Il Secondo Titolo di Stefano

Il rosmarino non capisce l’inverno – La neve in fondo al mare

La neve e il rosmarino – di Stefano Maurri

Era forte e asciutto come lo erano quasi tutti in paese. Lavorava per la fattoria del conte e come tutti si ritrovava al bar mescita sul Corso scambiando un po’ di parole. Lo aveva fatto suo padre e suo nonno, ma da un po’ di tempo le idee non  si conciliavano più con quelle degli altri avventori

-Va via bischero, o un lo sai che per farsi rispettare bisogna essere forti, ma non singolarmente, ma tutti insieme

Lui preferiva lavorare e essere solo piuttosto che sentir parlare di forza che si oppone ad altra forza. Tornava a casa e continuava a curare le sue piante officinali e soprattutto il rosmarino, la pianta che aveva superato tutte le stagioni.

Mentre gli altri litigavano decise che non avrebbe fatto altro fino a quando non fosse caduta la neve.

Poco dopo cominciò a nevicare in maniera abbondante su tutto il paese e anche sul mare.

La neve era stranamente pesante e cominciava a ricoprire non solo il terreno, ma scendeva anche sul mare. Purtroppo non sapeva di ozono ma di un odore che intossicava tutto il mondo.

Il Titolo di Tina

IL ROSMARINO NON CAPISCE L’INVERNO

Il rosmarino e l’inverno – di Tina Conti

Non sono proprio il solo, l ’avete vista la forsizia tutta indorata di giallo che era quasi Natale?

Le fresie che si dondolano con sfumature viola e gialle sotto l’abete.?

Io, non ce la faccio a trattenermi, caccio rami nuovi vicino al muro, qualche fiorellino per i calabroni coraggiosi dietro al pollaio.

Poi, precipita tutto con delle ventate furibonde e rovesci di acqua gelata che fanno tappeto dei miei poveri fiorellini azzurro viola.

Non mi arrendo però, mi commuovo quando la giovane mamma, accosta il passeggino alle mie fronde per far odorare quel bimbo tutto incappucciato che allunga le manine per acchiapparmi.

Sono diventato eroico e resiliente, ho radici forti e profonde amo replicarmi in giovani talee profumate e robuste.

Sono anche diventato di moda, mi cercano per tisane calde insieme all’alloro presuntuoso.

Un posto davanti alla porta di casa lo trovo sempre, anche se a volte mi fanno morire di sete.

Fortunatamente qualche buonanima, mi versa l’avanzo di un bicchiere d’acqua, ma anche mi soffoca con cartacce e scarti di plastica.

Io resisto, a marzo però sono nel mio splendore, mi fanno compagnia fino a sera api, vespe calabroni e farfalle. All’ora di pranzo mi riposerei volentieri ma con quel ronzio non riesco a chiudere occhio, pazienza, aspetterò l’autunno e, con qualche sforbiciata mi rimetto a posto la chioma e mi riposo.

