Otto case e una porta

Il piccolo agglomerato di case apparve all’improvviso dietro alla collina all’uomo che stava camminando nella campagna solitaria.
Lui si avvicino ’ affrettando i passi. incuriosito. anche perché sulla carta che aveva con se’ non trovava traccia di quelle costruzioni. Arrivato si accorse che le case. alcune piccole ed altre piu’ grandi costituivano quasi un anello intorno ad una piazza lastricata . La piazza era deserta e silenziosa . Si mise a sedere su un muricciolo e, come con un periscopio guardo’ la cortina di facciate ad anello notando che c’erano solo due aperture per accedere alla piazza; da una era entrato lui e l’altra opposta diametralmente, piu’ piccola, dava sulla campagna dietro che proseguiva; ad un tratto avverti’ un rumore di passi che si avvicinava dalla parte del secondo varco; cosi’ dopo poco apparve un vecchio (non che lui fosse giovane peraltro ma quello era piu’ anziano di lui) che, vistolo, lo saluto’ con un cenno del capo e apri’ l’uscio della casa piu’ modesta . Entro’ e lo senti’ mormorare “finalmente a casa “. Poi fu di nuovo silenzio …. e l’uomo continuo’, seduto, ad ispezionare quelle case che gli parevano avere un’impronta familiare. Piano piano, appoggiato ad una pietra che gli faceva da schienale, in quella piazza si lascio’ afferrare dal sonno e con il sonno arrivo’ un sogno strano che aveva come sfondo sfuocato il luogo dove era e davanti allo sfondo passavano scene della sua vita reale, gli pareva, ma che veniva ripercorsa ed alimentata dalla piazza . … cosi’ vide se stesso aprire la porta della prima casa e si accorse che dentro ancora non c’era lui . . era nel grembo di sua madre …
1. Quel febbraio del 48 a Firenze faceva freddo e c’era la neve; sua madre era venuta dal paese nel pistoiese, per sicurezza, a stare in casa da una parente in città in attesa del parto. Sicurezza sì ma occorre anche fortuna; sì perché appena qualche giorno prima del parto era stata fissata in casa una visita di controllo di un professore medico . Appuntamento fissato, come ritrovo angolo di una piazza vicina alla casa; suo babbo con la Topolino ando’ a prelevarlo al posto stabilito mentre nevicava . ” E’ lei il professore?” aprendo lo sportello “si sono Io”; salito dentro l’auto il tempo di arrivare quasi a casa due parole del babbo sulla visita medica “medica? mai non sono un medico sono professore di lettere!”; un po’ di panico. Il letterato rilasciato sul luogo dell’ appuntamento e preso il professore vero. Dopo pochi giorni, finito il tempo, la nascita era andata bene a parte la “pera”, per dire il gonfiore della testa su un lato a causa del forcipe che aveva troppo premuto sulla testa, formando quel gonfiore spropositato asimmetrico …; per fortuna come tutta la frutta dopo un po’ la pera maturo’ e si sgonfio’ !
Quindi quella casa fu abitata credo al massimo un mese. Ma non dimenticata. Quando l’uomo passa ancora oggi da quella piazza di Firenze guarda spesso la finestra della casa; l’effetto che prova è come risalire alla sorgente di un fiume che scorre sempre.
… per quello strano sovrapporsi dei due fondali nel sogno l’uomo si vide aprire nella piazza un’altra porta della casa piu’ grande di tutte; vi era entrato infante di un mese circa …ne sarebbe uscito dopo 16 anni.
Entro’ ed un insieme di sensazioni, odori richiamarono alla sua mente ricordi.
2. In una stanza al piano primo c’era un signore in camice alto ed autoritario nei modi ed una assistente in camice armeggiava con qualcosa in una vaschetta di metallo; a cinque anni gli fecero aprire la bocca, fu tenuto fermo a sedere e con uno strumento strapparono le 2 tonsille . . si ricordo’ dell’urlo strozzato di dolore. del sapore del sangue e poi dopo nel letto a mangiare un gelato dietro l’altro ! la medicina era molto piu’ piacevole della operazione.
