Il Museo e il cinema – di Stefano Maurri

La prima volta che sono stato a Parigi era per il “ponte dei Santi” quando il 4 novembre era ancora riconosciuto come giorno festivo. Eravamo un gruppo di amici intorno ai vent’anni e i mezzi di trasporto erano ovviamente il treno e la metro. Girando ci ritrovammo al Museo Jeu de Paume, un piccolo museo meno noto ai turisti ma con all’interno una straordinaria sala ovale di grandi dimensioni con alle pareti affreschi di ninfee di Monet in tutte le stagioni e in tutte le ore del giorno. La sensazione fu quella di una completa immersione nella bellezza che mi travolse e mi fece trattenere più a lungo degli altri nella sala e che mi portò successivamente ad un abbassamento del livello di attenzione una volta tornato nella vita comune.
Fu così che mi ritrovai senza soldi e senza documenti perché qualcuno, nella metro, aveva approfittato della mia allucinazione mentale. Era il periodo in cui per attraversare la frontiera occorreva un documento di identità. Maurizio mi accompagnò per gli uffici a fare le denunce necessarie. Per sfortuna l’ambasciata italiana era chiusa per la festività. Gli amici dovevano comunque ripartire e rimasi da solo ad aspettare il giorno lavorativo seguente per il documento. Un po’ smarrito e sconcertato girellai a vuoto per la città e decisi di concludere la giornata rifugiandomi in un cinema. Per evitare difficoltà di comprensione linguistica scelsi di vedere il film Emmanuelle che in Italia era proibito e che sicuramente non aveva la sua forza nel dialogo.










