La bicicletta – di Sandra Conticini

La bicicletta non era certo come quella raffigurata nella foto, molto antica, ma sicuramente sarà stata una Bianchi: comprava poche cose ma, come diceva, “di marca” e quella è stata la sua mentalità per sempre perché doveva durare, ma il benessere e il consumismo avevano già preso la mano ad ognuno di noi. Era naturalmente da uomo, color marrone chiaro con il cambio, la dinamo che faceva far luce alla lampadina e con il campanello. Sempre ben tenuta ed efficiente, aveva messo anche il seggiolino per me. Ero molto contenta quando mi portava in giro per la città o ai giardini a vedere i burattini.
Ricordo come era piacevole la sensazione del vento sul viso che anni dopo ho rivissuto quando anche io ci sono andata per tanti anni. Quanta fatica ha durato il babbo per insegnarmi ad andare in bicicletta. In estate quando ero al mare me la prendeva a noleggio e tenendomi per il seggiolino cercava di insegnarmi a tenere l’equilibrio. Non fu semplice, ma con molta pazienza ce la fece, cosi’ l’anno successivo alla fine della scuola per premio mi regalò una bicicletta rossa fiammante “Bianchi” e da allora iniziò un po’ di indipendenza e un certo senso di libertà. Nonostante le raccomandazioni di non andare lontano, ogni tanto, con altre amiche, andavamo sull’Arno o, il massimo, la meta era raggiungere la casa degli spiriti, una casa diroccata, che ci sembrava tanto lontana, ed era un segreto che nessuno di noi doveva svelare, altrimenti ci avrebbero chiuso la bicicletta per tutta l’estate.