Il Titolo di Daniele

Il rosmarino non capisce l’inverno

La voce del rosmarino – di Daniele Violi

Davanti ad un raggio di sole, si ragiona sul da farsi con un immaginario dialogo e confronto che coinvolge il rosmarino con un Inverno. Del rosmarino, come pianta si può dire di tutto, ci piace sfregarlo per sentire introiettato in noi il suo profumo, il rosmarino che ama la calda estate, ma ha tanto coraggio, affronta senza esitazione la stagione invernale, impavido fronteggia le correnti fredde, pieno con la chioma, con le sue esili fogliettine. Fogliettine tutte collegate ad uno stelo, come un virgulto, ad un rametto che collegato ad altri rametti forma un arbusto che talvolta pende e ci dona uno scenario magico. Il rosmarino é coraggioso, in pieno inverno vuole distinguersi presto dagli altri arbusti. Il rosmarino si riempie di fiori già prima che il sole lo riscaldi e lo possa aiutare alla vita. È  forte il rosmarino. Si ho propagato tante piante di rosmarino, con tante porzioni di piccoli rametti, staccati dalla pianta, per aromatizzare le infornate di patate, e poi lasciati alcuni nel bicchiere per giorni. Magnificamente lo spettacolo era che il rosmarino generosamente mi parlava con le sue radichette minuscole che sbucavano dal suo corpo legnoso, di seguito, con dolcezza, loro stessi usciti dalla sua base in acqua chiedevano poi di potersi accomodare dentro una coperta di terra. Il rosmarino. Quante volte ho pensato di essere il rosmarino, un rametto di rosmarino immerso con patatine accomodate nel forno, mica male come idea, dentro una teglia una pietanza facile, si facile a farsi, pure nei sogni. Ma come una pianta può cambiarti la vita si, con o senza allegria, ti può anche cambiare la vita. Quando poi d’inverno ti accorgi che davvero una pianta di rosmarino che avevo curato in decine di anni, portato avanti nel suo avvenire, si ferma, mi vuole salutare; muore pian piano, proprio d’inverno, proprio quando doveva interpretare il suo coraggio,  nella stagione fredda per difendersi meglio con il suo linguaggio che costituito dalla propria fibra e da sostanze meravigliose, riesce a stare in armonia con la luce, i suoi simili e gli esseri viventi che lo amano e le stagioni che lo educano alla vita. Si é morto un rosmarino in inverno; mi è morta una pianta di rosmarino, una delle tante. Avrei voluto essere io quel rosmarino. È morto perché non ha capito l’inverno. É morto perché l’inverno della guerra lo ha portato via. Il rosmarino ha capito l’inverno, e per non vedere più la tragedia che l’inferno dell’inverno ha con eufemismo deciso anche per lui, se n’è andato. Avrei voluto essere io il rosmarino. Ho avuto una piccola lacrima di fronte alla sua morte, una morte d’inverno. Allora forse il rosmarino aveva capito tante volte l’inverno. È rimasto vittima. Non ce l’ha fatta più ad accettare il grande freddo che gli è scorso dentro, di fronte alla morte che sentiva attorno. Si mi  aveva parlato il rosmarino. Mi aveva detto che voleva andare, forse aveva sentito la mia anima che non volendo più scorrere sopra la tragedia della guerra, delle tragedie, che mi fanno chiudere gli occhi e piangere dentro. Si è fatto carico lui di sostituirmi. Così anche Lui si è spento. Ha sentito dentro se stesso che non poteva più aiutarmi o aiutarci. Il suo dolore per le tragedie è arrivato da lontano, da un canto portato dal vento, un canto dei suoi amici  Ulivi in una martoriata Terra e che assistono tragicamente ad un delirio e alla distruzione della bellezza di migliaia di persone. Una Terra che si voleva chiamare promessa, non ha più di niente di promettente per chi vorrà vivere. Gli amici Ulivi che come è capitato, davano da mangiare a famiglie di abitanti palestinesi e che seppur difesi questi, e gli Ulivi, da Pacifisti israeliani come lo scrittore Amos Oz, gli stessi Ulivi hanno dovuto poi salutare chi li aveva curati e cresciuti, per avere un destino diverso e forse tragico, tutto a vantaggio di coloro che con violenza hanno voluto strappare il sentimento di amore per le Piante e hanno portato la tragedia per donne e uomini.

Ho pianto per l’amore di questo scrittore, per la sua Forza con la quale aiutava i Giusti, di fronte all’ingiustizia.

Anche lui ha pianto, questo mi ha detto il rosmarino prima di morire. Si, in inverno; un inverno che appunto l’inferno della guerra, ancora ci vuole fare assistere al proprio dramma.

Ma il mio Rosmarino, generoso fino alla fine, mi ha dato Calore e Coraggio. Lui stesso, mi ha parlato tra le braccia del fuoco che riscaldandomi scoppiettando, mi faceva sentire la Sua di voce.