Al piano terra, sopra una porta vide una scritta conosciuta bene allora: “Farmacia” entro’ e riconobbe l’odore caratteristico un misto di medicinali, di aromi speziati, di caramelle che era inconfondibile. Farmacia unica del paese, dentro la casa. Era cosi’. Si rivide nelle corse a rubare caramelle d’orzo e di menta (le valda) dai vasi nelle vetrine. Nella stanza dei preparati a curiosare scoprendo che esistevano delle supposte enormi nere che venivano fatte proprio lì dal pratico di farmacia e le domande, senza risposta, a chi potevano servire? (erano supposte vaginali !). E i vasi con le sanguisughe che venivano applicate sulla pelle ed altri medicinali fatti in casa o meglio in farmacia di casa.
Nel retrofarmacia vide una poltrona occupata dal pratico di farmacia e 3 bambini (lui e 2 cuginette) arrampicati sopra che dicevano un numero di novella sempre diverso. E il signore pelato tirava fuori storie incredibili, corrispondenti al numero chiesto. Le storie duravano anche un’ora e portavano in giro in mondi meravigliosi a cavallo della fantasia.
Un suono di campanello prolungato . . ecco era di ora pranzo e tutti arrivano a quel tavolo molto grande: due famiglie: i nonni, il personale della farmacia (la zia farmacista e anche i pratici talvolta). Ridarella dei bambini: lui e le due cugine coetanee che scalciavano sotto il tavolo rimproverati dallo zio burbero. Ecco un’altra stanza ripostiglio con le pareti annerite . . sì i ragazzi riuscirono con una candela a dare fuoco alla stanza; bello il fuoco,…. poi urla, acqua a secchi, scivolone di una signora e rottura di una gamba, scappellotti che volavano e altre divieti per punizione per diversi giorni .
A piano terra ritrova la vecchia porta con i paletti di sicurezza che conduce al giardino da una parte e la scala che va alle cantine; la apre verso il giardino ed all’improvviso si fa notte. Notte calda d’estate con un grande tavolo di pietra rotondo, illuminato da una sola lampada con grandi e piccini a mangiare asparagi, tanti asparagi tutte le sere ( verdura a produzione continua dell’orto di casa) e cocomero fresco tirato su con il cestino dal pozzo. Tavolo illuminato e tutto intorno lucciole nel buio. Tavola completa di racconti del giorno; anche il cane tra i piedi in convalescenza della grande craniata presa a correte sotto l’altalena .
L’uomo affronta il buio del giardino e intravede il viale dove di giorno giocava a palla con un amico (poi divenuto prete e sempre amico ) ed il muro che serviva da compagno di pallone per lunghe partite in solitario. Dopo mezz’ora di queste partite. anche dopo mangiato, si doveva fermare e rimangiare qualcosa per non svenire.
Ancora su nelle stanze le camere di tutti compresa la nonna da parte di madre che prima della buonanotte quasi tutte le sere distribuiva da un vaso sotto chiave le chicche per i bambini che erano stati buoni…
La piazza nel frattempo si era animata come piazza di paese. Lui usci e ritrovo’ il gelataio che con 10 lire vendeva un biscotto con il gelato dentro: il pasticciere che che per 50 lire sfornava bignè alla crema enormi. Il suono dell’arrotino che passava e quello del venditore dei cenci, il lattaio in bicicletta con la misura del latte, gli amici per giocare a palline di vetro e a correre con i carretti di legno……
Dopo poco tempo, nel sogno, la casa che pulsava di vita ed era da essa illuminata . perse suoni e colori . .
La farmacia trasferita per una nuova nel centro del paese, le due famiglie divise, i nonni partiti. Anche la piazza pareva assopita; quando rientrava in casa le stanze vuote risuonavano dei passi, il tavolo grande silenzioso e solitario, nessun suono di campanello. Il tutto pareva grande ma ormai inutile .
Era il momento di chiudere la porta per sempre e passando sulla piazza di aprire altre porte ora che ormai era giovane fatto . Aprì la porta della terza casa
3. Subito nell’ingresso si capiva che l’aria era diversa; una villetta su 2 piani alla fine della città delle terme sempre nel pistoiese, con di fronte campi coltivati . Per l’uomo erano i tempi del liceo: veniva da un paese, passando ad una cittadina termale fiorita e curata; tante nuove attrattive: cinema, locali, corse dei cavalli …ed un modo di vivere la piazza meno paesano, con necessità di farsi nuovi amici. Erano gli anni del liceo e la famiglia ora era ridotta a 4 persone, con sua sorella che cresceva e diventava ragazza con cui discutere come fratello maggiore. Discussioni ed un po’ di contestazione fraterna e di conseguenza anche con il babbo. Poi per il genitore un periodo di sofferenza fisica per una operazione dolorosa con esito per fortuna buono . . Quel genitore che si vedeva in quella casa era diverso per la prima volta; passando da persona energica a fragile e sofferente. Nel letto della casa di cura all’uomo, ancora ragazzo, pareva di dover raccogliere il testimone di capofamiglia . Per fortuna, per diversi anni a venire, non fu cosi’.
L’uomo si chiuse la porta alle spalle ed usci . Si guardo’ intorno nella piazza e trovò quello che cercava: la casa piu’ alta di tutte. Apri’ la porta e subito sentì sul volto uno spiffero
4. Eccola la casa ventosa: al quinto e ultimo piano di un palazzo recente. La nuova casa aveva una terrazza che girava tutto intorno dalla quale si vedeva il panorama della stessa città termale . Nel soggiorno grandi vetrate lasciano passare nelle giornate di vento filetti di aria tipo la grotte del vento sulle Apuane; stessa città termale, stesse amicizie del liceo classico. Nuova invece la passione per la moto arancione ducati scrambler 250 cc. e non molto tempo dopo la conoscenza con altra ragazza che avrebbe poi fatto parte della sua permanenza futura nella piazza. Esperienza vissuta in solitaria la notte memorabile osservata dal Messico: Italia Germania 4-3 nel giugno del 70 con claxon finali, caroselli e bandiere per l’Italia in festa. Da questa casa la partenza estiva per la Sardegna e la conoscenza conseguente della ragazza di cui sopra. La casa ha visto l’impegno finale per la tesi con la camera piccola resa quasi impraticabile dal tecnigrafo giallo a contrappeso . E’ durata non tanto qui la permanenza. Comunque l’uomo entrato qui studente è uscito laureato e da ultimo anche militare in licenza .
5. Per completare il mezzo giro della piazza gli restava l’ultima casa che a prima vista sembrava simile alle altre già visitate ma c’era qualcosa che non gli tornava Comunque si decise ed apri’ la porta; allora comprese. Il muro sulla piazza era solo una facciata. Entrato riconobbe la casa piazzata dietro un cancello in salita con vialetto: casa proporzionata, non enorme, ma completa di giardino e di cane lupo . Casa nuova fatta fare dal babbo ed abitata da loro 2 con la sorella fuori regione per gli studi . Qui l’uomo porto’ per la prima volta la sua ragazza a conoscere i genitori . da qui una mattina di giugno fece lavare la macchina ed ritorno’ a Firenze a sposarsi in una serata bella d’estate dove festeggiarono con le lucciole sulla citta’ e dove la sposa a fine serata sporco’ un poco il bel giardino con conati di vomito per il fresco o l’emozione .
In questa casa la piazza, cioè la vita, ha portato come al solito cose belle e meno belle … la venuta del primo nipote beniamino del nonno e la malattia dello stesso che presto, ancora abbastanza giovane, ha lasciato la famiglia ; in un cassetto della camera ha fatto trovare uno scritto . . poche parole . . aveva capito tutto del suo male e ha indicato su carta le cose alle quali, secondo lui, era necessario dare priorità per rendere la vita degna di essere vissuta . Ha anche lasciato all’uomo per sempre il rimorso di non essergli stato vicino come avrebbe dovuto . Sperando che la storia non continui …
Completato il mezzo giro della piazza e saltata quella piccola dove era entrato il vecchio, restavano le altre 3 case.
6. Entrato nella prima di questo lato capi’ dove si trovava: non era casa dell’uomo ma si direbbe oggi per lui un bed e brekfast gratuito dato dalla abitazione dei suoi suoceri; subito si senti’ a suo agio in queste stanze anche se piene di confusione, di persone anche giovani (figli ed amici) che gravitavano intorno come famiglia della sua ragazza e poi sposa.; la sua suocera ospito’ per quasi un anno durante le settimane di lavoro a Firenze l’uomo con l’attenzione e l’affetto che avrebbe avuto per un figlio; lì si respirava l’aria di gente operosa di un paese nella cintura di Firenze, pragmatico, terragno e pieno di iniziativa; il paese dei telai nelle case e della pecora a tavola a (per la verità quasi mai mangiata). Tutti lavoravano lì, chi studiava, chi insegnava, la suocera ostetrica, il suocero uomo geniale in pensione. La sera anche in quella casa belle tavolate a gustare la cucina romagnola e toscana . Venendo dalla città termale turistica ed elegante il passaggio con il paesone alle porte di Firenze era notevole; l’uomo comunque si adatto’ molto bene a questa mentalità, forse a lui piu’ consona .
L’uomo varco’ l’uscita del muro di cortina e si ritrovo’ nella piazza affollata di persone diverse come diverse erano state le ultime conoscenze di quella casa
In particolare uno zio adulto che ebbe il coraggio di venire con lui e la famiglia (2 auto) in un viaggio di 11000 Km in auto fino a Capo Nord e ritorno a Campi Bisenzio in 21 giorni .
Restavano da aprire altre 2 porte di altrettante case
7. La prima che riguardava una piccola costruzione lo fece entrare direttamente in uno stretto corridoio; era a Firenze e subito odore di chiuso e freddo; sì la casa del freddo . Entrati in due presto diventati in 3 con l’arrivo del primo figlio . Tutto bene a parte la temperatura di 3 inverni senza riscaldamento a causa di ripicche dei padroni di casa che per avere chiesto l’ adeguamento all’equo canone come dovuto chiusero il riscaldamento: il freddo, girando per le tre stanze, assali’ l’uomo e rivide le mattine con i ghiaccioli in cucina e con i fornelli accesi in aiuto alla stufa catalitica; il bimbo con bronchite e asma. Nonostante tutto bella la vita da freschi sposi che tessevano la tela della conoscenza reciproca; in 2 insieme ma ognuno da solo a fare anche altro.
Nuova uscita in piazza nella quale si aggiungevano altre persone. Ultima entrata in una casa
8. Quella aveva da fuori un aspetto famigliare. All’interno immagini e prospettive definite e nitide . . era ed è la casa attuale, casa a piano terra; le mura hanno visto una vita vissuta prima in 3 poi in 4 ed poi ora in 2, con i figli fuori casa di cui una lontana in Francia; da qualche anno per qualche giorno a settimana la casa si anima con 2- 3 nipoti, linfa giovane che fa ringiovanire. . pero’ lo specchio passando la mattina ed anche durante il giorno rimanda immagini improvvise di 2 anziani che si aggirano per casa.
L’uomo veleggia con passo certo nelle stanze e dalle finestre non vede piu’ la piazza ma la prospettiva del giardino; una sola cosa non gli torna: nel ripostiglio senza finestre vede una porta in piu’ sul fondo, alla quale, non sa perché, non riesce ad avvicinarsi mentre una sensazione di pericolo e di malessere lo blocca .
Decide quindi di uscire dalla entrata ed ecco riappare la piazza che gli infonde sicurezza ….
Una volta fuori un attimo e vede avvicinarsi il vecchio che lo aveva salutato all’inizio “ ha fatto buoni pensieri signore ?“ gli domanda il vecchio
“ strani “ risponde l’uomo “strani e farciti di ricordi del passato “
“credo che abbia avuto paura nella ultima casa per quella porta. Non abbia paura. anzi meglio: un po’ di paura è normale averla ma non terrore; quando sarà il momento cerchi di aprirla onestamente come spero abbia vissuto e la apra anche se non si sa cosa si trova fuori . . ”
E si allontano’ di buon passo come era arrivato .
L’uomo subito dopo si sveglio’ disorientato; si guardo’ intorno e non vide piu’ nulla ne’ le case, ne’ la piazza, solo campagna a perdita d’occhio. Allora ritrovata la carta, cerco’ la direzione per tornare verso casa e s’incammino’. Mentre tornava un pensiero: arrivato a casa, senza farsi notare, avrebbe cercato nel ripostiglio se c’era la seconda porta . Non si sa mai cosa ci riservano le case .
Con il tuo racconto mi sembra di essere entrata in un film di Fellini in cui le scene si susseguono in una nebbia: giovani, vecchi, bambini, odori di farmacia, caramelle, asparagi, il pallone, la tesi, lo specchio, la porta … E tu in cammino con un senso di incertezza ma anche di determinazione: la vita è un viaggio, e anche davanti all’ignoto prosegui con domande, con curiosità.
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” ha fatto buoni pensieri signore?
…….strani, farciti…
una attenta fotografia, di ieri ed oggi, senza farsi notare, quasi nascosto, filmi case e cose, camminando veloce, quasi correndo….
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Bellissimo testo Vittorio fra sogno e realtà e case pulsanti e vitali come le persone che le abitano.
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