Il vetturino – di Stefania Bonanni

Da tanti anni faceva il turno di notte. Da tante notti non dormiva nel suo letto. Da tanto tempo aveva per compagni il buio, la nebbia, le nuvolette del fiato caldo, e, soprattutto, quel vecchio ronzino che ansimava al suo stesso ritmo. Si conoscevano bene, non c’era bisogno lo incitasse, e meno che mai lo strattonasse. Tutti e due conoscevano il lavoro e le strade, tutti e due sapevano che la notte dei ricchi prevedeva il rientro a casa con la carrozzella. Dei ricchi, certo. Solo i ricchi frequentavano locali la notte. Solo loro avrebbero dormito tutto il giorno dopo, senza dover lavorare. Solo i ricchi avevano scarpe che si sarebbero sciupate nelle pozzanghere, e donne con abiti che lasciavano le spalle nude, che non era il caso camminassero nella nebbia.
L’ uomo a cassetta aveva a casa una donna piena di rughe e con le trecce bianche. Gli era invecchiata di notte, lui non se ne era accorto, per tanto tempo.
Quando rientrava, al mattino, lei gli lasciava il suo posto nel letto, ed ogni volta lui ringraziava la sorte, per quel tepore di lei nel quale scacciava il freddo, la stanchezza, la nebbia. Si vedevano poco. Lui dormiva quando lei era sveglia, e lavorava quando lei dormiva. Era una specie di labirinto, nel quale si camminava e faticava, senza mai incontrarsi davvero. Se la ripensava giovane e bella, si rammaricava per aver dormito poco con lei accanto.
Il pensiero di lei lo accompagnava da così tanto tempo, che riempiva le sue notti, mentre lavorava, ed i suoi giorni, mentre sognava.
Sarebbe stato un pover uomo nella nebbia, uno che neanche guardavano in faccia, se non avesse avuto lei. Chissà se qualcuno lo avrebbe notato, se non lei. Lei che ogni mattina spolverava e puliva i suoi stivali fangosi, la sua divisa, il suo impermeabile.
E la sera, quando lui si vestiva di nuovo da vetturino, era fiero di sé e della sua immagine immacolata. Perché se lei ci teneva così, all’ immagine del suo uomo, di certo era per amore.
E questo pensiero bastava, a vedere nella nebbia, a rischiarare la notte, a sopportare il freddo.
Quante cose hai visto in questa foto in bianco e nero, piena di nebbia: un legame duraturo, solido, complice e amorevole, un ritorno a casa nel retroscena, un letto caldo di vita comunque condivisa, in termini di rispetto e cura. “Perché se lei ci teneva così, all’ immagine del suo uomo, di certo era per amore.
E questo pensiero bastava, a vedere nella nebbia, a rischiarare la notte, a sopportare il freddo.”
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Una donna che aspetta innamorata, un uomo che fa della notte il suo lavoro, un cavallo,quasi fratello…
Ti ho letto ed ho respirato nebbia, sopportato il freddo…poi il cigolio di una carrozza mi ha distratta, sembra sempre tutto vero…..
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L’uomo e il cavallo che respirano con lo stesso ritmo
Il tepore di una donna dove disperdere la stanchezza
Un gesto d’amore che basta per vedere nella nebbia
Immagini bellissime!
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Quel tepore lasciato nel letto per far dimenticare il freddo, la stanchezza e la nebbia trabocca d’amore…bello Stefania
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Un bellissimo quadro nella Milano di un tempo. Il vettorino dopo tanti anni si accorge che la sua donna è invecchiata di notte perchè il giorno dormiva. E’ dispiaciuto ma l’idea che lei è sempre innamorata lo aiuta a continuare il suo lavoro. Riesci sempre a scrivere cose particolari e belle. Grazie Stefania
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Ho letto una bella storia d’amore e di costume
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