Una storia, un gioco o uno scherzo di Luca?

Che Vagone, ragazzi! – di Luca Di Volo

Un Giovedì come tanti altri.  Alle 16, 30 il solito appuntamento con le Muse che Lucio si ostinava a chiamare così, mentre tutti/tutte gli altri le chiamavano matite.  Ma tanto era lo stesso.  .  l’etimologia di “matite “ era “allievi” e andava proprio bene.  

Insomma, tra questi pensieri Lucio prese posto nel vagone , un vecchio carro merci dismesso e regalato, che però faceva ancora la sua figura, pitturato, pulito e agghindato come si conviene.  

Presero posto anche le altre Muse col solito chiacchiericcio dei momenti belli.  Tutto mentre la Matita capo, alias Cecilia, seduta sulla scranno più in fondo, scartabellava alcuni fogli , sicuramente alla ricerca della “scintilla” del giorno, mentre l’uditorio chiacchierava, sì, ma un pensierino a cosa avrebbe dovuto fare di lì a poco passava per la testa a tutti, anche se non lo avrebbero mai ammesso.  L’atmosfera era così simile a quella che precedeva un’interrogazione di filosofia , ai beati tempi del Liceo, che Lucio non potè fare a meno di provocarsi una risata, ma siccome non si poteva, ne uscì fuori una via di mezzo tra un brontolio e un belato, che,  la sua compagna di banco, inesorabile come sempre, non mancò di stigmatizzare con un “sstt!!” che non ammetteva repliche.  

Insomma, il momento era giunto.  Cecilia, si alzò e , come sempre prese la cosa alla larga, ma prima del fatidico svelarsi, il vagone subì una scossa, identica a quando , nei treni veri, attaccano la motrice.  Tutto oscillò un poco, e la solita spiritosa (ce n’è sempre una, ma questa volta era la solita) fece: ”O che parte?!”.  Tutti risero , ma ne avrebbero fatto a meno se avessero potuto leggere nel futuro…

Cecilia riprese la parola, ma non si capì granchè.  .  non era colpa sua.  .  il fatto è che quel vagone si muoveva davvero.  .  o almeno questa era la netta impressione di tutti.  

“Si vede che vuol fare due passi.  .  ”La solita spiritosona…

Altro che due passi…stava ma accelerando.  .  A Lucio venne un pensiero balzano.  .  quel povero vagone, su quel binario morto, gli aveva sempre dato l’impressione di un gigante legato a quei tristi monconi di due binari  che lo tenevano prigioniero lì invece di accompagnarlo libero attraverso spazi liberi e immensi.  Questa è la sua vendetta fu quello che pensò Lucio, forse più matto del vagone.  .  

Sì, ma c’era poco da scherzare, in quei pochi minuti avevano già superato le colline vicine e il vagone, con l’impeto di un destriero di razza volava.  .  volava.  .  oddìo.  .  per dove volava.  .  ?!

Il comportamento del gruppo fu esemplare.  .  nessuno si precipitò ai finestrini chiedendo di farlo scendere, nessuno si raccomandò alla mamma.  .  si vede che,  l’educazione matitesca ad accettare la realtà, anche se irrazionale, li aveva ben vaccinati ad affrontare anche l’irrealtà, quando si presentava.  

Ci fu solo un momento, quando il cielo cominciò a divenire scuro e comparvero le prime stelle, che un brivido generale percorse tutti, e la vittima designata fu Lucio che , accidenti a lui, aveva fatto sfoggio di avere qualche cognizione scientifica.  

Fu Cecilia che si fece interprete: ”Lucio, sono le cinque e il cielo è buio.  .  in questa stagione.  .   che vuol dire?!”

A Lucio si allegarono i denti.  .  purtroppo la risposta la sapeva…e venne fuori come un tappo di champagne: ”Vuol dire che stiamo superando l’atmosfera e stiamo entrando nello spazio…Guardate le stelle.  .  non tremolano più e hanno i loro veri colori….  ”

L’incredibile bellezza dello spettacolo per un attimo travolse tutti e bloccò ogni altro sentimento, paura, incredulità, tutto fu annientato dalla magnificenza del firmamento “vero”.  

Però anche le matite sono esseri umani e quel viaggo verso l’ignoto, in un andare senza capo né coda era troppo anche per loro.  

Il povero Lucio fu subissato di domande…come se lui ne sapesse di più.  .  l’unica cosa che gli riuscì di dire fu che, se era giusto il cielo che aveva visto alla partenza loro stavano filando diritti diritti verso la Luna.  

“Ma sulla Luna non c’è aria.  .  allora siamo tutti morti…”Per quel che ne sapevano era la verità, e non potevano farci niente.  

“Sola andata Antella-Luna.  .  coincidenze per Marte , Venere , Giove consultare i tabelloni. ” Era una sciocchezza, ma per un momento sollevò la tensione.  

