mai sfocate…..direi
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