Rossellina immaginaria – da Accanto a un bicchiere di vino

Sono immaginaria – di Rossella Bonechi

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Il tavolo è tavolo    il vino è vino   il bicchiere è bicchiere   io invece sono immaginaria fino al midollo

Quindi posso essere di volta in volta quello che voglio o quello che posso, mai una cosa sola, mai un’unica cosa.

Quindi non so di che materia sono fatta, né servile come un tavolo da ballarci sopra né da riempire di sguardi altrui come un bicchiere né inebriante ma per poco come il vino.

Forse sono immaginaria perché non voglio essere definita, ho parti nascoste di me che mutano e variano a seconda del raggio di luce che le illumina.

Forse sono immaginaria perché così posso contenere tante me tenute insieme dai miei princípi e valori e mi piace pensare che quelli non siano affatto immaginari.

E quando sento di sfumare nel troppo indefinito inizio a ballare. Ballo e ballo perché la concretezza del mio corpo mi strappa giù dalle stelle.

Duello di luci – seconda suggestione di Luca da Accanto a un bicchiere di vino

Sguardo di stelle – di Luca Miraglia

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Lo sguardo butterato dalle stelle

se ne sta stralunato a rimirare

la notte ritornata ad ingaggiare

il suo duello con le luci urbane

e muovendosi lento passo a passo

scansando le luci dei lampioni cerca

nell’oscurità intensa sopra la testa

forse quello spazio che gli è negato

dal vivere ai margini o sulla soglia

dell’alienazione con una vaga

coscienza della propria condizione

e perciò è ostile ad ogni contatto

che lo distolga anche un momento

dall’intensa ricerca del suo cielo.

Il chiodo alla parete per Gabriella – da Accanto a un bicchiere di vino

Alla parete un chiodo solo – di Gabriella Crisafulli

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Alla parete un chiodo

Il quadro manca

C’è una che balla e balla

e balla ancora

come non l’ha fatto mai

come le va

Donna immaginaria

hai preso la mela

e sei fuggita:

non si fa così

perché il vino è vino

e poi sali sul tavolo

mentre la rosa si tinge di rosso

e canti tutto l’amore che c’è

Pensiero tardivo

mentre le ali spuntate

germogliano

una vecchia baldracca

La pianta di rosa di Stefania – da Accanto a un bicchiere di vino

Sotto una pianta di rose – di Stefania Bonanni

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Sotterrai l’ ombelico caduto

sotto una pianta di rose.

Nacque una rosa bianca.

Sotterrai l’ ombelico caduto

sotto una pianta di rose.

La rosa bianca crebbe altissima e dritta,

piena di bocciolo e di petali,

gonfia come una promessa, morbida come una piuma,

senza spine.

Sotterrai l’ ombelico caduto

sotto una pianta di rose.

La rosa bianca si vedeva da lontano,

più alta e più bianca.

Era nata dal roso  che conservava nella terra

l’ ombelico caduto.

L’ avevo sotterrato perché era nata una bimba, che avrebbe avuto, così,

una voce bellissima.

La rosa bianca fu colta per gioco, da un ubriaco che la porto alla moglie.

Resto sul tavolo ad appassire, e quando si ritrovò macchiata di vino, pianse.

Avrebbe saputo cantare, se fosse stata spruzzata di vino per un brindisi d amore.

Lo sguardo per Anna – da Accanto a un bicchiere di vino

C0N UNO SGUARDO MI HAI RESA PIU’ BELLA – di Anna Meli

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            E l’amore arrivò improvviso come una folata di vento profumato.

            Solo uno sguardo, il tuo, mi fece sentire bella, felice, luminosa e amata.

            Nel tuo sguardo la leggerezza di un gioco.

            Dentro me lo scintillio di una stella.

            Rimasi come sospesa sperando che quella sensazione non svanisse.

            Fu così ogni volta per lungo tempo, e sarà cosi.

            Quella stella non perderà la sua luce fino al momento che ci ritroveremo.

            La custodirò come la cosa più preziosa.

