Ottobre 1984 – di Nadia Peruzzi

Le prime ferie furono in ottobre. Era il 1984. Un autunno piovoso e ce lo beccammo con vento , fulmini, grandi acquazzoni.
Nei pochi giorni che passammo fra Orvieto, Viterbo, il Parco di Bomarzo con i suoi mostri, il lago di Bracciano con il possente castello degli Orsini, la protagonista principale fu l’acqua.
Erano i tempi in cui non erano i cellulari a darci le previsioni del tempo aggiornate ora per ora ,e si prendeva quel che veniva.
A Bracciano il Castello lo si vide dalla macchina come se stessimo sbirciando da dietro una tenda pesante. Era tanta l’acqua che cadeva che non si vedeva da qui a lì. Per non parlare delle sferzate di raffiche di grandine che sembrava di essere sotto attacco nemico a colpi di mitragliatrice.
Godimento poco o nulla, lago pressoché invisibile come il castello, fuga a tutta velocità dopo poco .
Per fortuna portavamo con noi il ricordo della mattina passata a Villa Lante a Bagnaia. Il suo giardino all’italiana risplendeva col poco sole che cercava di resistere all’avanzata di nuvole nere da paura .
Ci importava poco di quel tempo clemente solo a tratti. Eravamo insieme e felici. Sposati da appena un anno, tutto era bello anche con la grandine .L’acqua la prendevamo come una sorta di accompagnamento ritmato, ma in musica, per una vacanza comunque conquistata.
Le mie prime ferie dall’inizio del lavoro erano giorni da vivere con entusiasmo il meteo avverso non lo consideravamo più di tanto.
Poi lo sappiamo tutto scorre e tutto può cambiare .
Arrivati al lago di Bolsena, ci accolse uno spettacolo inatteso. Il sereno stava prendendo il sopravvento sulle nuvole e fu il meno.
Del tutto strabilianti furono gli archi perfetti e nitidissimi di due arcobaleni che ci fecero compagnia per il lungo tratto di strada che correva attorno al lago.
Erano gli ultimi due giorni. Furono spumeggianti per Walter e per me. Anche perché ci dedicammo a laute libagioni con uno dei vini locali l’Est Est Est, che era già stato traditore per mia madre in una calda giornata estiva romana . Lei era alle prese con delle cose da stirare, il vino era fresco e si trovò brilla prima di aver finito.
In quell’autunno di molti anni dopo, con quel vinello aggiungemmo più di un colore a quelli dei due arcobaleni che ci avevano dato il benvenuto.
Un ricordo dolcissimo che ti svela
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