La bambolina di pane – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni
Attraverso alcuni campi del podere della mia famiglia scorreva un piccolo ruscello:
“il fosso”
Ad un certo punto del suo percorso il fosso formava una grossa pozza “la gora”.
Avevo circa cinque anni, forse di meno
Ero in compagnia di un bambino ma, nonostante la rarità del caso generalmente ero sempre sola, non ricordo chi potesse essere
Insieme a questo bambino mi avvicinai alla gora e con dei piccoli bastoncini cominciammo a giocare con la terra bagnata ai bordi della pozza
I miei genitori lavoravano nei campi vicini
Ad un certo punto io e il bambino decidemmo di giocare a far finta di pescare
Prendemmo un bastoncino più lungo
e ci mettemmo proprio sull’orlo della pozza
Pescare voleva dire cercare di tirare su più pezzi possibile del muschio verde che galleggiava sull’acqua
Il muschio vicino al bordo diminuiva ed io mi sporgevo sempre di più nel tentavo di “pescare” il muschio più lontano
Scivolai e caddi nella pozza
L’acqua non era profonda, riuscivo a tenere la testa fuori
Annaspavano con le braccia per cercare di non affogare
Non ero mai stata al mare, avevo un terrore folle dell’acqua
Era la prima volta che mi trovavo completamente immersa nell’acqua
Non avevamo la vasca da bagno
La mamma mi lavava sempre in dei catini dove l’acqua al massimo arrivava ai polpacci
Credo di aver fatto sempre il bagno in piedi da piccola
Cominciai a urlare chiamando il babbo, anche il bambino urlava
Il babbo arrivò poco dopo, mi salvò
Pensavo che mi avrebbe sgridata, invece ricordo solo molta dolcezza
La mamma mi tolse i vestiti bagnati, mi lavo’ con “l’acqua della paura”
Era dell’acqua nella quale faceva bollire dell’erba trovata nei campi e che secondo lei serviva a calmare una persona dopo uno spavento
Credo di essere stata lavata con questa acqua almeno tre o quattro volte da bambina
È strano, ma di questo episodio non sono la drammaticità o la paura dell’acqua che hanno il primo posto nel mio ricordo
Il primo posto è riservato alla dolcezza del “dopo”
Mia madre mi curò, mi mise un vestito pulito del quale mi ricordo perfettamente la forma e il colore
Era un vestito fatto con due tipi di stoffa, la gonna era a quadretti bianchi e arancione, il corpetto invece era arancione più chiaro dove in nero vi erano stampate delle bambine un po’ stilizzate girate a coppie in senso opposto legate tra di loro dalle trecce dei capelli
Anche io portavo le trecce
La cosa più dolce però rimane il fatto che quel giorno il forno fosse acceso per fare il pane ed io ricordo che tutta pulita,lavata,pettinata,coccolata, curata
scesi le scale
Il forno del pane era situato alla metà della scala
Sentii il calore del fuoco e l’odore del pane e vidi il sorriso sul volto dei miei familiari
Ebbi la netta sensazione di essere diventata dopo quel bagno nella gora una bambina nuova, una bambina saggia, una bambina felice
La mamma quel giorno fece per me una bambolina con un pezzo di pasta e la mise a cuocere in forno
Gli occhi erano due carboncini neri
La bambolina si poteva mangiare ma io non lo feci