Vino aspro – seconda suggestione di Nadia da Accanto a un bicchiere di vino

Le trasparenze in un bicchiere di vino – di Nadia Peruzzi

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Come in un quadro di Dégas, se ne stavano lì attorno a quel tavolino coperto da una tovaglia a quadri che a considerare le macchie, doveva aver visto passare un intero mondo in quella giornata umida e fredda.
Seduti accanto, lo sguardo fisso sui bicchieri.
Il vino era di quelli a buon mercato, tendente al pessimo. Aspro e senza anima. Non aveva la forza di creare riverberi sollecitato dalla luce.
Le lampadine erano fioche in quella bettola e i bicchieri sporchi non avevano trasparenze.
Si ritrovavano li da mesi, ormai.
Non si erano guardati in faccia nemmeno una volta. Forse per la paura di vedere sé stessi, come in uno specchio di disperazione .
Erano due anime perse. Anche la speranza non abitava più nei loro cuori. Erano due nessuno, di quelli che passavano in mezzo alle persone senza che nessuno li notasse o rivolgesse loro la parola.
Invisibili, avevano scordato anche i loro nomi visto che non li sentivano pronunciare da tempo. Si aggrappavano al primo nome che sentivano, anche se sapevano che non era il loro.
Quella vicinanza silenziosa, in quel bar, aveva creato un qualche contatto fra loro.
Nel prendere il bicchiere l’uomo quella sera sfiorò per caso la mano della donna.
Qualcosa nello sguardo di lei si accese. Si volse verso di lui e lo salutò come se fosse appena arrivato.
Lui si riscosse. Stava per rispondere. Ma era orario di chiusura.  Il padrone si era avvicinato per ricordarglielo.
Uscirono nella notte. Vicini e silenziosi.
Si diressero in una stradina poco distante. In terra coperte sporche e cartoni, pronti a diventare giacigli per la notte.
Si misero accanto, quella sera. Si strinsero forte, e non si lasciarono più.
La mattina dopo, li trovarono abbracciati, ma freddi come il marmo.
Quel poco di calore che erano riusciti finalmente a donarsi, non era bastato a proteggerli.  

Trasparenze di Nadia – da Accanto a un bicchiere di vino

Le trasparenze in un bicchiere di vino – di Nadia Peruzzi

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La luce del camino rendeva ambrato il colore del vino nel bicchiere. La bottiglia era già vuota. Lo colpì il riflesso nel bicchiere. Ci scorse un volto. Amato e odiato al tempo stesso. Pensarla gli suscitava questo doppio sentimento e anche tanto dolore.
Se allungava la mano per prendere il bicchiere sapeva che il riflesso se ne sarebbe andato e con lui l’immagine che l’aveva , per un attimo, riportato a molto tempo prima.
Era un tavolo come quello .
Lei ad ogni sguardo si accendeva di una luce particolare .
Aveva le guance arrossate, ma gli occhi avevano un che di triste . Se ne andò prima del dolce. Aveva bevuto tanto. Non avrebbe trovato il coraggio di dirgli addio in altro modo. Era brilla e poco stabile sulle gambe mentre se ne andava.
Lui rimase seduto a guardare la traccia di rossetto rimasta sul bicchiere.
La sua bocca era lì. Per sentirsela vicina ,portò il bicchiere alle sue labbra, come in un ultimo bacio.
Sentì uno schianto fuori dal ristorante .Voci ed urla lo risvegliarono dal torpore e dalla delusione dell’abbandono, si incamminò verso l’uscita con gambe di piombo.
La vide per terra . Esanime. Il suo abito bianco era coperto di chiazze rosse che non lasciavano alcuna speranza.
Quanto tempo era passato da allora . Non era riuscito a dimenticare quella sera .
Nel riverbero del camino ,nel bicchiere gli sembrò di veder apparire una farfalla con le fattezze di lei.
Impalpabile, quasi eterea.
Aveva ballato una sola estate. Era stato bellissimo, in quella piazza francese dove il tango sembrava di casa .

Gli occhi di Carla – da Accanto a un bicchiere di vino

Guardami negli occhi – di Carla Faggi

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Gira gira il tornio e lei, argilla, diventa ciò che le mani di colui che ama, vuole.

Gira gira il tornio e lei è di volta in volta tutto quello che gli occhi di lui vogliono vederci, e così cambia forma, pensieri, umore.

Gira gira, si trasforma e balla, e si racconta: sono stella, sono vaso, sono fiore, sono foglia, sono a tua immaginazione. È bello sentirsi amati, è bello essere negli occhi di chi ti ama. Lui è felice ed io lo sono.

Ballo ballo,  e divento rosa bianca e canto una melodia in rosso.

Giro giro…fino a che il tornio si ferma, ed io resto lì come argilla informe, mi guardo attorno e vedo solo un chiodo senza quadro.

