Scintille multiple per Gabriella – Tante foto

Un fuoco d’artificio – di Gabriella Crisafulli

Pim pum pam Patapam

Questa non è una scintilla.

Questo è un fuoco d’artificio che va in qua e in là, sopra e sotto, di città in città, di emozione in emozione.

Ora mi fido di me.

Le foto flesciano, rimbalzano: hanno il suono di un cuore scordato che sogna e si rivela.

Il cavallo di Modena si chiama Italia. Non conosco nulla di lui se non la maschera che mi ha lasciato.

In origine era un ciuchino che scendeva dalla discesa ripida di via Roma ad Agira.

Tic toctoc, tic toctoc sull’acciottolato di sassi grigi, un’andatura ritmica in simbiosi con chi gli stava sopra: di qua e di là, di qua e di là, passo dopo passo.

L’ho guardato incantata: era lui, non c’è dubbio.

Così mi sono ritrovata in un labirinto scolpito nella pietra.

Ero persa.

È complesso vivere nello smarrimento, nel disorientamento che spinge alla follia.

Srotolo il filo in cui mi sono avvolta per liberarmi dal Minotauro.

So che c’è un’uscita: devo solo trovarla.

Il viaggio negli intrecci degli affetti disegna nuove rotte e riempie le stanze rimaste vuote di presenze buone.

Come dedicarsi a quello che fa stare bene, al largo dagli errori.

Senza guardare indietro.

E il percorso nei meandri del cervello risolve il rompicapo, definisce un ordine.

Pim pum pam Patapam

Questa non è una scintilla.

Questo è un fuoco d’artificio che va in qua e in là, sopra e sotto, di città in città, di ricordo in ricordo.

La classe di un paese del lecchese è in visita a Roma. Siamo a Piazza di Spagna, davanti alla scalinata di Trinità dei Monti. La Barcaccia zampilla acqua che si raccoglie nella vasca. Le bambine sono perplesse. “Come si lavano i panni in questa fontana?” chiede una di loro.

Venivamo da Nava, il paese di quei tempi, mi è rimasto nel cuore. Fuori dal mondo, fuori dal tempo. Per arrivare lì ogni mattina c’era da fare un lungo viaggio: ci si inerpicava su strade strette, senza alcuna protezione, che si affacciavano sul dirupo. Spesso la nebbia la faceva da padrona e la neve cadeva abbondante.

Una volta non potemmo tornare a casa.

Ci rifugiammo nell’unica locanda del paese dove nel grande stanzone privo di finestre si mangiava, si beveva, si giocava a carte riscaldati da un enorme camino. L’aria era fatta da un misto di tabacco e odori grassi di una cucina così diversa da quella della mia famiglia. I colori di Caravaggio rendono l’idea di quelle pareti annerite dal fumo, rischiarate da poche luci, con gli avventori vocianti seduti sulle panche.

La camera da letto con le lenzuola di bucato ci accolse per la notte.

Nava è stata il mio primo contatto con la natura. Mia madre aveva da fare con gli alunni, c’era da gestire mia sorella: non aveva tempo di stare dietro a me. Così io passeggiavo libera lungo i sentieri sterrati che partivano dalla scuola e si ramificavano nei campi.

Aria, terra e cielo tutti per me.

Terapeutici come l’amore.

“Sembri intelligente” aveva detto la maestra guardando la foto in posa fatta dal fotografo.

Finalmente vivevo l’intelligenza della natura.   

Pim pum pam Patapam

Questa non è una scintilla.

Questo è un fuoco d’artificio con gli scoppi del vociare della gente che rimbalza tra i vicoli, condito dal cigolio dell’arrotino, dalle grida degli ambulanti.

“Ah ah, calia, semenza, basilicò!”

“Ah ah, calia, semenza, basilicò!”

Ah ah, questa non è una scintilla, è un fuoco d’artificio.

Deflagra nell’esplosione di voci, richiami, rumori che provengono da botteghe, bassi, laboratori artigianali che si estendono al di fuori, per strada.

Dovevo scegliere se rimanere lì, da quei ragazzi che cerchiano le botti o tornare indietro.

Sono tornata indietro.

Molti anni dopo una donna ieratica guarda al di là dell’orizzonte oltre una vecchiaia che la vede scivolare su avvenimenti, fatti, situazioni senza inquietudine o forse no, a momenti, dipende.

È una dea, è un’ape regina: difende il suo alveare.

Con il passare dei giorni i lineamenti mutano, si alterano.

“Chi è quella?”

“Sono io?”

“Ma no, dai, non mi assomiglia proprio!”

Di foto in foto si fossilizza la realtà del cambiamento, delle trasformazioni.

Pim pum pam Patapam

Questa non è una scintilla.

Questo è un fuoco d’artificio che va in qua e in là, sopra e sotto, di città in città, di paura in paura.

L’aria sa di polvere da sparo.

Ecco laggiù la nera signora.

È inutile far finta di non vedere.

Mi tengo a debita distanza, la osservo, la studio.

Come sarà il passo a due?

Potrei saltare in groppa al cavallo bianco e gridargli: “Salvami, salvami: corri a perdifiato, presto più presto, non ti fermare.”

Ma non fugge, anche lui vuole sapere.

Sarà al mio fianco come io sono stata accanto a lui la notte che se n’è andato. Una lacrima gli è scesa mentre gli dicevo addio.

Non si può più trattenere questa voglia incontrollata.

Mi sento una molla pronta a scattare.

Un istinto non va frenato altrimenti muore.

Ma ci vuole prudenza e un passo di velluto.

Io con una patente da incendiaria mi dedico ad un’edizione straordinaria: quiete rivoluzionaria.

Serve molta calma per non bruciare come carta.

Ecco, intanto però, ridere, ridere, ridere ancora per spaventare la nera signora.

“Nel frattempo dammi qualcosa da bere, dammi qualcosa da mangiare: mi devo rinforzare prima che il coraggio scivoli lentamente verso un nuovo oblio.”

La pioggia profuma questa vita infernale.

C’è solo da stare attenti a quanta ne cade.

Squilla il telefono.

Rispondo.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

4 pensieri riguardo “Scintille multiple per Gabriella – Tante foto”

  1. Un vero scoppio di luci, un riepilogo intenso di molte vite, periodi diversi, come capitoli staccati di un libro scardinato nella costola che si apre al ricordo, alla rielaborazione, alla riflessione…Appare, se non il perdono verso te stessa, Gabriella, almeno una certa benevolenza di cui sono un po’ felice. Bella definizione la tua: “Io con una patente da incendiaria mi dedico ad un’edizione straordinaria: quiete rivoluzionaria.”

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  2. ” Questa non è una scintilla, ma un fuoco d’artificio”
    …e che sia San Giovanni per sempre, notte dopo notte, perchè no anche giorno dopo giorno…un cavallo bianco ti indicherà la strada e le scintille la illumineranno…..
    Scusa ” squilla il telefono, rispondo”

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