Muri – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni
Ho passato in rassegna tanti muri e il mio è questo:
una tavolozza in mano e un muro bianco senza fine che attraversa il mio e gli altri mondi.
Quanti muri colorati ho nei miei occhi!
Si, ho visto il muro di Berlino quasi mezzo secolo fa, colorato e lunghissimo.
Vi ho appoggiato sopra le mie mani aperte e ho spinto forte.
Dopo qualche anno è caduto perché nessun colore poteva velare quel dolore.
Adesso è il muro di una casa a Bruxelles che affiora di prepotenza nella mia mente:
camminavo in un viale, una delle strade principali e alzando gli occhi in alto
una donna grande e nuda, dipinta sul muro quasi all’altezza del tetto,
inequivocabilmente stava procurandosi del piacere con le sue mani.
Incredibile! In una città grigia come Bruxelles questa rappresentazione del piacere mi ha fatto sorridere.
Ah, ecco… Adesso vedo i muri di Tabriz dove le donne non sono nude ma molto, troppo coperte, dove le donne non hanno un corpo, non lo possono avere, e dove è proibito tenersi per mano.
Ed è proprio a Tabriz che in un muro di mattoni, infilate tra i loro interstizi, girandole e girandole roteavano al vento in una festa di colori. E su altri muri qualcuno aveva dipinto quello che non c’era: montagne verdi, fiori, cascate, uccelli. I muri come ricordo e speranza di bellezza.
Ecco, un muro bianco mi aspetta per dipingere il futuro.