Ma non era uno scherzo, la Luna arrivò ad occupare tutto il cielo, finchè, il vagone, obbediente come lo era stato quando era in servizio, planò sul suo binario e scivolò disciplinatamente fino a…fino al casello d’arrivo…perché quello era il casello d’arrivo di una stazione.  .  su questo non c’erano dubbi.  .  

Quando gli sportelli del vagone si aprirono, le bocche delle matite erano cucite, non si sarebbe sentita volare una mosca.  .  se su quel mondo ci fossero state le mosche.  

Sul predellino montò un omino.  .  se non fossero state terrorizzate le matite avrebbero riso di gusto.  .  in effetti l’omino era buffo forte: alto un metro e cinquanta, seminudo a parte una specie di gonnellino scozzese di tessuto che cambiava colore ogni microsecondo, aveva tre , dico tre peli in testa, e altrettanti  ai gomiti e alle ginocchia.  Ma non andava sottovalutato: gli occhi erano grandi e intelligenti.  .  e le sue prime parole furono: ”Sì, sono un Lunariano, perché? E voi Terrestri, lo so…”altra pausa.  .  ”Ah, perché saresre belli voi?!”Un fischio, forse era il suo modo di ridere.  .  ”Piuttosto , invece voi non dovreste essere qui.  .  ah, venite dall’Antella.  .  Firenze.  .  bei posti.  .  ci sono stato una volta…Come dice signora.  .  Rovezzano? Si tutto bene…vuol guardare?” La signora guardò (tanto sappiamo chi è) ”Contenta?! Ma ora devo capire perché siete qui, sentirò il mio collega…Vwsckjxzzzy (inutile tradurre), qui c’è della gente venuta dall’Antella…ma come ha fatto?!Ah, vieni tu…ora viene il capo.  .  vediamo se ci dice qualcosa lui.  .  ”

Il personaggio successivo sembrava uscito direttamente dalla Malebolge di Dante: tutto rosso, con due cornetti in fronte e due zanne lunghe come artigli…Si soffermò a guardare quell’accozzaglia di gente e la prima cosa che disse fu “Che c’è, mai visto un Marziano?!”….  E rivolto al collega.  .  ”Uno scherzo del Direttore…lo sai quanto ogni tanto gli piace far vedere a quei presuntuosi dei terrestri come stanno davvero le cose…”.  .  ”Ma se chiacchierano.  .  ?!”.  .  ”e lasciali chiacchierare, pensi che qualcuno gli crederà.  .  ?!”Altro fischio, questa volta doppio.  

Poi, rivolto di nuovo alle matite che non sapevano più nulla, disse ”Sì, vi piaccia o no, le cose stanno così: sulla Luna ci si sta e ci si sta bene, su Marte uguale, potreste viverci anche voi, ma vi piace credere che siano mondi morti.  .  e noi ve lo facciamo credere.  .  e siamo bravi.  .  bravi davvero.  .  come quando abbiamo raggirato quell’Armstrong.  .  e come ci ha creduto…e come ci siamo divertiti!”Altri fischi, semmai più forti.  ”Ma il nostro direttore Aswrttvxxzj, una Venusiana, ora ve la presentiamo, il nostro direttore, dicevo , a volte è una burlona, dice lo fa per vedere de qualcuna di voi zucche vuote alla fine capirà qualcosa.  .  e questa volta dall’Antella (boh, chissà perché.  .  ) deve aver captato qualche spunto promettente.  .  dice lei.  .  Ma eccola in persona.  .  ”

E difatti il portello si aprì sul sullodato Direttore…e che Direttore.  .  prendete Marilyn Monroe, Belèn, Monica Vitti, Cleopatra.  .  e non avrete che una pallida idea del Direttore.  .  già una Venusiana…Lucio era già in estasi, ma fu freddato subito”E non vi fate venire strane idee in testa.  .  la sua temperatura corporea è di duecento gradi centigradi.  .  verreste inceneriti all’istante.  .  naturalmente, se  qualcuno le piacesse potrebbe abbassarla a volontà, ma con voi…intendo la parte maschile.  .  ”

E così l’orgoglio maschilista di Lucio era andato a nascondersi e non si sarebbe più ripreso.  

Il Direttore prese la parola.  .  , ma .  .  anche il suo suono era il più dolce che si potesse immaginare: ”Mi dispiace avervi disturbato e , sicuramente, avervi fatto provare un bello spavento, ma ogni tanto  lo facciamo, a fin di bene.  .  Ma voglio lasciare un ricordo alla vostra creatrice di scintille.  .  Cecilia, si chiama così? Le voglio regalare una rosa, un ricordo.  .  stia tranquilla, non si rovinerà nel viaggio di ritorno, che , vi avverto, sarà molto, molto  più rapido che all’andata”….  

Un sorriso (Lucio lo ricorderà per tutta la vita) e lo scenario cambiò istantaneamente.  

