Nella casa sulla collina le porte erano state fatte dal maestro Monopoli, ebanista. Porte di massello solide e leggere. Quando il vento soffiava su Monte Farella vibravano sui cardini.
Raccontavano storie.
Il passaggio dei partigiani che, posate sul tavolo le bombe a mano e le pistole, pranzavano con la famiglia.
La caduta dell’aereo nel terreno vicino all’aia: era stato uno scampato pericolo ma anche l’arrivo di molta materia prima per quei giorni magri. Tanta tanta stoffa da ricavare dai paracadute, munizioni, meccanismi, ferraglia, rottami, polvere da sparo.
I tre ragazzi chiusi nel trulletto per le bestie a fare fuochi d’artificio con i materiali ignifughi di risulta.
L’elettricità che crepitava sui fili scoperti all’interno dell’abitazione durante i temporali. Illuminavano il buio di lampi e fulmini domestici. Bisognava stare seduti con i piedi sollevati da terra a guardare gli schiocchi sulle pareti in attesa che terminasse la burrasca.
Il rumore del motore che tirava su l’acqua dal pozzo per l’uso quotidiano.
L’operazione di difterite sul tavolo di marmo della cucina.
Le porte vibravano sui cardini anche nelle prime ore del mattino quando ci si crogiolava nel letto e i corpi si stringevano nell’abbraccio del buongiorno. Le nocche colpivano le ante che si scuotevano mentre la voce roca riportava all’ordine: “Giovanni, è l’ora di fare la spesa!”
Nel caso possa scoppiare la pace – di Nadia Peruzzi
Il vento scricchiolava dentro le porte .Questa è la prima cosa che i Pickwick notarono appena ci misero piede dentro. Un rumore per niente sinistro o fastidioso, nonostante il verbo, che era stato concepito per ricreare all’interno suoni accattivanti e rilassanti. Quella casa l’avevano scelta per la sua forma ardita. Sembrava un uccello, appollaiato su una scogliera della Cornovaglia, in procinto di spiccare il volo. Non solo per questo, però. Il dépliant di superlusso che avevano sfogliato parlava di una casa domotica di ultima generazione in cui a farla da padrona era l’intelligenza artificiale. Le luci si accendevano al loro passaggio per spegnersi un momento dopo, per prendere bagagli e valige era comparso un piccolo esercito di robot che silenziosi riposero tutto in brevissimo tempo, senza che nulla rimanesse a turbare armonia e ordine. La casa era stata studiata da un gruppo di scienziati di Huston, che non avevano avuto nessun problema fino a che il capo di quella squadra di inventori non era inciampato in uno dei piccoli robot che stavano testando ed era finito giù dal dirupo fracassandosi sugli scogli sottostanti. Il dolore fu immenso fra i suoi colleghi. Non fu da meno la preoccupazione che, nonostante fossero al completamento dell’opera con la messa a punto definitiva, qualche minimo margine d’errore potesse essere rimasto. Ricontrollarono per l’ennesima volta e visto che tutto funzionava a dovere si fece valere la regola del business is business che imponeva di metterla prima possibile sul mercato, in modo che ne potessero ricavare tutto il denaro che una casa avveniristica come quella meritava come quotazione. Quindi ricca e martellante pubblicità su tutte le riviste di settore rivolte ai superricchi. Interviste su interviste in tv, affiancati da una top model tutta “poppe e culo” che li aiutava a mostrare il funzionamento di quel gioiellino dell’elettronica applicata, per il quale bastava anche un semplice sussurro a mettere in moto gli apparecchi. Era una casa democratica, da politicamente corretto e voci e suoni soffusi. Non certo come quelle costruite dai cinesi almeno un decennio prima, per le quali c’era bisogno di ordini precisi e con voce stentorea. Roba da poracci! Qui tutto era soft. Ogni stanza il suo colore che si adattava a come girava la luce del sole durante la giornata. Le pareti del soggiorno immenso, in alcuni punti erano vere e proprie cascate d’acqua circondate da una vegetazione che richiamava la jungla nei punti più riparati e caldi, o il sottobosco delle foreste di latifoglie delle latitudini più fresche. I cinguettii che si udivano erano delle specie di uccelli che popolavano quelle zone. Di fatto il mondo, o pezzi di mondo in una casa. Le finestre in determinate ore del giorno, quando la luce era più intensa, ridevano. Risate gioiose di bambini che allietavano i signori Pickwick e non facevano sentire loro alcuna mancanza di un figlio. Erano troppo occupati nelle loro professioni per potersi permettere di circondarsi di marmocchi rumorosi, esigenti e col moccio al naso