Muro onesto – di Stefania Bonanni

Un muro e’ cosa onesta, esplicita. Non c’è bisogno di interpretare, che qualcuno ne spieghi ilsenso. Il muro traccia il confine, divide, protegge dal mondo. Quando da ragazzi si scavalcavano muri dei poderi era quasi sempre per le ciliege, e di la’ spesso trovavamo cani feroci, e contadini arrabbiati.
Il muro chiude l’orizzonte, che diventa piccolo, a breve termine. Però si stava volentieri dietro al muro, per l’ombra, nei pomeriggi bianchi dell’ estate, e spesso c’era il pozzo, l’ acqua fresca. Si giocava a nascondino, dietro il muro, si riusciva a scavalcare, se serviva, ma era parte del panorama, aveva la lettera maiuscola, Muro, come Prato, Fiori, Fiume. C’era, e basta. Nessuna oppressione nei muri a secco costruiti dai contadini, e neanche in quelli con i cocci di bottiglia in cima. C’erano, C’erano sempre stati, forse. A me i muri sembrano bellissimi. Mi piacciono bianchi, fatti di pietre sovrammesse ed incastrate, come fossero puzzle. In alcuni c’è inciso l’anno di costruzione. Su uno vicino a casa mia c’è scritto 1916. Anche un muro può essere un diario. Ha visto tante cose, quel muro. A visto ragazzi giocare, innamoratini nascondersi, avra’ visto soldati, contadini, animali nei campi.
Questi muri tra i campi non fanno paura. Quelli pericolosi sono invisibili, e ci congelano in ghiacciai che non si scioglieranno neanche con la clisi climatica. Ci fanno sentire soli ed invisibili, senza abbracci, senza voglie, senza slanci, a volte anche senza tristezza. Eppure basterebbe un soffio caldo, come si fa sui vetri, per rendere il muro vero, visibile, da buttare giù.
Lei capì che era rimasta imprigionata. I muri che la circondavano erano pensieri neri, paure e solitudine, forse. E muri di mattoni, pareti di mattoni rossi con le fughe bianche. Ma non si arrivava da nessuna parte, seguendo quelle fughe. Come le principesse nei castelli, chiuse e sole, anche le pareti possono diventare mura, invalicabili e segrete. Piu alte, piu’ impenetrabili, piu’ buie delle cantine, piu’ prigioni delle carceri. E spesso chi rimane prigioniero e’ incapace di urlare, come se perdesse la voce. Si acquatta e sorride, e piano sbiadisce. Quando fu tardi ed inutile, capire, arrivando al castello, stupì quel muro di mattoni, quella parete . Era una parete altissima e misteriosa, come fosse stata costruita per nascondere,lei. C’era un moscone che spiccava nero su quel rosso del muro, come fosse lei che comunque non se ne andava, nonostante le ali. Da quel giorno i mosconi mi turbano, allo stesso tempo mi emozionano, come visite da lontanissimi paesi, e mi fanno male, come chi torna in un luogo dove c’è stato un fattaccio.
“MURO” COME Prato, Fiori, Fiume…
Così bello da da non trovar parole, il tuo Muro….è maiuscolo dall’ inizio alla fine, si legge senza respirare, per non far volare nemmeno una virgola……stupendo.
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Grazie
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Ogni parola al posto giusto per esprimere un pensiero e un’emozione…brava
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Mi è piaciuta la definizione di muro “onesto”..ha la sua funzione e lo si può fregiare con una lettera maiuscola davanti. Muri con date che segnano la storia,muri da scavalcare e muri invisibili che ci imprigionano .Bellissime immagini che scorrono come un fiume di parole dal corso ora impetuoso ora calmo e tranquillo.
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