Come vorrei essere il quadro! Ma un quadro come voglio io, non come te artista che ama mi vorresti.

Voglio essere di porcellana, nascere da argilla bianca, diventare rosa rossa, vestirmi di dignità, profumare di orgoglio, ballare anche da sola.

Eccomi sono bella! Guardami con gli occhi che vedono ciò che io sono.

La Luna di Luca – da Accanto a un bicchiere di vino

La Luna e le Stelle – di Luca Miraglia

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Lo sguardo puntato all’orizzonte e la bocca spalancata, Luna si nutre di stelle e della fresca brezza della notte: prelibatezze per la sua anima eterea e crepuscolare.

Leggera danza la sua vita spargendo goccia a goccia la sua essenza che magicamente infonde al mondo intorno la facoltà del canto e tutto inizia a risuonare al suo passaggio.

Luna non conosce la direzione ma, imbevuta di quell’amore che non sa più dove andare, segue la mappa sfuggente delle costellazioni del suo cuore soffiate nella notte dallo spirito prezioso del nettare che ancora addolcisce le sue labbra…

La stella di Lucia – da Accanto a un bicchiere di vino

Ho inghiottito una stella – di Lucia Bettoni

foto e disegno di Lucia Bettoni

Felice ho inghiottito una stella
Felice ho assaggiato la luce

Uno squarcio azzurrognolo
in gocce liquefatte e trasparenti
mi ha trapassato la pelle

Il tuo sguardo mi rende bella
e di bellezza posso parlare
e di bellezza posso vedere

Con un salto da gazzella
ti incontro a mezz’aria

Con un battito d’ali mi innalzo
al di sopra della nebbia

Con un ruggito da leone
esploro la caverna
che ti racchiude

Un piccione viaggiatore in picchiata
sfiora la terra e raccoglie la stella
espulsa dal mio pollice destro

Stringe la stella nel becco
in una morsa d’acciaio e
attraversa tutto l’universo
per raggiungere il tuo nido

È un messaggio
Un messaggio per sempre


Rossella e l’immaginario – Da Accanto a un bicchiere di vino

Io sono immaginaria… – di Rossella Gallori

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sono immaginaria…

 come immaginari sono i miei pensieri, i miei desideri.

Voglio quella stella lassù, la vedi anche tu? La metto sul viso come un immenso neo luminoso.

Voglio le “ gambette” leggere di un piccolo daino, per salire e  scendere, arrampicarsi, bere vino dai ruscelli.

Sono immaginaria…

come immaginari sono i miei sogni: qualcosa di rosso, alcolico e forte, tanto di ieri, un bicchiere scarso di oggi. ..

Sono immaginaria…

E ballo, male ma ballo, ubriaca di inutile sobrietà.

 Voglio scarpe diverse per percorrere nuove strade, cercando marciapiedi larghi, comodi…io e le mie illusioni, camminiamo tenendosi per mano.

Sono immaginaria…

perché non esisto, non appartengo ai sogni di nessuno e tutti sono nei miei sogni…chi mi bacia, chi mi accarezza, qualcuno ha un fiore per me, petali color rimpianto, foglie sottili…..poi mi sveglio ed ancor meno reale, non ho coperte, non ho lenzuola, non ho stanza…

Forse non esisto…

Ma ballo, ballo, nella mia casa immaginaria, al numero zero di una strada che non c’è, danzano con me le mie tende inesistenti, trasparenti e coprenti.

Parlo senza parole, scrivo senza mani, volo senza ali…

Sono immaginaria…

Non mi  vedo nello specchio, non mi rifletto nell’acqua…

Lo sguardo di lui per Sandra – da Accanto a un bicchiere di vino

Il tuo sguardo mi ha reso più bella – di Sandra Conticini

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Il tuo sguardo mi faceva sentire bella. Ero contenta quando mi guardavi perchè mi  sentivo importante.

Non importava parlare tra noi, bastava  uno sguardo e già avevamo capito tutto.

Ero una Venere tra le tue braccia, con un’occhiata riuscivi a darmi sicurezza e tranquillità. Capivo quando era il momento di  o tacere e, se a volte mi sembrava di aver sbagliato, mi mortificavo ma poi in breve tutto si risolveva con un tuo sguardo benevolo.

Nonostante il tempo passato, non mi sono scordata le nostre espressioni complici, ed i primi momenti sono stati tristi e difficili da superare perchè non trovavo i tuoi  occhi che facevano da specchio, ma era rimasto solo un chiodo arrugginito dentro.