La vera storia di Carla

Eccomi, sono Carla – di Carla Faggi

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Primi anni settanta.

Non ero fatta per vivere a Settimello.

Non ero fatta per essere fidanzata.

Non volevo una vita uguale a tutte le vite degli altri.

Io volevo essere un’altra cosa, ma ancora non sapevo bene cosa.

Nella mia stanza c’era di tutto, bandiere dei pirati, un manifesto di Bob Dylan, ovviamente il Che Guevara, disegni del kamasutra, giornali accatastati dell’Unità molto letti e studiati nella politica estera. Era in quel luogo che programmavo le mie mosse future: volevo andarmene, fuggire dal mio presente, lo vivevo stancamente ed in maniera complicata, tutto mi sembrava banale, scontato.

Io invece volevo vivere in maniera disordinata, fatta di colpi di scena, come un coltello che trancia una tela, come uno scalpello che scolpisce un David, come una eroina che da sola parte per l’estero.

Scelsi quest’ultima opzione. Partii per Parigi come ragazza alla pari presso una famiglia francese.

I miei genitori quasi si ammalarono quando li informai.

Settimello si scandalizzò.

Però niente mi fermò.

Presi il palatino di pomeriggio a Firenze ed al mattino arrivai alla Ville Lumière a la gare de Lyon.

Portai con me tutte le mie incertezze, le mie insicurezze. Anche se a Parigi ero ancora una settimellese.

Tante sono le storie che potrei scrivere di quel periodo, forse lo farò ma ci vorrà del tempo.

Ritornai, sempre con il palatino, e portai con me un ragazzo libanese, bello, bellissimo, diciannove anni.

Lo sposo, dissi a tutti.

I miei genitori si ammalarono del tutto.

Settimello si scandalizzò.