Dalla condivisione le riflessioni di Tina: le mani

Le mani, l’abbraccio – di Tina Conti

Attraverso le mani passa il mondo di una persona, scorre la sua vita.

Proprio stamani pensavo al ricordo di carezze, sostegno, abbracci che passano con loro.

Mentre mi passavo le mani  bagnate sul viso addormentato e ancora tiepido del calore delle lenzuola mi è tornato in mente  quel giorno in cui la mia cugina più  grande mi lavava il viso e ricordo  come mi abbandonavo a quel contatto, abituata  a gesti energici, veloci per le occupazioni  e la cultura che non si poteva soffermare su tante smancerie. Quelle mani delicate e quel gesto mi è rimasto nel cuore tutta la vita.

Il ricordo mi ha fatto spesso riflettere sulla necessità di trovare qualche pausa nell’essere pratica e decisa come ho imparato in famiglia e cercare intimità e contatto.

Così ho trovato bello e fonte di gioia, fare carezze,  usare più calma, far sentire disponibilità.

Ho riflettuto su quanto anche i piccoli amano il contatto, il tempo rilassato dedicato a loro, cosa che da nonna mi posso permettere

Mi aiutava molto con il mio primo nipote , molto attivo e super stimolato, trovare un tempo silenzioso, per aiutarlo a rilassarsi con un leggero massaggio sulla schiena.

Lui sentiva piacere e trovava tregua al movimento così non voleva mai che si finissi .

ANCOA,ANCOA ripeteva e poi rimaneva ad ascoltare o faceva un pisolino.

Il racconto che  ho letto, mi ha stimolato a questa riflessione, i si parla di mani che abbracciano, giocano, sostengono, chi narra osserva le mani degli uomini della famiglia, non sono tutte uguali, ma alcune si somigliano.

Le mani di Paolo del racconto mi fanno riflettere su quelle del mio Paolo, belle, curate, lisce. Non grandi ma forti, disponibili, calde.

Se le confronto con le mie, mi sento morire, una ha un dito  nero per una martellata recente, un dito ha la prima falange piegata per aver preso una pallina da tennis che calava dall’alto tanti anni fa e è rimasto piegato, le unghie sono  irregolari  e i graffi  sul dorso sono sempre presenti visto che mi occupo delle rose senza precauzioni.

Nonostante questo, sono come quelle di mio marito, pronte a  sostenere, abbracciare, aiutare, fare.

Certo, mi piacerebbe avere mani curate, bianche, con unghie lunghe arrotondate, non colorate ma, da poter esibire tranquillamente  con anelli.

Poiché non resisto  a metterle sempre nella terra  per cogliere fiori, strappare rametti secchi, piantare semi e talee, pasticciare con colori e lavorare con acqua gelata e insaponata ignorando l’uso di guanti, mi accontenterò di tenerle in tasca, nelle situazioni più imbarazzanti oppure   indosserò  guanti  belli e intonati al vestiario.

Sarò però contenta lo stesso perché non potrei essere diversa,  sono riconoscente di poterle usare  per fare tante cose che  mi piacciono e che riempiono la mia vita, sono l’operaio di casa come dice sempre mio marito.

La suggestione di Nadia nata dalla condivisione

La casa di Carmela – di Nadia Peruzzi

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Una casa è amore.
Una casa può diventare “ marchio dell’amore”, casa del cuore se stiamo bene insieme, pur se ci si riunisce una volta l’anno.
Anche una casa semplice inserita in una paesaggio superbo e fuori dal comune può diventare una reggia. Splendore si aggiunge a splendore se è il mare a farle da accompagnamento.
Il mare con le sue mille e mille cangianti note di colore, con i suoi suoni e i suoi toni irripetibili e non imitabili, perché non riferibili a niente altro.
Ogni suo movimento ha un effetto sull’animo umano.
Rasserena lo sciacquio ininterrotto sulla battigia, che si frange come una carezza sugli scogli, mentre la sabbia lo accompagna nel suo va e vieni.
Incute timore quando fra cielo e mare la linea si fa inesistente, il blu si traveste di grisaglie, il vento solleva nuvole di sabbia. Le onde si sollevano e muggiscono mentre schiaffeggiano la costa. Se capita che un cono nero si formi in lontananza e rapido si muova, puntando verso terra, è terrore e senso di minaccia quello che stringe il cuore in una morsa gelida.
Quante sensazioni, quante emozioni si possono alternare e mutare in pochi attimi.
La vita è scorrere più o meno lento di paure, dubbi e silenzi.
La via piana spesso diventa un’erta che sembra insormontabile, tanto da indurci a credere che sia impossibile andare avanti. Le gambe fanno fatica a muoversi, come avessero catene invisibili che le bloccano a terra.
Eppure offre, spesso inaspettatamente vie di uscita, di crescita continua, momenti di ripartenza che hanno il profumo leggero di una rinascita.
Nuovi sentieri, nuove strade possono aprirsi.
Nuove case del cuore possono diventare da sogno agognato, rifugio e placido approdo per il nostro essere.