Sette per un mistero – di Luca Di Volo

Gli alberi del bosco, gocciolanti per la pioggia, osservavano. Nel loro obiettivo c’era un gruppetto eterogeneo di persone, sette, per la precisione. . li avevano anche contati. .
Chissà che ci facevano in quel posto dimenticato…a questo gli alberi non sapevano rispondere.
Però non erano i soli a farsi domande, qualcuno del gruppo se le stava facendo anche lui. . eccome…
Una era Anna, compagna di Liceo di tutti e otto. . già, otto perché c’era l’anfitrione che per il momento non si era fatto vedere: Sergio. . un bel tipo, a quanto lei ricordava. .
Accompagnata dal ciac-ciac dei passi sul terreno umido riviveva le prime carezze dei quindici anni. . ironia. . e proprio con Sergio…Gli struggenti sogni della sua adolescenza erano finiti tutti nei fornelli della chef pentastellata che era diventata, alla fine.
Si staccò per un momento dai ricordi agro dolci, prima di esserne sommersa, provandosi ad osservare , nel modo più spassionato possibile, anche gli altri, reduci come lei da quella confusa, scombinata, ma anche gioiosa avventura che era stato il loro percorso liceale.
Nel silenzio gocciolante la truppa avanzava compatta, finalmente riunita dopo tre tappe intermedie, volute dal loro organizzatore.
E con piglio sognante procedeva Sandro, il medico. Solo il suo cinismo professionale lo esimeva dal credersi davvero in mezzo alla giungla del Borneo inseguito dai Giapponesi. . Anche il vento tra gli alberi ai suoi orecchi sembrava ululare . banzai. . banzai…e il cuore gli batteva forte.
Ognuno aveva il suo personale eco risvegliato da quel cammino per loro insolito…ma ce n’era uno più o meno condiviso da tutti: Sergio (l’anfitrione, che non si faceva ancora vedere. . ) lo conoscevano come famoso burlone, e quella sceneggiata minacciava di assomigliare un po’ troppo ai celebri “Dieci piccoli Indiani”. . Va beh. . sarebbero stati a vedere. .
Erano arrivati alla porta del palazzo, vecchiotto ma non decrepito. . aprirono ed entrarono.
Di Sergio manco l’ombra, questo se lo aspettavano…ma mancava anche la luce. . e questo se l’aspettavano un po’ meno.
In compenso nella dispensa c’era ogni ben d’Iddio…. di legna per la stufa ce n’era tanta. . insomma, si poteva sopravvivere, e anche bene.
Dopo il primo attimo per riprendere fiato, parlò Luciano, titolare della Bencasa S. p. A, la società immobiliare di cui era proprietario. ”Ragazzi, io questa casa non la venderei neppure al mio peggior nemico, anche se l’accettasse. . ma l’avete visto che razza di buco è questo posto? Mette tristezza solo a guardarlo”.
Ma si vedeva che parlava per farsi coraggio, quel sentiero umido di foglie morte lo aveva spaventato davvero. .
Una voce indistinta. . ”E se Sergio ci avesse preso per il ehm. . per il c…lo?” Questa era Daniela, proprietaria di un solare agriturismo in quel di Siena, a cui evidentemente il paragone con questo sentiero degno del Mastino dei Baskerville non era andato giù. . ”Ve lo ricordate , no, quando mise al buio tutta l’aula e ci fece mormorare tutti : ”Vecchia , devi morire. . vecchia devi morire. . ”. . A quella povera insegnante di Greco venne un mezzo colpo…e poi ce la fecero pagare, eccome!”.
Seguì un silenzio imbarazzato, a nessuno piaceva ricordare. .
Si riprese per prima Rita, l’ex bellona della classe, attuale direttrice di una scuola di ballo. . un po’ oca , per la verità, ma fu l’unica a vedere il bicchiere mezzo pieno.
“Vai, almeno ci sono le candele, la legna per il fuoco. . e tante , tante belle cose da mangiare…. ”e in così dire fece una piroetta sulla punta delle sue scarpine da ballo. . tutte infangate, ma a molti fece battere il cuore. E il primo a reagire fu Gabriele, attualmente rigido militare, ma anche ex fidanzatino in carriera permanente effettiva…non potè trattenersi dal rimbeccarla: ”Rita, per te mangiare dovrebbe essere l’ultimo pensiero, potresti rimetterci la tua scuola di ballo, le tue allieve non vengono per vedere un ippopotamo, ma una libellula…!”
“Ma io sono una libellula. . o non ti sembra?. . ”
Gabriele tacque…era sprofondato nelle medaglie ma il cuore era sempre pesante. Fu solo capace di dire ”Allora lascia stare quei funghi e vedi se con Anna potete preparare qualcosa che ci tiri un po’ su il morale”.
