Capelli bianchi e mani dure – di Patrizia Fusi

Capelli lunghi e bianchi, mani indurite dalla vecchiaia e dai lavori faticosi compiuti.
Orecchino di foggia antica, rimasto dalla prima comunione, uguale a tutti quelli che venivano regalati in quella occasione dalle famiglie contadine abbastanza agiate.
Vedo una bambina che vive in campagna abituata a contribuire alla coltivazione dei poderi.
Nella sua famiglia e in quella degli zii avevano la fortuna che tutti i bambini andavano a scuola, il nonno (capoccia) aveva deciso che dovevano imparare a leggere e a fare di conto, perché quando sarebbero diventati adulti dovevano sapersi rapportare con il fattore, capendo quello che gli spettava.
Era diventata una bella ragazza, nella famiglia aveva compiti diversi dai suoi fratelli e dai suoi cugini maschi, le femmine dovevano accudire alla casa sotto la direzione della massaia ( la nonna o la più anziana del gruppo)
La mattina accendevano il fuoco nel grande camino realizzando dei bei tizzoni roventi su cui veniva posizionato il paiolo, legato alla catena e che la massaia adoperava per cucinare.
C’era da procurarsi l’acqua, rassettare le stanze, accudire agli animali da cortile, mungere le vacche, preparare il latte da consegnare alla cooperativa, aiutare a pulire la stalla, andare all’orto per fare quello che c’era da fare secondo le stagioni, raccogliere le verdure già mature e portarle alla massaia che le avrebbe adoperate per dei buoni piatti.
Un giorno della settimana veniva fatto il pane, in quella occasione si facevano delle formine a pupazzetto con dello zucchero sopra: era una coccola per i bambini di casa.
C’era da fare i lavori di cucito, i lavori a maglia, fare il bucato.
Quando ce n’era bisogno andare anche nel podere.
Una vita molto dura per il lavoro manuale, difficile per avere armonia fra le famiglie, cercando di tenere a freno le gelosie che si formavano.
Lo sguardo di Patrizia è sempre una carezza di comprensione su tutto ciò che incontra. Il legame con il passato conserva la durezza della storia ma anche la tenerezza dell’empatia e del sentimento profondo
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Tenere viva la memoria di ciò che è stato è molto importante e tu lo sai fare molto bene
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Ci sono parole un po’ dimenticate che basta pronunciare per aprire la porta al ricordo: podere, capoccia, massaia, tizzoni, paiolo, bucato… cinque parole un mondo!
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