Muri per il futuro di Lucia

Muri – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni

Ho passato in rassegna tanti muri e il mio è questo:

una tavolozza in mano e un muro bianco senza fine che attraversa il mio e gli altri mondi.

Quanti muri colorati ho nei miei occhi!

Si, ho visto il muro di Berlino quasi mezzo secolo fa, colorato e lunghissimo.

Vi ho appoggiato sopra le mie mani aperte e ho spinto forte.

Dopo qualche anno è caduto perché nessun colore poteva velare quel dolore.

Adesso è il muro di una casa a Bruxelles che affiora di prepotenza nella mia mente:

camminavo in un viale, una delle strade principali e alzando gli occhi in alto

una donna grande e nuda, dipinta sul muro quasi all’altezza del tetto,

inequivocabilmente stava procurandosi del piacere con le sue mani.

Incredibile! In una città grigia come Bruxelles questa rappresentazione del piacere mi ha fatto sorridere.

Ah, ecco… Adesso vedo i muri di Tabriz dove le donne non sono nude ma molto, troppo coperte, dove le donne non hanno un corpo, non lo possono avere, e dove è proibito tenersi per mano.

Ed è proprio a Tabriz che in un muro di mattoni, infilate tra i loro interstizi, girandole e girandole roteavano al vento in una festa di colori. E su altri muri qualcuno aveva dipinto quello che non c’era: montagne verdi, fiori, cascate, uccelli. I muri come ricordo e speranza di bellezza.

Ecco, un muro bianco mi aspetta per dipingere il futuro.

I muretti d’Irlanda di Luca

Muretti di pizzo- di Luca Miraglia

Photo by Francesco Ungaro on Pexels.com

Il verde nebbioso eppure abbagliante delle colline d’Irlanda è mascherato da infiniti pizzi di muretti a secco: bassi, bianchissimi, disposti per linee irregolari che seguono il piegarsi del suolo e il poggiarsi dei venti oceanici.

Quei muretti non tracciano confini, non segnano un al di qua o un al di là: semplicemente ricamano le linee del vento sui poggi verdissimi, a difesa di quel poco che vi si può coltivare. Sono memoria di una umanità offesa che ha saputo, voluto pervicacemente resistere.

Non serve scavalcarli o seguirli per percepire la loro forza: basta leggere a distanza il bianco ricamo di pietra tracciato da mani esperte e disperate insieme, per sentirne il respiro vitale che ti accoglie.

I muri contro la pace di Patrizia

Muro – di Patrizia Fusi

Photo by Nadine Ginzel on Pexels.com

Vorrei essere una persona che non crea muri, vorrei rimanere umana, non lascarmi travolgere dalla faziosità.

In questo momento cosi difficile a livello mondiale con le notizie che ci arrivano dal medio oriente, mi sento mentalmente una barchetta di carta in un oceano in tempesta.

Seguendo la vita del popolo ebraico tramite i libri letti, mi sono sempre stupita di come si sia potuto attuare la persecuzione di questo popolo nella quasi totale indifferenza della popolazione civile in tutta  Europa.

 Ricordo dalle righe di un libro, dove un bambino ebreo che sente i passi di chi lo veniva a prendere il terrore che lui provava, ho sentito su di me tutta la paura di quel bambino.

Cosa dobbiamo fare per non essere complici dei crimini che vengono commessi nell’ interesse di altri.

Attualmente sento un gran peso per quello che succede nel mondo, tante guerre, tanto dolore, tante nazioni tenute nella povertà per potere permettere a una parte del mondo di vivere più comodamente.

Sono arrivata ad una amara conclusione:  noi esseri umani siamo feroci, ipocriti, egoisti, nella storia ci sono state sempre guerre e sopraffazioni  uno popolo sull’ altro popolo per ideologia o per profitto

Il Muro – L’ostacolo di Rossellina

Il muro – di Rossella Bonechi

foto di Rossella Bonechi

Se penso al Muro penso all’ostacolo non alla protezione, penso al mio spazio e al tuo non al nostro spazio, penso ad un ingombro che para la visuale non a qualcosa che tiene fuori altri occhi.

Se penso al Muro penso alla fatica, alla pesantezza, alla granitica resistenza: muri di città -fortezze arrivati intatti fino a noi sicuramente grazie al sudore e forse anche alla vita di molti uomini.

Ma poi mi viene in mente la ripresa dall’alto di una bella Campagna coltivata dove serpeggia una linea quanto mai irregolare ma che delimita, rincorrendosi, coltivazioni alberi rovi prati.

È un muro a secco, costruito con sapienza e pazienza da chi ha scelto pietra per pietra: quelle in basso a creare spazi per alloggiare quelle in alto che fungeranno da appoggio. La bellezza di questo lavoro appanna il significato negativo di “Muro”, gli dona una sua nobiltà e capisco che i muri sono inconsapevoli del loro compito, siamo sempre noi che li costruiamo secondo le intenzioni.