Irresistibile altalena – di Rossella Bonechi

L’altalena è irresistibile per me, finché potrò se ne trovo una ci monto, in barba alle convenzioni e il ricordo di quell’ altalena è saltato fuori al primo sguardo: un’asse di legno, due corde, quattro pali piantati per terra e un solco di terra polverosa tormentata da atterraggi al volo. La usavo tutte le estati, nell’aia dello zio, elemosinando spinte forti dai grandi o facendo turni impazienti con i cuginetti. Fin qui niente di speciale ma il mio ricordo è legato al momento in cui scoprii come fare a spingermi da sola per un insieme di gesti casuali o per l’ ingenua sapienza dei bambini che sono maestri nei giochi. Fu un attimo che allora, bambina di pochi anni, non tradussi in parole ma ricordo esattamente l’ ebrezza di volare sempre più in alto da sola, senza chiedere a nessuno; credo, ma forse esagero, che fu la prima volta in cui mi sentii potente rispetto a qualcosa: non era la mia altalena ma ero io che conducevo il MIO gioco e finalmente potevo andare verso il cielo senza impedimenti o raccomandazioni. Non smisi più per tutta l’estate, mi dondolavo anche in piedi al limite del “ribaltamento”, ma ricordo bene che non c’era paura: solo, anche se non sapevo esprimerlo, l’ assaporare una grande libertà.