Il gruppo si sciolse e , quasi con ordine, ognuno si dette da fare per contribuire .
Però il fantasma di Sergio aleggiava intorno, e nessuno lo vedeva.
Solo Stefano rimaneva in disparte, silenzioso. Era sempre stato così: al Liceo non aveva avuto avventure amorose, neppure qualche fidanzatina, anzi, non andava volentieri nemmeno alle feste, tanto frequenti in quell’epoca beata. E questo era bastato a quelle buone lane dei compagni di bollarlo con l’epiteto (benevolo) di “equivoco” che ai nostri tempi sarebbe equivalso, più o meno a “gay”. Invece lui gay non lo era per niente e anzi , come direttore di un rinomato albergo aveva poi avuto un discreto successo con le donne, riscattando in cuor suo quell’”equivoco” che gli aveva creato tanto disagio.
Insomma. . passava il tempo, la legna e le candele confortavano di luce e calore. . il buon cibo cucinato dalle mani sapienti di Anna, aveva sortito l’effetto sperato…e come accade spesso nei paradossi della vita, l’atmosfera rilassata, il dolce calore, gli amici vicini sistemati come meglio pareva ad ognuno di loro, fecero uscire , dopo le solite stantie frasi di circostanza, la verità, come un getto liberatorio. I sogni perduti, le cose non dette, gli atti mancati. . le sconfitte vere ma taciute, il bagaglio sempre inespresso emerse come un malinconico lampo , ma insieme dolcemente liberatorio. La sera scendeva velocemente. . ma di Sergio . . nulla.
Fu Sandro, emergendo da quell’atmosfera che si era fatta dolcemente languida e sottilmente malinconica, il primo a rientrare nella realtà…E saltò su dicendo:”Ehi, sveglia. . vedete per caso Sergio? Forse ci ha preso davvero per il c. . lo. . o forse no. Sarebbe troppo anche per lui. E io come medico sono abituato a fare diagnosi e prognosi e qui non c’è una diagnosi che abbia senso. . che scopo c’è a farci venir qui e …basta. . ? No , non torna, forse Sergio è qui e si sta godendo lo spettacolo, ma…. Sergio un guardone sadico? No, eravamo amici intimi, lo sapete, burlone sì, ma sadico no…E a me allora è venuto in mente quell’incidente di stamattina, sull’autostrada. . brutto davvero. Non ho perso tempo a leggere i particolari. . ma. . non potrebbe essere che ci fosse coinvolto anche Sergio?! Pensateci bene. . forse è morto e noi stiamo offrendogli senza volere il suo banchetto funebre. . ”
L’ipotesi sembrava un po’ campata in aria. . ma inspiegabilmente . . piacque. Fu accettata subito, si dissolse la mestizia. . Il pensiero di essere al centro di un curioso fatto di cronaca sembrò ravvivarli. . che cosa straordinaria. . ne parleranno i giornali. . la TV. . Non vollero nemmeno usare i cellulari, anzi li spensero per non uscire dal sogno che chissà perché, tutti volevano disperatamente “vero”.
“Oddio , domani dovrò andare ai funerali e io ho ospiti all’agriturismo da ricevere”. . ”Madonna, io ho un intervento importante. . ”Io ho una riunione col consiglio di amministrazione. ”. .
Sergio fu presto dimenticato, e si prepararono per la notte lì. Forse perché pensavano che l’amico defunto l’avrebbe gradito. . oppure, chissà. . la notte avrebbe permesso qualche trasgressione ritenuta perduta nella nebbia della giovinezza. Non lo sapremo mai. .
Invece la mattina, al risveglio, alla riaccensione dei cellulari, un SMS di Sergio li precipitò tutti nella avvilente banalità; un guasto alla macchina, una coda chilometrica sull’autostrada: questi i colpevoli del suo ritardo.
Come il velo di Psiche la magia che li aveva avvolti cadde e non si rialzò mai più.
Bentornato Luca! con tutta la maestria, la giocosità, la piacevolezza pienamente ritrovate! L’ironia ben dosata ci fa leggere con piacere una storia che diventa verosimile nella sua stranezza, con tocchi ben affilati sulle “banalità” del vivere quotidiano e un sorriso di comprensione sulle piccole debolezze umane.
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Giocoso ,ironico e pieno di fascinazione.
Bravo Luca.
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Ringrazio,troppo buoni!
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Cade inerme un velo ! il “velo” che ha avvolto una storia apparentemente semplice dove ogni personalità ha avuto spazio… dolce ed evocativa: la nebbia della giovinezza…..
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