Qualcuno bussava ai finestrini del vagone “State bene?! Si è guastata la stufa.  .  meno male l’abbiamo riparata in tempo, siete stati svenuti per dieci minuti.  .  ”

“Sì, infatti abbiamo sognato.  .  ” la risposta di Cecilia fu pronta, gli altri annuirono.  .  scesero dal vagone trasognati.  .  ma , maliziosamente Cecilia allargò l’apertura della borsetta , per un attimo la rosa Venusiana fu vista da tutte le matite.  .  e per loro l’universo non fu mai più lo stesso.  

In attesa del Finale i vostri commenti (corali)

Daniele Violi: Il percorso che ho fatto con le “Matite Mie”, mi ha fatto insistere ancor di più sul desidero che ho per le mie rappresentazioni e i miei sogni o scenari che spesso tento di tradurre scrivendo, quanto mi passa al momento per la testa, con ilarità, ironia, autoironia e sarcasmo e appunto il desiderio di raccontare la Bellezza della Vita Umana, nelle sue forme, condividendo la Vita di altre/i nostre/i compagne/i di viaggio come il mondo naturale e i suoi abitanti.

Rossella Gallori: Apro l’ armadio, lo chiudo, cerco di richiuderlo, le ante pesanti restano testardamente aperte, io nascosta: un ramo in testa, il tronchetto non si mangia, forse posso succhiarlo, soffoca,  ma respiro, lo scemo tralcio dall’apparenza inutile, diventa minuto dopo minuto indispensabile. È  buio qui dentro o forse sono io che non vedo, non scorgo la luce che filtra insistentemente. Un cappotto mi cade addosso, una “grucciasbilenca” lo ha abbandonato, una sciarpa coloratissima mi stringe la mano, quasi a volerla bloccare, scrivo e non posso, poi posso e l’ armadio non ha più ante!!! Ciondola una preziosa nappina di seta pura color “salicemio” dal filo consunto di  un oro misto ad argento “ glassato” direi,  incornicia una chiave che non chiude.

Carmela De Pilla: Rosso passione, la stessa passione che unisce queste anime. Ognuno cerca, scopre, elabora le mille parole che ronzano nella stanza e raccontano gli amori, le sofferenze, le gioie, i desideri i voli che ci portano nei templi più remoti dove regna l’armonia e stiamo bene. Insieme si può.

Sandra Conticini: Ho riscoperto gli abbracci. Serata, quella, che ricorderò perché allegra e spensierata. Da quel giorno mi accorgo che ho più voglia di abbracciare le persone e perché no anche gli alberi che mi danno sicurezza e tranquillità.

Giovedì scorso poi ero appena arrivata, ero un po’ in ritardo e non avevo capito cosa era tutta quella confusione con tralci di piante portate da Daniele: ho trovato davanti a me un seme di camelia. La pianterò, ma non credo che cresca. Comunque ci proverò, non si sa mai! Grazie  Daniele della tua bontà e per farmi partecipe di queste realtà per me sconosciute.

Carla Faggi: Ci siamo e ci sto proprio bene. Ci siamo stati e stavo bene. Rido, ridi, ridiamo. Cecilia scrive con noi e questo è bello, ci permette di conoscerla di più e non solo ad intuirla. C’è chi è andato via, c’è chi è tornato. Siamo però sempre noi. Apparteniamo a noi.

Rossella Bonechi: Grazie alla mia curiosità ho aperto una nuova porta, ma grazie a voi tutte e tutti per averla tenuta spalancata.

Stefania Bonanni: Lunghi, sottili fusti flessuosi, che terminano con piccole tenere foglie verdi. Come segnali di speranza e continuità nel tempo e nello spazio. Arbusti flessibili che legano con movimenti di mani buone ed abili, che legano stretti, sono tenaci. Eppure basterebbe girare al contrario il senso della stretta, e tutto si scioglierebbe, senza strappi, senza tagli. Resterebbe il pensiero di un gesto di mani come intorno ai fianchi, e nessun laccio piu’ a obbligarti lì, insieme e stretto. Altri legami hanno prodotto foglie ed appendici, in ore dolci ed intense, buone per chiacchiere e coccole, per farsi compagnia. Altri argomenti hanno girato intorno ai fianchi, misurando ed allargando il mondo.

Tina Conti: Colore arancio energizzante, caliente, che ho scoperto si abbina bene  a molti colori che mi piacciono. mi ha indicato una strada nuova per concludere questo anno di lavoro con il gruppo delle matite spuntate.

Vorrei suggerire in questo finale di percorso, di  scrivere in modo clandestino e di cui Cecilia sia all’oscuro, parti da aggiungere al libro per i dieci anni del nostro percorso al quale da tempo  lei cerca le varie ispirazioni: tema libero, segreto  e originale, brillante, erotico -politico, tenebroso e sospettoso, intrigante, romantico e patetico………….confido nella nostra arte e immaginazione in modo che non possano essere i nostri scritti respinti, o cestinati

Lavorate con serietà e abnegazione

Lucia Bettoni: