
Siamo in inverno, il tempo è spesso variabile con molta pioggia, non è facile fare programmi di attività all’aperto.
Da diversi giorni guardo la mia bicicletta con la voglia di fare una bella sgambettata. Chissà se la batteria è ancora buona, col tempo si deteriorano e diminuiscono di potenza. Ho cercato di ricaricarla periodicamente, con l’intenzione di usarla ma per qualche motivo i programmi sono andati a vuoto. Senza queste diavolerie moderne da tempo avrei dovuto rinunciare alla bicicletta, le gambe per fare le salite impegnative non le ho più.
Invece, con la pedalata assistita, sono potuta scorrazzare per la città, arrivando fino a porta a Prato con livelli di carica accettabili. Certo, a volte mi è toccato fare gli ultimi metri con la pedalata normale perché avevo calcolato male il livello, non mi sono però disarmata, arrivando a casa con il fiatone.
Nella mia vita, ho sempre avuto una bicicletta e così anche i miei familiari, certo quelle dei miei fratelli maschi si riconoscevano subito e difficilmente veniva voglia di usarle.
Quella che la mia mamma ha usato sempre era ben attrezzata e efficiente.
Quanto si arrabbiava però trovandola sgonfia o con la ruota bucata, dopo che i ragazzi l’avevano in malo modo sbatacchiata per le varie evoluzioni con i coetanei. Lei, la usava ogni giorno, raggiungeva anche il mercato di SANT’AMROGIO per la spesa della numerosa famiglia portando tanti chili di frutta e rientrando da una strada molto in salita. Le sue scorte si esaurivano con una velocità incredibile visto l’appetito di noi cinque figli.
La mia prima bicicletta mi è stata regalata in seconda media, così potevo andare a scuola più velocemente visto che era molto lontana. Mi sentivo molto libera sul mio velocipede, andavo dalle amiche e a fare acquisti.
Quando mi sono sposata e sono andata ad abitare a BAGNO A RIPOLI Capoluogo, territorio tutto in pianura e collegato a Firenze con poco tempo di percorrenza, la bicicletta era il mio mezzo di spostamento privilegiato.
Andavo al lavoro, a fare la spesa, a fare i giretti in città.
La bicicletta blu è diventata a tre posti quando sono nati i miei figli, il piccolo davanti nel seggiolino con le gambe penzoloni, la grande dietro su un sedile anatomico dove si divertiva a dondolare le gambe facendomi perdere stabilità.
Non so proprio come sia successo ma, un bel giorno, la bici blù è sparita.
Quando sono andata a vivere in collina non ho più pensato a muovermi con quel mezzo.
Sono arrivate le bici elettriche e ho ripreso coraggio acquistandone una.
La mia, oggi è antiquata, molto pesante e poco potente, ce ne sono adesso alcune che sono un portento ma io mi devo accontentare perché il traffico della città è aumentato creando insicurezza per i ciclisti nonostante le piste apposite.
Aspetto che sia terminata la nuova pista che porta al paese vicino al mio consentendomi di fare un po’ di strada pedalando, per provare quella ebrezza di libertà propria della bicicletta.
Grazie a te, Tina, mi sono ricordata della grande passione che ho avuto per la bicicletta: dei giri in città all’ombra del cupolone, dei percorsi al mare lungo la pista ciclabile dell’Uccellina, delle girovagate durante le vacanze in camper, delle sudate quando andavo a prendere le nipoti all’asilo. La bicicletta è stata per me un grande amore.
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i tuoi racconti parlano di vita vera e tu sai dipingere quadri ricchi di così tanti particolari che mi sembra di starci dentro…
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