quando avevano il raffreddore. Jane e Tim erano operatori finanziari in criptovalute e lavoravano 24 ore su 24.I 10 megaschermi sempre accesi nello studio erano il loro regno del compra e vendi che portava loro soldi a palate. Una casa che faceva tutto da sola era una vera manna. Loro potevano star seduti ai computer a giornate intere tutto il resto se lo gestiva la casa da sola. Un sussurro bastava a metterla in moto. I piccoli robot erano impeccabili, nelle faccende domestiche. Come cuochi erano tutti stati insigniti di 2 o 3 stelle Michelin, quindi la tavola era sempre imbandita con piatti gourmet da leccarsi i baffi . La casa era come se la fossero cucita addosso, i Pickwick. Non uscivano quasi mai .Nemmeno per godere della vista fantastica del mare blu cobalto che avevano di fronte, o per fare un bagno nella grande piscina che per collocazione e acqua a pelo sembrava già un pezzo di quel mare magnifico. L’avidità, il fare soldi dai soldi, erano un richiamo troppo forte rispetto al mondo esterno, col suo clima spesso inclemente, il vento che sferzava tutte le cose e a volte non dava tregua, il muggito delle onde che sbattevano sugli scogli sottostanti. Il mondo esterno, la realtà era disordine e rumori per loro di un fastidio insopportabile. La metarealtà, invece, era rassicurante, avvolgente e calda come una coperta di Linus e loro avevano bisogno di questo. Anche quando il governo dette indicazioni di prepararsi in caso di una possibile guerra, non fecero una grinza. Seguirono alla lettera ciò che andava fatto e sussurrarono ai robot di costruire un rifugio anti atomico, nel caso si arrivasse anche a quel tipo di guerra da fine del mondo. Dovevano poi sistemarlo e rifornirlo di comodità, grandi scorte d’acqua e di cibo per una lunga permanenza. Si accertarono come prima ed essenziale cosa che generatore e collegamento internet fossero al top per continuare anche da laggiù nei loro traffici finanziari. Pensarono che le quotazioni del plutonio e dell’uranio sarebbero salite alle stelle , quindi cominciarono ad investire sull’uno e sull’altro. Business is business anche con una possibile guerra atomica. Venne il momento di fare una ispezione al sito che era stato ricavato ampliando un anfratto all’interno della scogliera. Scesero con l’ascensore, e si ritrovarono in tre ampi vani arredati con tutte le comodità a cui erano abituati. Cibo e acqua in quantità, colori accattivanti e caldi che sarebbero serviti a non pensare al cataclisma che si sarebbe abbattuto fuori. Erano entusiasti di ciò che videro. Una guerra nucleare a loro avrebbe fatto un baffo! Anche il portellone di spesso acciaio ,come le porte di casa era stato progettato in modo tale che al suo interno si sentisse il benefico scricchiolio, come se refoli di vento più o meno impetuosi giocassero a rincorrersi per tutta la possente struttura. Abituati al suono pacificatore e rilassante di tutte le porte di casa, colsero una lieve nota sgradevole e stridula, stonata. Si girarono in contemporanea e videro che era rimasto un solo robot ed era sulla soglia, pronto a spingere il portellone. Non fecero in tempo a fermarlo. Rimasero sigillati per decenni .Li ritrovarono mummificati dagli speleologi che avevano sentito parlare di grotte da quelle parti e di anfratti da esplorare in quella parte di scogliera nella quale era stato ricavato a suo tempo il rifugio. I rari passanti raccontavano anche di aver visto robot che facevano il bagno nella grande piscina. Si seppe di feste organizzate durante la bella stagione nella grande casa che dopo un po’ di tempo divenne un ristorante da 4 stelle Michelin, frequentato da persone che venivano da ogni parte del paese, anche perché nonostante tutto i prezzi erano popolari. La casa sulla scogliera era diventata una piccola società democratica, in cui tutti facevano il loro lavoro ma senza padroni ,e tutto funzionava a meraviglia .Qualcosa di eccezionale, come lo erano i piatti che venivano proposti nel menù. E la guerra atomica? Ah, quella? Mica c’era stata. I capi che erano pronti a farla scoppiare erano stati cacciati a calci dai loro concittadini, che avevano preso in mano le redini di tutto quanto e avevano deciso di far scoppiare la pace. Nel nuovo mondo le criptovalute nessuno sapeva cosa fossero. Qualcuno fra i più vecchi, si ricordava di aver letto qualcosa di simile nei fumetti di Nembo Kid ,anche se aleggiava più di un dubbio, data l’età, che potesse trattarsi con maggiori probabilità della Kriptonite.