Riedizione di Nostalgia per Anna

CARTONI ANIMATI – di Anna Meli

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            La carta ha un buon odore, un odore speciale di libri stampati, di quaderni di scuola, di cartoncini colorati e anche di imballaggi. E’ un odore particolare che a volte ti entra nelle narici provocandoti sonori starnuti liberatori.

            Il cartoncino mi piace in modo particolare perché lo sento forte e nello stesso tempo maneggevole, capace di aiutarmi a realizzare le mie idee, le mie semplici capacità, come il costruire scatoline in cui riporre piccole cose: strani bottoncini, perline di collane strappate, piccoli insignificanti oggetti appartenuti a chi sa chi, ma ognuno col loro passato intrecciato a fatti e persone.

            Da piccola mi divertivo, soprattutto nelle serate invernali quando rimanevo sola, senza la compagnia di amici, ad immaginare storie con cartoncini dipinti e piegati in un certo modo a cui davo un nome di persona o di animale.

            Il colore determinava l’appartenenza: verde era la rana che gracidava nello stagno di carta del cioccolatino, rosso era il fuoco, marrone la lepre che fuggiva via veloce di fronte al fucile nero del cacciatore verde e viola e poi…poi appariva la carta mago, mal ritagliata e scarabocchiata che terrorizzava tutti costringendoli a ritornare nella loro scatola in attesa di un nuovo gioco.

            Ripenso con nostalgia a quei momenti a quelle storie fantastiche che mi facevano provare sicurezza e, qualche volta, anche un certo senso di smarrimento, ma erano le mie storie segrete e in esse ci stavo bene come in un rifugio solo mio.

Analisi semiseria postelevisiva di Stefano

 Memorie sul vaso – di Stefano Maurri

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 Dopo l’approvazione da parte di Ursula del riarmo europeo si diffuse in tutto il paese una frenesia: quella di andare alle armerie e comprarsi ognuno la propria arma: p 38, fucili mitragliatori, ogni cosa andava bene. D’altra parte ognuno interpretava il ri-ARM come voleva… nel frattempo nel paese si celebrava il caso Calenda, che,  preso da un irredentismo furibondo, voleva il ritorno di Fiume all’Italia e noleggiò un aereo Caproni Marchetti della prima guerra mondiale per sorvolare la città come fece D’Annunzio per lanciare volantini. Soltanto non teneva conto che l’aereo, ormai vetusto, arrivato a Ravenna cominciò a dare segni di difficoltà. Così atterrò sul litorale di Rimini e andò a mangiarsi una spaghettata di pesce. Meloni non sapeva come districarsi tra le varie posizioni e decise di prendere una posizione defilata: fece una riunione del consiglio di famiglia con la sorella Arianna, Lollobrigida e Giambruno e decisero di andare a giocare ai giardinetti di Colle Oppio come quando erano ragazzini, facendo acchiappino, acchiappa bandiera (possibilmente quelle altrui), campana, tutte le cose che li avevano formati. Ursula, anche lei, decise di tenere un profilo basso e decise di andare anche lei sulla collinetta della montagnola anche lei a fare giochi che faceva da bambina, senza proferire parola, preferendo i giochi con i compagnucci della parrocchietta sua. Intanto il Papa era giunto al 100 novantesimo giorno di ricovero e la chiesa cattolica decise di eliminare dal numero dei santi quelli di Cirillo e Metodio per evidenti incompatibilità con l’occidente, ma furono diffuse anche altre immagini del Papa che lo ritraevano in condizioni abbastanza buone, disteso a letto ma sotto  il poster di Che Guevara e mentre faceva ginnastica con preparatore atletico, fatto venire appositamente dalla Virgin di Firenze. Dopo l’applicazione dei dazi i Marchesi Antinori e Frescobaldi, disperati per il numero di bottiglie che si accumulavano nelle cantine, decisero di regalarle alle case di riposo per anziani, ma quando  furono serviti, questi si incazzano dicendo sa di tappo ridateci il tavernello. I più agitati erano la massa di giornalisti della carta stampata e della televisione doppiopesisti , cerchiobottisti e forse anche un po’ piduisti che non sapevano come fare l’ennesima giravolta: se stare dalla parte di Trump… come stare dalla parte  di Putin…. ma senza sembrare….. e decisero comunque di partecipare a tutte le trasmissioni televisive dicendo  il nulla più assoluto. Alla fine qualcuno più furbo fece un po’ di conti: occorrevano  oltre 30 miliardi di euro l’anno che l’Italia non aveva e decisero che se fossero state messe delle altre tasse avrebbero perso tutte le elezioni da lì al 2050…. quindi decisero unanimemente di non farne nulla. “E l’Ucraina ?” direte voi ….beh dissero come dice una pubblicità recente di un’assicurazione: ma va a c****e!  Intanto però qualcosa andava avanti e forse fra un po’ di tempo si sarebbe potuto vedere qualche sprazzo di sereno….. nonostante tutto!

Nostalgia per Carmela

Nostalgia del presente – di Carmela De Pilla

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Nostalgia del presente

Dolore lontano nascosto da mille pensieri.

Dolore che vive nella nostalgia di un passato non vissuto

ma presente

presente nelle persone, nei luoghi, nelle emozioni che rimangono in vita.

Il tempo non cancella, non distrugge

nasconde sotto veli trasparenti

ciò che ha dato vita alla vita.

Nostalgia di un passato che è stato presente

 linfa di vita, di calore, di colore.

Come lampi ritorna nella nostalgia di un presente

che in un attimo è già passato.

Respiro e vivo

poi verrà la nostalgia del presente.

Nostalgia per Rossella B.

La nostalgia non è mancanza – di Rossella Bonechi

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” La nostalgia non è mancanza, è la presenza di persone luoghi emozioni che tornano a trovarci”

La nostalgia è come quello specchio a tre parti che usano i sarti perché ci si possa vedere da tutti i lati: è dolorosa quando si trasforma in rimpianto, è confortante quando testimonia il vissuto, è d’ispirazione quando un po’ ci si perde nella palude dell’abitudine.

Anche per me la solitudine non è mancanza, mi può mancare un sogno non realizzato o un desiderio non esaudito e le occasioni mancate, ma sono un’altra cosa; solo quel che è stato vissuto può essere ricordato con nostalgia che spesso è dolorosa proprio perché legata al non poter tornare reale. Non rammento momenti di nostalgia che non siano accompagnati da un sospiro o da qualche tremore di voce, ricordare con tenerezza e benevolenza di noi trasforma la nostalgia dolente in una ricchezza di cui fare tesoro.